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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
PAGINA 48

Testi pagina 48

IN TEMPI DI CRISI

di Paola Lanzon, responsabile nazionale donne UISP

Torno su una questione che riguarda mol-
to le donne: perché si può e sì deve fare
sport in tempo di crisi, anche in una fase
in cui ogni famiglia sta ragionando su
come affrontare il futuro, cercando di vin-
cere il panico o la preoccupazione (dipen-
de dalla consistenza del portafoglio). In
questi ragionamenti è scontato che Io
sport non possa essere considerato un
bene essenziale e irrinunciabile, che non sia
un bene di prima necessità. È ragionevo-
le quindi pensare che molte famiglie sta-
ranno pensando di iniziare a tagliare i co-
sti dell’attività sportiva, costi che nel si-
stema sportivo italiano sono tutti a carico
dei cittadini e delle cittadine e, per quello
che riguarda l'impiantistica, sugli Enti Lo-
cali. Sono anche certa che nella scelta dei
tagli le donne saranno le prime a rinun-

ciare, sacrificando la propria quota di at-
tività sportiva e salvaguardando quella dei
figli e delle figlie. Cuore di mamma non tra-
disce. Ed è qui che il ruolo di un soggetto
come UISP, che ha mantenuto come valo-
re il prezzo ’pop0lare' di accesso alle atti-
vità, può fare la differenza ed essere al fian-
co delle famiglie. Non solo perché inter-
rompere la pratica sportiva ha delle ri-
percussioni ormai scientificamente rico-
nosciute sulla salute, ma perché proprio ìn
un momento di sbandamento sociale i|
gruppo sportivo e la pratica sportiva, il mo-
mento di aggregazione, gli effetti fisici e
psicologici che l'attività sportiva genera
nella mente e nel fisico rappresentano un
presidio sociale e sanitario di primo livel-
lo. In alcuni paesi nordici addirittura i g0-
verni hanno inserito programmi di attivi-

@UISP

sponpenufli

tà sportiva obbligatoria per coloro che
avendo perso il lavoro sono in una fase di
formazione e di stand by. E chi lavora nel-
lo sport? I| comparto sportivo rappresen-
ta, nel complesso e in tutte le sue artico-
lazioni, quasi il 4% del PIL nazionale. È al-
tissimo quindi il rischio che la crisi econo-
mica, ma ancor più sociale e politica del-
l'Europa intera, si ripercuota pesante-
mente su un settore che negli anni ha crea-
to dal nulla posti di lavoro, anche per tan-
te donne, un lavoro che è nato per dare ri-
sposte a diritti.

Lo sport come diritto, come cura di sé,
come consapevolezza del proprio corpo,
non come privilegio delle classi abbienti,
ma un diritto per tutti e per tutte che ri-
schia, in questa fase, di essere seriamen-
te messo in discussione.

SEI CONIUGI DECIDONO CHE
LA MOGLIE NON LAVORA

di Simona Napolitani

I Secondo la comune interpretazione giurisprudenziale la separazione instaura un regime che tende a conservare il

SENTIAMO L'AVVOCATA

più possibile gli effetti propri del matrimonio.
Questo principio ha una valenza solo teorica, perché, nei fatti, le donne che si separano non riescono a mantenere

la medesima qualità di vita. Molte si stupiscono per non aver mantenuto quel famoso "tenore di vita goduto duran—

te il matrimonio”: posso affermare che tranne casi assai rari, relativi a famiglie più che benestanti, nessuna donna, a seguito della separazione, mantie—
ne Io stesso tenore di vita.
|| calcolo e presto fatto: poniamo i| caso che una famiglia abbia un’organizzazione economica che si basa sui redditi del marito e su quelli della moglie;
orbene, la capacità reddituale di quella famiglia cambia a seconda che quella stessa somma mensile debba essere destinata al mantenimento di uno o
due nuclei familiari.
Con la separazione, i| coniuge che deve lasciare la casa familiare deve ricostruire la sua vita (una nuova casa, un nuovo arredamento, deve prowedere al
pagamento di ulteriori utenze, ulteriori spese condominiali, ulteriori spese per i| riscaldamento, insomma, tutto si duplica). Ovviamente, in tale prospet—
tiva, deve organizzare i| proprio contesto abitativo pensando anche alla permanenza dei figli presso di se, che avranno necessità di essere ospitati; de-
vono, quindi, avere i loro spazi vitali, che si traducono nell’esigenza di avere un immobile sufficientemente ampio e quindi costoso.
Insomma, a seguito della separazione i capitoli di spesa di raddoppiano, mentre i redditi rimangono gli stessi.
Una recente sentenza la Suprema Corte ha dichiarato che ”la separazione instaura un regime che tende a conservare il più possibile gli effetti propri del
matrimonio compatibili con la cessazione della convivenza e, quindi, anche i| tipo di vita di ciascuno dei coniugi; conseguentemente, se prima della se—
parazione i coniugi hanno concordato, o quanto meno accettato, che uno di essi non lavorasse, l’efficacia di tale accordo permane anche dopo la sepa—
razione". Insomma, se la moglie non lavorava durante la vita matrimoniale ha diritto di continuare a non lavorare anche dopo la separazione.
Anche in questo caso, siamo di fronte ad un’enunciazione di principio che non trova riscontro concreto sul piano di realtà. Ed infatti, a meno che non si
abbiano redditi dawero alti, la moglie che non lavora durante la vita matrimoniale, difficilmente può mantenere le medesime condizioni a seguito della
separazione.
Occorre pertanto capire che l’indipendenza economica delle donne è una risorsa indispensabile, un obiettivo da perseguire, anche a costo importanti di
sacrifici. Dobbiamo uscire da una logica che ci vede coinvolte ed assorbite da compiti di cura della casa, del marito e dei figli.
Purtroppo lo Stato sociale e assente: mancano asili, mancano strutture pubbliche che possano in qualche modo sollevare dai complessi lavori familiari
e restituire alle donne ciò che la cultura della società contemporanea non riconosce loro.

Scrivi a: simonanapolitani@Iibero.it





noidonne I settembre I 2012


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