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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
PAGINA 41

Testi pagina 41

Rossella Biscotti, 11 Processo, 2012 [photo Anders Sune Berg]

Naturalmente anche le questioni legate alla memoria sto—
rica, e alle sue amnesie, sono molto sentite. L’italiana

7) 1 (1978), per esempio, mette in scena i pro-
cessi contro le Brigate Rosse e Autonomia Operaia tenuti
a Roma nell’aula bunker al Foro italico; la canadese 1 1111 ."17
" (1957), con uno spaesante audio- tour nella vecchia
stazione, ci conduce fino al binario da dove partivano i tre—
ni diretti ai campi di concentramento; sempre in stazione
la scozzese 111 H “(1965) con una metafisica in-
stallazione sonora (basata sulla musica di Pavel Haas, mor—
to ad Auschwitz nel 1944), evoca l’enigma della partenza;
mentre la croata {511.1 ;j:". 1 (1949), con il lavoro The
Disobedient (2012), si ispira a una fotografia del 1933, scat—
tata a Kassel, che mostra un asino chiuso in un recinto da
un soldato nazista come monito peri “testardi”

Questa edizione offre anche l’ occasione di riscoprire arti—
ste dimenticate comel’ ebrea tedesca 11 V 1 11 11'1. 11 ‘* 1 11 1 111

morta nel 1943 ad Auschwitz, oppure 1411711111111 12:11:111 11
(1894—1970), esponente del partito comunista norvegese, che





nel 1937 all’Expo di Parigi, dove Picasso esponeva Guer-
nica, presentò un grande arazzo che condannava l’invasione
dell’ Etiopia da parte di Mussolini.



. 1111 1r1 1 111111 ,1 3111.: :1 ' Molti artisti han-
no interpretato questi temi oscillando tra i concetti di di-
struzione, collasso, catastrofe, da un lato, e rigenerazione,
ripresa, guarigione dall’altro. In questo senso appare em-
blematica la struggente installazione del franco-algerino 1 L5
1’1 1191 . .1111 (1970), intitolata significativamente The Repair
(2012). L’artista ha esposto vari oggetti africani riparati da—
gli artigiani locali ricorrendo a materiali di provenienza co-

0000
000

lonialista, come bottoni, monete, cartucce. Nella stessa sala
ha raccolto volumi sulla statuaria classica, sculture africane,
libri di chirurgia e foto di mutilati, mentre uno slideshow
mette a confronto gli oggetti africani aggiustati e l’esito del—
le operazioni chirurgiche su soldati feriti durante la prima
guerra mondiale. L’insieme, di grande impatto emotivo, fa
riflettere sull’idea, illusoria, di perfezione, sulla fragilità uma—
na, ma anche sulla possibilità di superare eventi traumati-
ci e, a livello storico-politico, di riconciliarsi con i1 passato,
in questo caso coloniale. Molto spazio in questa Documenta
è dato anche agli avvenimenti della primavera araba.
La rassegna, del resto, nata nel 1955 come atto di speran-
za in una città rasa al suolo dai bombardamenti, ha sempre
manifestato una vocazione politica e un’attenzione particolare
al rapporto arte-società, che la rendono distante dallo star-
system. Numi tutelari di questa edizione, oltretutto, si pos—
sono idealmente considerare due grandi maestri come , 11D
,11 13 1 1 ('1‘1Î (1940-1994), innamorato dell’Afganistan, e
’ L ' 1926—2009), del quale sono esposti anche al—














cuni grandi zerbini che presentano scritte come “L’arte fa
perché è storia e mondo” e “Forse l’arte non è autonoma”.
Sono aforismi che ci ricordano l’importanza che l’arte non
rinunci all’impegno civile, etico e politico.

Hannah Ryggen,Drommedod1Dea1h ofDreams], 193611311010 Roman Maerz]
Kader Attia,1he Repa1r,201211010 F. Matitti]

117111111111: I settembre I 2017
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