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Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
PAGINA 37

Testi pagina 37

35Novembre-Dicembre 2015
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l’arco del Novecento fu prima attivista sociale anarchica,
militante suffragista, pasionaria dei diritti delle donne, poi
figura di spicco del cattolicesimo sociale statunitense.
Dorothy Day incarna a pennello il nucleo del pen-
siero e dell’azione di Bergoglio. Sostiene il Pontefi-
ce: “In questi tempi, in cui le preoccupazioni sociali sono
così importanti, non posso mancare di menzionare la ser-
va di Dio, Dorothy Day, che ha fondato il ‘Catholic Worker
Movement’. Il suo impegno sociale, la sua passione per la
giustizia e la causa degli oppressi, erano ispirati dal Van-
gelo, dalla sua fede e dall’esempio dei santi”.
Ma vediamo più da vicino questa figura femminile. Nasce
a Brooklyn nel 1897 da una famiglia borghese di fede epi-
scopaliana. Cresce tra San Francisco e Chicago e, dopo
avere interrotto gli studi all’Università dell’Illinois, torna a
New York, nella Lower East Side, dove si avvicina ai movi-
menti della sinistra radicale marxista allontanandosi dalla
religione. Nel 1925 comincia il processo della sua con-
versione al cattolicesimo, che sfocia nel 1927 con il suo
battesimo e quello della figlia. Per mantenersi si dedica al
giornalismo ed è proprio in questi anni, quelli della Gran-
de Depressione, che matura la sua fede per la causa dei
poveri. Dopo aver assistito come inviata alla Marcia per
la Fame a Washington dell’8 dicembre 1932, l’anno suc-
cessivo fonda, insieme al francese Peter Maurin, il quoti-
diano “The Catholic Worker” e il “Movimento dei lavoratori
cattolici” (“The Catholic Movement Worker”), per aiutare i
senzatetto e i bisognosi di New York, promuovere la causa
dei diritti dei lavoratori e la non violenza. In seguito, Do-
rothy Day apre in un quartiere povero di New York la prima
“casa di ospitalità”. Il movimento dei “Worker”, con le sue
case e le sue comunità agricole, si diffonde rapidamente
in altre città degli USA, in Canada e in Gran Bretagna: dal
1941 in poi sono aperte decine di comunità agricole ispi-
rate alla filosofia economica del distributismo, ognuna in-
dipendente, ma tutte affiliate ai Catholic Workers. Dorothy
Day morirà nel 1980 in una di queste comunità.
Dorothy Day è anche conosciuta per aver cambia-
to radicalmente idea sulla liberazione sessuale delle
donne: in gioventù - erano gli anni ‘20 - si batteva per la pari-
tà di genere e l’indipendenza femminile che doveva passare
anche attraverso il controllo delle nascite. Poi, l’esperienza
drammatica di un aborto illegale mutò il percorso della sua
vita, tanto che negli anni ‘60 e ‘70 si scagliò contro il sesso
libero e l’aborto. Nel 1974, quando la Suprema Corte ameri-
cana legalizzò l’interruzione volontaria di gravidanza, firmò
una lettera pubblica per condannare quella decisione: “Ri-
fiutiamo categoricamente la posizione della Suprema Corte
secondo la quale l’aborto è una questione esclusivamente
privata tra la donna che potrebbe diventare madre e il suo
medico. Protestiamo contro la logica e probabilmente inevi-
tabile diffusione di una pratica che, sebbene abbia origine da
un contesto personale, è presto diventata una politica sociale
che coinvolge cliniche finanziate dalle casse pubbliche”.
Papa Bergoglio cita più volte Dorothy Day e lo fa anche
quando discute della difesa della vita “in ogni fase del suo
sviluppo”. Sappiamo che proprio la scelta della Day di
abortire, quando era ancora una giovane donna, è stata la
controversia più dibattuta nella sua canonizzazione, anche
se poi nel 2000 il cardinale di New York, John O’ Connor,
decise di appoggiare il percorso verso la sua santificazio-
ne, poiché Dorothy “si pentì dell’aborto ogni giorno della
sua vita”. La “serva di Dio” aveva più volte sostenuto che
“non c’è stato soltanto il genocidio degli ebrei. C’è anche
un intero programma di controllo delle nascite e aborto, che
è un altro genocidio”. Si era fatta, insomma difensora di uno
di quei principi non negoziabili che già Benedetto XVI ave-
va posto come primo bastione contro il relativismo etico.
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