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Numero 9 del 2009

Dialoghi impossibili


Foto: Dialoghi impossibili
PAGINA 13

Testi pagina 13

Betty Leone, dirigente nazionale di Si-nistra e Libertà, pacifista e altro-
mondista, è stata Segretaria Generale
Nazionale dello SPI CGIL fino al 2008.
Per la sua particolare attenzione alle
politiche di genere ha rappresentato il
sindacato italiano nei forum internazio-
nali sulle tematiche femminili a Rio de
Janeiro e a Melbourne. Il suo appassio-
nato impegno nelle trattative ha contri-
buito a scrivere leggi importanti che mi-
gliorano la qualità della vita delle
donne come la legge n. 53 sui con-
gedi parentali e per la concilia-
zione dei tempi di vita e di lavoro. Da
tre mesi, come i suoi concittadini, fron-
teggia quotidianamente le tragiche con-
seguenze del sisma nel capoluogo
abruzzese. Non è ottimista per la rico-
struzione.
Quali pensieri hanno attraversato la
sua mente il 6 aprile?
Nonostante la paura avuta, poiché
la struttura della mia casa aveva resi-
stito, non immaginavo il disastro fino a
quando ho aperto il portone e ho visto
le macerie e lo sgomento delle persone
che si radunavano sulla piazza. Ho pen-
sato subito a mia madre che abitava da
sola all'altro capo della città e ho attra-
versato tutto il centro a piedi per rag-
giungerla; lo spettacolo lungo la strada
era agghiacciante ma fino all'ultimo
non ho voluto credere che ci fossero vit-
time. Mia madre fortunatamente era vi-
va, tratta in salvo dai vicini di casa che
avevano scardinato la porta bloccata
per liberarla.
È seguita una lunga allucinante gior-
nata in cui arrivavano le notizie di mor-
ti, si cercavano i parenti, gli amici e si
vagava senza meta tra le rovine. Solo a
sera mi sono convinta a lasciare la cit-
tà per andare sulla costa con la mia fa-
miglia.
Lei, come sessantamila aquilani, vi-
ve ancora la condizione di sfollata.
Sono ospite a S. Stefano di Sessanio,
a 30 km dall'Aquila, spero di poter con-
tribuire alla ri-
costruzione del-
la città. Il Go-
verno fa molte
promesse ma le
risorse sono po-
che e in questi
mesi la gestione
autoritaria del-
la Protezione ci-
vile ha reso i
cittadini passi-
vi di fronte alle
scelte riguar-
danti il loro fu-
turo.
Eppure gli aquilani hanno manifesta-
to in città e a Roma per la parteci-
pazione attiva dei residenti alla ri-
costruzione.
Mi riferisco ai 20 mila abitanti che
vivono nelle tendopoli, molte recintate;
loro da mesi sopportano un regime di vi-
ta di tipo militare con i controlli all'in-
gresso e all'uscita e il divieto di riunirsi
senza autorizzazione quando si è in più
di 5 o 6 persone. Inoltre nelle tendopoli
non è stato possibile fare campagna
elettorale per le europee. Queste, e altre
restrizioni, all'inizio giustificate dall'e-
mergenza, sono diventate un sistema di
controllo che aggrava i già pesanti dis-
agi dovuti al caldo, alla pioggia, alla
mancanza di intimità che impedisce
ogni ricostituzione di una comunità, an-
che precaria, capace di assumere re-
sponsabilità rispetto alla ricostruzione.
foto: ufficio stampa Provincia L'Aquila
noidonne settembre 2009 13
Comunità precaria
Conversazione con Betty Leone
Guendalina Di Sabatino
il rischio è che la cittadinanza
resti passiva di fronte alle scelte
riguardanti il proprio futuro
La ferita è aperta
"con lo stesso zelo che abbiamo visto per gli 8 grandi, a testa bassa
si pensi ora ai 100.000 nessuno a cui è stata azzerata la vita"
Il giorno dopo il G8, L'Aquila non era più obiettivo sensibile, "sorvegliata speciale e
neppure ombelico del potere del mondo. Oggi la città prova a tornare alla sua nor-
malità attuale, quella di un post disastro, che vorremmo durasse poco. Qualcosa è
già cambiato però, nella consapevolezza degli spettatori. La grandiosità del G8 ha
mostrato, anche a noi amministratori, come l'esigenza impellente e la causa di forza
maggiore possano dissolvere la ragionevolezza del tempo fino a far materializzare
nuove strade in un mese e rotatorie per il traffico che si annodava da anni. Abbiamo
visto un aeroclub trasformarsi in aeroporto, un'austera caserma diventare uno sfa-
villante villaggio mediatico, con corridoi spartani diventati sontuosi salotti e musei
estemporanei. Abbiamo visto anche donare disinvoltamente diamanti per ospitali-
tà. Bene. Avevamo da subito detto sì a questa grande opportunità e non siamo pen-
titi. Siamo stati al gioco senza cadere in moralistiche ingenuità e ci conveniva così.
Lo abbiamo fatto perché la frastornante attenzione del mondo, dalla memoria corta,
riaccendesse almeno per tre giorni le telecamere sulle macerie. Attraverso gli occhi
dei capi di stato e le lacrime delle first ladies una consapevolezza ha attraversato il
pianeta: il dolore è ancora qui, la ferita è aperta, non valgono altri messaggi mistifi-
catori. […] Con lo stesso zelo che abbiamo visto per gli 8 grandi, a testa bassa si
pensi ora ai 100.000 nessuno a cui è stata azzerata la vita. […] Non chiediamo dia-
manti, ma case. Non il superfluo, ma l'essenziale.[…] E per l'impegno che ci aspet-
ta giro a tutti gli aquilani l'esortazione fraterna fattami da un sorridente Obama:
"Coraggio!"
Stefania Pezzopane, Presidente Provincia L'Aquila


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