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Numero 11 del 2015

Not in my name - contro il terrorismo


Foto: Not in my name - contro il terrorismo
PAGINA 47

Testi pagina 47

45Novembre-Dicembre 2015
TERRA MADRE o MADRE TERRA
Autunno, la terra con le sue
zolle spaparacchiate all’aria, riposa.
L’agricoltore l’ha girata e rigirata per
farla respirare, per prepararla alle
nuove semine. È rigenerante osservarla
, nelle sue tante sfumature che vanno
dal sabbia al ruggine, al marron chiaro,
scuro e scurissimo. Colori che ne
denotano la composizione, elementi che
ne determinano la consistenza, può far
percepire la sacralità, il mito che da secoli
la fa definire grande madre, generatrice di
vita. Non a caso a lei si possono collegare
le statuette di divinità femminili primitive
ritrovate in tante parti del mondo, come
le dee steatopigie, simboli di fertilità
e testimoni di come fu immediato,
per l’umanità, identificare nella terra
l’archetipo stesso della vita.
Ed è la terra, e la sua potenza generatrice,
che nell’Olimpo dell’antica Grecia e poi
di Roma ha ispirato le divinità. Gaia, e poi
Gea e Cibele, Persefone e Proserpina,
Cerere e Demetra. Volti uguali e diversi
della terra e dei suoi numi tutelari. Ed è
a queste divinità che si collega il mito di
come vita e morte si susseguano in un
ritmo senza sosta, dove la pianta che
muore ridarà eternamente attraverso
radici e semi - che riposano nell’humus -
nuova vita, trasformando ogni residuo in
energia.
Terra e Madre dunque, parole unite da
un’azione generatrice che è la nascita,
la crescita in tutte le sue forme vegetali,
animali e umane e nelle sue funzioni di
cura, accompagnamento e protezione
della vita. Nel miracolo per ogni specie
della ricchezza della biodiversità e
dell’evoluzione.
Ma la parola Terra possiamo considerarla
anche riferita al pianeta di cui siamo ospiti
pro tempore e che a noi assicura alimenti,
acqua ed energia nelle più svariate forme.
Ricchezze di cui dovremmo essere custodi
per garantirne l’esistenza alle generazioni
future. In un tempo lontanissimo l’umanità,
che guardava la terra come divinità
misteriosa e potente, madre e matrigna
che donava cibo per vivere, praticava
anche sacrifici, di animali e non solo, per
propiziarne fertilità e abbondanza.
Oggi che del Pianeta e della sua fragilità
sappiamo tanto, dovremmo sacrificare
l’ansia di rapina dei suoi tesori, ed
esercitare quella cura necessaria a
mantenerne la fertilità per il futuro,
insieme ai suoi fratelli e sorelle: l’acqua,
il sole, il vento da cui i filosofi greci
presocratici facevano discendere non a
caso l’inizio di tutte le cose. Onoriamola
con quello spirito che San Francesco ci
ha regalato nel “Cantico delle Creature”
quando scrive “Laudato si’, mi’ Signore,
per sora nostra matre terra, la quale ne
sustenta et governa, et produce diversi
fructi con coloriti flori et herba” e a , c’è da
scommettere, si è ispirato papa Bergoglio
nella recente “Enciclica sulla cura della
casa comune”
RICETTE
in onore di prodotti che sottoterra
crescono e maturano.
PATATE A olIo E ACETo
Lessare le patate con la buccia,
lasciandole consistenti. Togliere la
buccia, tagliare a fette ancora tiepide
condendole con aceto in modo che
penetri. Quando saranno fredde, olio
d’oliva con un battutino di prezzemolo e
aglio (se piace).
CIPollE Al foRno
Cipolle bianche, piatte. Tagliare a metà,
lavare, infarinare e molto lentamente
al forno solo con olio, sale e tanta
pazienza per farle cuocere fuori e dentro
fino a vederle rosolate e accasciate su
loro stesse.
DI PaOLa ORTENSI
SPIGOLaNDO tra terra, tavola e tradizioni
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