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Numero 9 del 2009

Dialoghi impossibili


Foto: Dialoghi impossibili
PAGINA 8

Testi pagina 8

Nonostante il tentativo di banalizza-re le vicende boccaccesche di Berlu-
sconi riducendole a "vita privata", sui
giornali stranieri, ma anche su alcuni
italiani, abbiamo ascoltato le voci, stu-
pite indignate, spaventate, di chi si chie-
de che popolo siamo noi italiani, quale
genetica deformazione, quale patologia
ereditaria ci induce ad acclamare, oggi
come nel '22, un " piccolo Cesare". Un
uomo inaffidabile sul piano politico
perché, in primo luogo, inaffidabile sul
piano morale. Eppure Gioberti nel 1843
si dichiarava sostenitore de " Il primato
morale e civile degli ita-
liani", primato raggiun-
to grazie alla fortunata
circostanza di ospitare
nella penisola il papato,
per cui "più vicini, più
pronti, più immediati,
più continui sono gli in-
flussi della sua parola".
E oggi - la storia si ripe-
te? - Benedetto XVI ,
preoccupato da un la-
to dalla secolarizzazio-
ne e dall'altro dall'atti-
vismo dell'Islam, affida all'Italia, culla
del cristianesimo, il compito di nazione
guida per salvare le radici cristiane
d'Europa. E tuttavia sorge il dubbio che
l'immagine dell'Italia berlusconiana non
goda di un prestigio sufficiente a con-
quistare un ruolo di primo piano nel
continente. Forse in Vaticano devono
farsi alcune domande per capire se pos-
sa definirsi cattolico un popolo il cui sti-
le di vita denuncia un tessuto etico slab-
brato e lacerato, dove trovano largo
consenso proposte politiche che rispon-
dono all'avidità e a sentimenti xenofobi.
Se Ratzinger fosse sceso nella pancia del
paese avrebbe visto come la fibra mora-
le degli italiani veniva corrotta non dal
relativismo ma dalla passione consumi-
stica di chi trova un senso al suo esiste-
re nell' "avere"; che vuol dire, a livello
politico, corruzione e clientelismo (già
ampiamente diffuso nella Democrazia
cosiddetta Cristiana) per garantire al
familiare/protetto posizioni di potere e
prebende, infischiandosene dell'interesse
pubblico. È l'arte della furbizia che, nel-
la generale indifferenza
delle regole, ha creato il
clima giusto perché l'il-
legalità venga infine ac-
cettata come costume
sociale (evasione fisca-
le, legami fra malavita e
politica, ecc…) e per il
capo le leggi "ad perso-
nam" perché nella nostra democrazia,
corrosa dall'infantile fiducia nell'uomo
forte, la massa "crede a tutto ciò che le
si dice. Purché glielo si dica con insi-
stenza, purché si lusinghino le sue pas-
sioni, i suoi odi, le sue parole. È dunque
inutile cercare di restare al di qua dei li-
miti del verosimile; al contrario, più si
mente grossolanamente, massicciamen-
te e crudamente, meglio si sarà creduti e
seguiti. Egualmente inutile è cercare di
evitare la contraddizione: la massa non
la noterà nemmeno". (A. Koyre', " Rifles-
sioni sulla menzogna politica"). E Berlu-
sconi, trasformando la politica in "un
sottoprodotto della società dello spetta-
colo… ha risposto ad un desiderio di es-
sere ingannati, ad una cupidigia di ser-
vilismo che viene dalla storia profonda
del nostro paese" (F. Tonello). Se è vero,
questo aspetto antropologico può aiu-
tarci a comprendere le ragioni del pre-
cario radicamento nel nostro paese del-
la democrazia. La quale in primo luogo
esige trasparenza perché non sopravvi-
ve se i cittadini non sono informati del-
la realtà dei fatti, anzi si può affermare
che la menzogna costituisce il "vulnus"
(ferita) più grave che può colpire la de-
mocrazia (riflettiamo sui casi di Nixon
e Clinton negli USA). Ma la Roma pa-
pale ancora ieri si mostrava indifferente
verso personaggi che mentivano pla-
tealmente e calpestavano nei fatti i va-
lori professati in pubblico, in un clima
di sfacciata ipocrisia e di perbenismo
cialtrone su cui anche il mondo eccle-
siastico ha sempre lasciato correre, co-
me fosse un peccato veniale. L'incapaci-
tà del nostro paese di raggiungere un li-
vello civile idoneo a costruire un solido
sistema democratico ha cause comples-
se, diverse ed intrecciate, ma non vi è
dubbio che la Chiesa Cattolica ne con-
divide la responsabilità. Sul nostro ri-
tardo culturale hanno pesato da un la-
to le parole del clero che, diffuso capil-
larmente sul territorio, era stato educa-
to a vedere come nemici di Cristo le dot-
trine e i movimenti (illuminismo, libera-
lismo, socialismo...) che aprivano al
rinnovamento sociale, alla democrazia
e ai diritti; dall'altro la pompa abituale
e la pretesa di infallibilità della chiesa
regnante, risoluta ed attiva nel procu-
rarsi influenza e potere (il Vaticano è "la
più grande forza reazionaria esistente in
Italia, forza tanto più temibile in quan-
to insidiosa e inafferrabile", Gramsci).
Concludendo: poiché oggi il cattolicesi-
mo italiano conosce una stagione di
grave oscurantismo (non l'adesione al
messaggio evangelico approfondito ed
interiorizzato ma il conformismo della
tradizione, dei riti ripetitivi e tranquil-
lizzanti), è improbabile che l'Italia "cul-
la del cattolicesimo" trovi ascolto nelle
società aperte d'Europa. La società ita-
liana infatti può apparire una società
cattolica, ma è piuttosto una società
clericale: il Concilio Vaticano II aveva
tentato il rinnovamento attraverso la
lettura insieme, chierici e laici, del Van-
gelo, ma oggi l'alto magistero ha rinun-
ciato alla via più lunga e faticosa della
formazione delle coscienze, adottando
quella dei divieti per legge (no al testa-
mento biologico, no alla modifica della
legge 40 e così via). È quella strategia
che fece dire a Machiavelli: "Abbiamo
adunque con la Chiesa e con i preti noi
italiani questo primo obbligo di essere
diventati senza religione e cattivi."
settembre 2009 noidonne8
Vecchi poteri, etica in disuso
Illegalità e italianità
Stefania Friggeri
menzogne politiche, predisposizione al servilismo,
arte della furbizia come costume sociale,
forza reazionaria e ipocrisia della Chiesa…


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