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Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
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Testi pagina 9

7Novembre-Dicembre 2015
Eppure sulla contraccezione e sull’aborto Francesco po-
trebbe avviare un riesame dal momento che la condanna
proclamata nell’enciclica “Humanae vitae” deriva da un ge-
sto di assolutismo da parte di papa Paolo VI, che ha igno-
rato le conclusioni innovatrici espresse dalla commissione
che aveva ricevuto il compito di studiare il problema. Un
atteggiamento monocratico e gerarchico che Bergoglio
pare voler abbandonare preferendo agire in concerto col
collegio episcopale quale semplice “primus inter pares”.
Quanto all’omosesualità, dentro la Chiesa è rumorosa
la presenza di coloro che non la intendono come una
variante naturale della sessualità, ma la interpretano
come un disordine mentale e sessuale caratterizzato
da un desiderio malato nei confronti dei minori. E temono
(sinceramente?) che il riconoscimento delle unioni civili,
compreso il matrimonio fra due persone dello steso sesso,
diventi la rottura di una diga che mette a rischio il dovuto
rispetto verso i bambini. Anche in questo caso Francesco
si mostra aperto ed umanamente disponibile ad accoglie-
re tutti nella casa del Signore (“chi sono io per giudica-
re?”), ma contemporaneamente non dimentica di essere il
custode della storia plurisecolare e della dottrina rigorosa
della Chiesa.
Anche sull’altro tema cui la Chiesa cattolica ormai non può
sfuggire, e cioè quello del ruolo delle donne, Bergoglio
si mostra un conservatore trascurando la risoluzione
della stessa Pontifi cia Commissione Biblica che, nel
1976, ha concluso che non esistono impedimenti scrittu-
rali all’ordinazione sacerdotale delle donne. Anche le teo-
loghe femministe, appoggiate dal cardinale Martini, sulla
base delle loro ricerche sostengono che su questa strada
non c’è alcun ostacolo di tipo teologico. Infatti in tutto il
mondo cattolico ha fatto molto rumore lo scontro aspro fra
la curia vaticana e la gran parte delle suore statunitensi
che, riunite nel LCWR (Leadership Conference of Women
Religious) erano state per anni al centro di un’indagine av-
viata da Ratzinger per verifi care la presenza di errori dottri-
nali e di posizioni “radicalmente femministe”. Francesco,
come i papi che lo hanno preceduto, loda molto le doti
femminili, anzi, dopo averlo auspicato, ha lui stesso
nominato delle donne in ruoli di grande responsabilità.
Sui cosiddetti “temi sensibili” dunque Bergoglio ha parlato da
“fi glio della Chiesa” fedele alla tradizione, senza dire una pa-
rola di condanna, ma neppure di sostegno, verso le richieste
di chi vuole introdurre dei cambiamenti dentro la Chiesa catto-
lica. Infatti, dovendo fare i conti non solo con le forze ultracon-
servatrici del mondo cattolico, ma anche col clima culturale in
cui ha vissuto e si è formato, su certi argomenti, comprensibil-
mente, Francesco si ritrova frenato di suo.
Forse papa Francesco è un conservatore che apre al futuro.
IDEE
di Catia Iori
Codici, password, indici, medie: la società contempora-nea tende sempre più a porre in secondo piano la cen-tralità del lavoro di cura gratuito delle donne per ridurla
a nient’altro che a un numero, un dato statistico, un elemento
quantifi cabile e perfettamente intercambiabile. Svuotate della
loro dimensione più profonda, private della propria unicità, le
donne del terzo millennio vivono spesso con rassegnazione l’im-
perante processo di atomizzazione che sempre più interviene a
polverizzare le appartenenze e sgretolare le identità collettive.
Abituate come siamo a ricondurre ogni scelta e ogni azione a
una valutazione meramente quantitativa, perdiamo di vista la ric-
chezza impagabile che scaturisce dalle relazioni autentiche ba-
sate sulla gratuità. Ci abituiamo a fare i conti con proiezioni, tassi
e statistiche, ma non a contare veramente sugli altri; impariamo
a fare stime dei costi e dei vantaggi di ogni opzione potenziale
che ci si apre di fronte, ma non stimare le persone il cui percorso
di vita si intreccia con il nostro. In una prospettiva utilitaristica,
nessuno o quasi fa niente per niente. Il “quanto” diviene più im-
portante del “come”, del “perché” e soprattutto del “chi”, poiché
di fronte all’imperio dei numeri le motivazioni e le modalità che
orientano l’agire diventano componenti irrilevanti.
E allora come la mettiamo con le centinaia di donne che si occu-
pano gratia et amore della casa e dei loro anziani, delle volonta-
rie che prestano tempo ed energie per un causa giusta, spesso
affettiva, talora politica, non necessariamente in corrispondenza
di un prezzo da pagare? Non è un caso che le donne siano
più abituate a fare rete, a scegliere di scrivere per se stesse
frammenti di vita, poco importa che sia sul pc, a matita o su
fogli sparsi. Alla sera o in qualche momento di vita rubato alle
corse di ogni giorno, le donne scrivono, parlano a lungo con
l’amica cercando di scavare dentro loro stesse e portare a galla
emozioni, paure, preoccupazioni, quasi per riconoscere la loro
unicità e sentirla propria. Non vogliono essere incasellate ma
restituite alla storia di un percorso di vita unico e solo loro, con
un nome, un cognome e un’anima. Credo che spesso questo
esercizio aiuti a non morire dentro, a sentirsi vive e amate. Quan-
do si scrive o si parla di sé con sincerità, si apprezzano le virtù
liberatorie dello sfogo. E ci si riappropria quasi per magia della
propria energia vitale, sentendosi almeno per un momento fuori
d ai recinti massimalisti di impietose statistiche.
LA SOLITUDINE
DELLE DONNE
NUMERI
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