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Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
PAGINA 39

Testi pagina 39

37Novembre-Dicembre 2015
SI
RI
A
sta fuga la imprime per sempre con l’inchiostro su una
pagina bianca: “Lì ho sepolto mio padre il giorno in cui
ho deciso di partire con una sola valigia e la sua foto-
grafia”. A Lattakia, città martoriata oggi presa di mira
dall’ISIS, vivono ancora tutti i suoi cari. E la sua terra
le manca. Ci confessa che spesso fa un sogno: il suo
bel paese finalmente libero e lei diventata un uccel-
lo dalle grandi ali che sorvola felice la sua nazione.
Tra le sue raccolte “Arriva nuda la libertà” dove, leggen-
do i versi delle sue poesie, si percepisce come lei sia
diventata un tutt’uno con il dolore del suo popolo e quel-
lo che scrive è un regalo, un omaggio a tutti i siriani che
hanno perso la vita sotto le bombe e le torture del regime.
La Siria per me / è una ferita sanguinante / è
mia madre sul letto di morte / è la mia infanzia
sgozzata / è incubo e speranza / è inquietudine e
presa di coscienza. / La Siria per me / è un’orfana
abbandonata. / È una donna violentata tutte le
notti da un vecchio mostro / violata / imprigionata
/ costretta a sposarsi. / La Siria per me / è
l’umanità afflitta / è una bella donna che canta
l’inno della Libertà / ma le tagliano la gola. / È
l’arcobaleno del popolo / che si staglierà dopo i
fulmini / e le tempeste.
Le parole di Maram trafiggono le nostre coscienze:
“avvolti nei loro sudari / i bambini siriani /
sembrano caramelle da scartare / non fatte di
zucchero / ma di carne / di sogno / di amore...”.
Definisce i suoi connazionali “figli della libertà”. E quello
che succede oggi al mio popolo, dice Maram, è terribile
ed ingiusto. “La Siria storicamente è stata terra di acco-
glienza per altri popoli nei momenti bui della loro storia:
curdi, armeni, libanesi vi hanno trovato rifugio. Oggi in-
vece il mondo arabo ha voltato le spalle, non concede
visti, innalza muri e spesso, quando i profughi sono stati
accolti, come in Serbia, non ci sono strutture ed organiz-
zazioni adeguate. Si poteva e si doveva intervenire prima
e questo ritardo ha creato delle piaghe che non curate
sono andate in cancrena”.
Le chiediamo del ruolo delle donne e lei ci ricorda che
le poetesse arabe hanno svolto un ruolo fondamentale
nella storia dei loro Paesi. Dal 1949 al 1975 sono state
ben 95 quelle che, tramite la loro poesia, hanno spezzato
gli antichi canoni stilistici, hanno infranto le regole, hanno
frantumato la tradizione ed esaltato la libertà, compien-
do così una grande rivoluzione. “Oggi le donne sono la
colonna portante della Siria e partecipano attimo per at-
timo alla rivoluzione. Tante giovani poetesse usano la po-
esia come forma per esprimere il loro diritto alla libertà”.
In ogni epoca la poesia non è mai stata tollerata dai dit-
tatori, perché la poesia, anche se sembra fragile, come
il profumo dei gelsomini, ha invece una forza potente
che dimostra come la guerra è la più orribile delle real-
tà, e i versi possono diventare un inno alla giustizia ed
alla libertà. “Con la poesia - ci dice - riesco a sublima-
re tutto lo squallore che ho intorno ed ogni giorno cer-
co la bellezza sperando sempre in un futuro migliore”.
I siriani oggi sono undici milioni, ieri erano venti milioni:
sono stati decimati, attualmente non stanno
combattendo una guerra civile ma una rivoluzio-
ne democratica. Il problema non è solo l’esodo
del suo popolo, ma quello che succede a chi re-
sta: fame, torture, prigione. “I siriani non stanno
emigrando, stanno tentando di fuggire alla mor-
te, attanagliati da una parte dallo spietato re-
gime dittatoriale di Assad e dall’altra dall’ISIS”.
“Anime scalze” è il titolo di una raccolta di
poesie di Maram e quelle anime quasi ci fan-
no percepire il lieve rumore dei passi scalzi di
tante genti umiliate dall’indifferenza del mondo
e soggiogate dalla violenza e dalla crudeltà.
Sono anime in cammino sulle strade di questo
nostro pianeta, alla ricerca di un angolo di pace.
“I rifugiati fuggono dalla morte ma ne sentono i
passi risuonare alle spalle”. b
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