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Numero 9 del 2009

Dialoghi impossibili


Foto: Dialoghi impossibili
PAGINA 40

Testi pagina 40

settembre 2009 noidonne40
Sono passati 60 anni dalla pubblica-zione de Il secondo sesso (1949) di Si-
mone de Beauvoir, un libro che appar-
tiene alle donne (e non solo) come ana-
lisi, come provocazione, come cruciale
testimonianza storica. Testo scandalo-
so, destinato a suscitare fin dal suo ap-
parire le reazioni più indignate da de-
stra come da sinistra, criticato da Fran-
çois Mauriac come da Albert Camus,
messo all'indice dei libri proibiti, può
considerarsi una delle opere principali
della saggistica del 900 per l'ampiezza
della visione e la portata teorica, filoso-
fica ed etica. Insieme ad "Una stanza
tutta per sé" di Virginia Woolf è proba-
bilmente il libro che ha esercitato il
maggior impatto sull'elaborazione di
teorie e pratiche dei movimenti delle
donne nella seconda metà dello scorso
secolo.
Quale eredità lascia al femminismo
contemporaneo? L'opera della de Beau-
voir - che spazia dalla sessualità alla
maternità, dalla famiglia al lavoro sa-
lariato, dall'alienazione alla compro-
missione della donna nella propria libe-
razione - può collocarsi senz'altro nel-
l'alveo del cosiddetto femminismo 'uma-
nistico' al cui centro è il valore guida
dell'eguaglianza, secondo la tradizione
emancipazionistica più classica. Una
tradizione che nega l'esistenza di una
'natura' femminile intesa come un'iden-
tità differente: la donna è l'eguale del-
l'uomo, è una persona razionale, ha va-
lore di fine, non di mezzo - è la tesi cen-
trale della "Vindication of Rights of Wo-
men" (1792) di Mary Wollstonecraft - e
deve pertanto godere dei diritti pieni
della cittadinanza, da cui è stata arbi-
trariamente esclusa. Sarà Olimpia de
Gouges a chiedere - in polemica con
Rousseau che vagheggia un ideale fem-
minile esemplato dalla docile Sophie,
contraltare di Emile - l'estensione alle
donne della "Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino" proclamata
dalla Rivoluzione francese. Nel 1869 ne
"La servitù della donna" John Stuart Mill
affermerà con assoluta nettezza che ciò
che si definisce 'natura' femminile è in
realtà un prodotto culturale, il frutto di
un costume e di un'educazione che ha
mirato nei secoli a plasmare il carattere
delle donne, deprimendone forzatamen-
te taluni tratti, come l'intraprendenza e
l'ambizione, per esaltarne invece altri,
come la docilità e l'abnegazione. La de
Beauvoir porta in certo modo a compi-
mento la linea di pensiero propria del-
l'emancipazionismo li-
berale attingendo a
fonti letterarie, stori-
che, antropologiche, fi-
losofiche per la sua
opera di decostruzione
di un mito, l''eterno
femminino', equivalen-
te, per molti aspetti, a
suo avviso, all''anima
negra' e al 'carattere
ebraico'. Lungi dal de-
signare una differenza
radicale e naturale,
l'essenza della femmi-
nilità non sarebbe che
un mito che traduce
l'angoscia degli uomini
dinanzi all'ambiguità
dell'esistente e la loro
volontà di confinare la
donna in un mondo
chiuso e diverso, iden-
tificandola con l'ines-
senziale e il non essere.
"La donna -scrive - si
determina e si differen-
zia in relazione all'uo-
mo, non l'uomo in rela-
zione a lei: è l'inessen-
ziale di fronte all'essen-
ziale. Egli è il Soggetto,
l'Assoluto: lei è l'Altro.
Qual è dunque l'umani-
tà della donna? Da un
lato appare quasi so-
vra- umana in talune
idealizzazioni - si pensi a Jules Michelet
che la pone su un altare, come una dea
destinata a celebrare i sacri misteri del-
la natura o a Auguste Comte che la
esalta come il 'sesso affettivo', apporta-
trice d'amore per l'intera umanità; dal-
l'altro si direbbe quasi sub-umana nella
sua vicinanza al mondo naturale e ani-
male, non pienamente razionale, co-
munque destinata ad essere guidata da
un 'autorità maschile - paterna, frater-
na, maritale - : 'sexus sequior' , appun-
to, come nella classica visione misogina
di Aristotele e Tommaso d'Aquino.
Mai comunque solo umana, mai
chiamata a condividere con l'uomo i di-
ritti e le responsabilità della politica e
della storia".
Da qui prende le mosse l'analisi del-
la de Beauvoir che trova il suo riferi-
mento teorico, oltre
che nella dialettica he-
geliana e marxiana,
nella filosofia esisten-
zialistica al cui centro
è il tema della 'trascen-
denza'. In questo qua-
dro si colloca in termi-
ni assai originali la
'questione femminile'.
Pur essendo come ogni
individuo una libertà
autonoma, la donna si
scopre in una società
in cui le viene imposta
la parte dell'Altro. Il
dramma della sua con-
dizione consiste nel
conflitto tra la rivendi-
cazione fondamentale
di ogni soggetto che si
pone sempre come es-
senziale e le esigenze di
una situazione che fa
di lei un'inessenziale.
Come potrà dunque ri-
vendicare la sua piena
umanità? Solo a condi-
zione che accetti il ri-
schio e non sia tentata
dalla fuga dalla liber-
tà, potrà profilarsi per
lei una possibilità di
conversione: anziché
arrestarsi atterrita alle
soglie della realtà do-
vrà rispondere alla sfi-
Maestra “cattiva” o “cattiva maestra”?
Simone de Beauvoir
Luisella Battaglia
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