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Numero 9 del 2009

Dialoghi impossibili


Foto: Dialoghi impossibili
PAGINA 6

Testi pagina 6

settembre 2009 noidonne6
Nonostante L'Aquila del G8, i proble-mi del mondo e dell'Italia sono qui,
dietro l'angolo della nostra casa, anzi ci
stanno entrando. Pesano le contraddi-
zioni fra le rassicurazioni governative
ormai insostenibili senza interventi fat-
tivi e le nostre intuizioni di donne che
da un pezzo facciamo la tara, inquiete,
tra le raccomandazioni a spendere e
l'incremento della cassa integrazione e
dei licenziamenti.
Rifacciamo qualche conto. Da una
vita sappiamo che il 20% degli abitanti
del globo posseggono il 75% delle ric-
chezze; che la povertà ha distinzioni fra
chi vive con meno di 2 dollari al giorno
(40%), con meno di 1 dollaro e 25
(21%), chi non ha accesso all'acqua
(39%), chi non ha accesso a un sistema
sanitario decente (51%). Il numero
maggiore di indigenti vive in Africa, do-
ve un miliardo di persone, oltre alla po-
vertà endemica, è vittima di guerre, cor-
ruzione, desertificazione, aids. L'Africa
è "il" punto di riferimento perché lì il fe-
nomeno è generalizzato da decenni e
sta diventando intollerabile: per quanto
non sia universale la presenza di televi-
sioni e nuove tecnologie, la gente vi ha
accesso e l'analfabetismo, per quanto
sempre piaga esiziale, soprattutto per le
donne, sta cedendo. Ciò significa che ci
sarà sempre più gente non disposta a
sopportare. Mentre si lavorava ad An-
cona, Save the children ci informava
che morivano di povertà 75.000 bambi-
ni. Eppure la crisi ci acceca e vogliamo
tenere stretti i beni che ci stanno sfug-
gendo da soli: non
salva la coscienza
sapere che eroghe-
remo miliardi, pe-
raltro già delibe-
rati. Senza rifor-
mare le "nostre"
economie.
Questo non per
dire che dobbiamo
sacrificare un po'
del nostro super-
fluo per l'Africa,
ma per l'urgenza
di ridurre, con ri-
forme graduali e
selettive, la forbi-
ce che si allarga fra chi ha moltissimo e
chi ha poco o pochissimo non solo nei
paesi poveri, ma anche da noi. Amart-
ya Sen suggerisce di liberalizzare l'agri-
coltura sostenuta anche in Europa con
interventi protezionistici, per mettere i
paesi del Sud in grado di esercitare la
concorrenza. Invece le multinazionali
alimentari incutono paura nei contadi-
ni, che non si accorgono che l'imposi-
zione delle sementi standardizzate e de-
gli ogm costa di più della rinuncia al
protezionismo.
Il Papa stesso è intervenuto con
un'enciclica (Caritas in veritate) di
orientamento sociale assai forte; ma
l'affermazione dei principi non basta e
lo si è già visto con la Populorum pro-
gressio di Paolo VI. Anche Tremonti ave-
va proposto un Global legal standard
che faceva a pugni con i provvedimenti
mancati già all'inizio della crisi. Il Fi-
nancial stability forum (del Fondo mo-
netario internazionale) raccomandava
misure che in Italia solo il governatore
Draghi suggeriva, inascoltato da un go-
verno che ha continuato a rassicurare
sulla fine imminente della crisi e ad in-
vitare ai consumi.
Ora la cassa integrazione impiegata
è in scadenza, i licenziamenti si fanno
minacciosi, i precari vanno a vivere a
carico dei genitori, i pensionati stringo-
no la cinghia e anche chi non lo faceva
prima fa la spesa ai discount. Infatti è a
settembre la prova di verità della crisi,
anche se Berlusconi, fra i vari tagli, ha
chiuso i rubinetti all'Istat e rischiamo di
perdere conoscenza dei dati statistici.
Le donne hanno le antenne più sensi-
bili e sanno che
potranno riadat-
tare la cameretta
del ragazzo che
ha perso il lavoro
precario, ma non
potranno reggere
la disoccupazione
propria e tanto
meno del marito.
Il mutuo-casa non
pagato, la regola-
rizzazione della
badante del non-
no, le tariffe dei
nidi e l'asilo priva-
to perché non c'è
quello pubblico vicino sono preoccupa-
zioni ansiogene destinate a ledere la psi-
che femminile, ma possono comportare
la rinuncia volontaria di un lavoro mal-
pagato che non copre più le spese di far-
delli a carico delle donne. Meno in diffi-
coltà chi, in assenza di part-time, ha
Lo scenario della ripresa
Crisi e lavoro
Giancarla Codrignani


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