Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
PAGINA 41

Testi pagina 41

39Novembre-Dicembre 2015
È una delle attrici teatrali più quotate ed eclettiche nel panorama italiano. Da
trent’anni collabora con lo sto-
rico teatro Belli di Roma, inter-
pretando ruoli da protagonista.
Nel suo repertorio spiccano
figure femminili di rilievo storico
e mitologico, ma anche eroine
contemporanee, come quelle
descritte da Dario Fo, Woody
Allen, Alan Ayckbourn, James
Cain, Roberto Lerici. Si tratta
di Francesca Bianco, che in-
contriamo reduce dal succes-
so personale per l’interpretazione di una struggente Edith Piaf in
“L’anima e la voce” (di Alma Daddario, ndr) e in procinto di partire
in tournèe con un testo del britannico Simons Stephens, “Hei-
senberg”, che ha debuttato a inizio stagione insieme a Antonio
Salines e con la regia di Carlo Emilio Lerici.
Quando hai capito che volevi fare l’attrice?
Tutto mi è capitato un po’ per caso. Le mia amiche dicono che
da bambina rompevo le scatole a tutti quanti per obbligarli ad
assistere ai miei spettacolini. Francamente ho rimosso questo
ricordo. Però all’età di 14 anni, quando mia madre mi regalò l’ab-
bonamento al Teatro Stabile di Torino, vidi il Peer Gynt con la regia
di Aldo Trionfo, allora pensai che avrei voluto stare su un palco-
scenico per il resto della mia vita.
Alcune attrici lamentano il fatto che, soprattutto al cinema, alle
donne si offrano ruoli stereotipati e poco interessanti rispet-
to ai colleghi maschi, con un
occhio più attento all’età ana-
grafica. Che ne pensi?
Non credo sia questo il pro-
blema. Piuttosto penso ci sia
un’incapacità da parte di chi
produce di pensare a un attore
in un ruolo diverso da quello in
cui siamo abituati a vederlo. Non sono quindi i ruoli ad essere
stereotipati, ma gli attori ad essere usati in modo stereotipato. E
questo vale sia per le donne che per gli uomini. Questo difetto,
o se preferite mancanza di coraggio, fa si che alla fine lo stes-
so attore si trova a fare film diversi nei quali interpreta sempre lo
stesso“carattere”.
Per quello che riguarda il teatro c’è lo stesso problema, o si of-
frono più possibilità?
In teatro si vivono situazioni analoghe, ma per motivi diver-
si. Il teatro è in balìa dei produttori e degli esercenti che pen-
sano sia indispensabile avere dei “nomi” da mettere in car-
tellone. E i cosiddetti “nomi” alla fine sono sempre gli stessi.
Ma sono convinta che il pubblico preferirebbe ogni tanto scoprire
qualcosa di nuovo.
La tua carriera artistica è caratterizzata da ruoli importanti. Ol-
tre ai classici, ricordiamo Ipazia o Gertrude Bell, l’archeologa
e scrittrice di “La regina senza corona”, o mostri sacri come
Edith Piaf. Ma ti sei anche cimentata in ruoli più scanzonati e
ironici come in “Coppia aperta, quasi spalancata” di Dario Fo,
dove non fai rimpiangere l’interpretazione di Franca Rame.
Cosa ti attrae di questi personaggi?
A me piace raccontare storie nelle quali ciascuno possa ricono-
scersi attraverso le emozioni. Che siano le lacrime per Ipazia,
bruciata viva per la sua difesa della libertà di pensiero, o le risate
che suscita la moglie “cornuta” e nevrotica di “Coppia aperta”.
Sono personaggi che sento miei perché raccontano qualcosa
che fa parte indirettamente della mia vita, come della vita di tutti.
Secondo te esiste una scrittura di genere, in teatro come in let-
teratura?
Non credo. Ipazia, Gertrude Bell, Eleonora d’Arborea, Irene Ne-
mirowsky, le due madri de “Gli occhi al cielo”, e altri ancora, sono
frutto di una penna maschile. Walerka e Edith Piaf sono di penna
femminile. “Coppia aperta”, così come altri testi interpretati negli
ultimi anni, sono frutto di una scrittura a quattro mani maschile/
femminile, e dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, che ha scrit-
to il personaggio de “L’amica geniale” che ho interpretato recen-
temente, non si sa se ci sia una donna, un uomo o addirittura una
squadra di autori diversi. Alla base di una buona scrittura c’è la
sensibilità oltre al talento, che non hanno sesso.
Versione integrale dell’intervista in: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=06792
EMOZIONI
E STORIE
IL BELLO
DEL TEATRO
di Alma Daddario
IntervIsta a FRAnCESCA BIAnCO,
attrIce teatrale eclettIca
e InnovatIva
pp.38_39 APPRODI_nov.dic_2015.indd 39 24/11/15 23.18


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy