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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
PAGINA 29

Testi pagina 29

sed on insights into
biological differences
between women and
men”, per lo studio di
tutte quelle patologie
che riguardano en-
‘ trambi i sessi. In se-
guito agli esiti dei pri-
mi studi l’Organizza—
zione mondiale della
sanità ha inserito la
medicina di genere
nell’Equity Act, a ri-
prova che il principio di
equità implica che la
cura sia appropriata e sia la più consona al singolo genere. Nel
2005 è nato in Italia Onda - Osservatorio nazionale sulla salute
della donna - che collabora con gli altri istituti preposti a livel-
lo nazionale, per studiare, informare, educare e stimolare ad una
grande attenzione su queste tematiche.

Tra le evidenze che più ci riguardano, noi donne viviamo sì più
a lungo degli uomini ma spesso viviamo peggio, ci rechiamo dal
medico più degli uomini (il 58% delle visite ambulatoriali è per
una donna), nella maggior parte dei casi per affrontare patolo-
gie non tipicamente femminili. Alcuni esempi di incidenza:
osteoporosi +736°/o rispetto agli uomini, malattie tiroidee
+5oo%, depressione e ansietà +138%, cefalea ed emicrania +123
per cento, Alzheimer +1oo%, cataratta +80%, artrosi e artrite
+49%. È accertato che alle necessarie azioni di screening e cura
delle tradizionali “patologie di genere” legate all’apparato ri-
produttivo, si devono aggiungere interventi speciיִci che affrontino
gli effetti “di genere” delle patologie comuni.

Uno dei principali ostacoli sta nel fatto che i metodi utilizzati nel-
le sperimentazioni cliniche e ricerche farmacologiche risentono
di una prospettiva maschile che sottovaluta le peculiarità fem-
minili, in particolare il ruolo degli ormoni. Ciò vale come ovvio
anche in Emilia-Romagna, dove permangono come altrove ste-
reotipi, pregiudizi, una cultura e un’organizzazione prettamen-
te maschili, competitive e conservative, all’interno delle strut-
ture sanitarie e del corpo medico, pur a fronte di una costante
crescita di donne tra i medici (ora circa il 50%) e tra gli altri ope-
ratori della sanità. La nostra Regione è all’avanguardia sulle azio-
nidi prevenzione oncologica, che non hanno paragoni nel Pae-
se, tanto che l’estensione, per fasce d’età, dello screening per
il tumore alla mammella supera il 70% e sono stati avviati per—
corsi dedicati che dall’esito dello screening conducono יִno alla
riabilitazione fisica e psicologica. Cosi nei confronti dell’endo-
metriosi stanno crescendo l’attenzione e servizi specifici, men-
tre sul fronte della ricerca farmacologica la Regione ha sostenuto
una sperimentazione in corso presso l’Azienda ospedaliera di Fer—
rara, che sarà estesa a tutte le aziende non appena gli studi pro-
durranno risultati consolidati.

Un bel segnale, dal punto di vista politico nazionale, è l’appro-



vazione a marzo 2012 di una Mozione parlamentare bipartisan
che impegnerebbe il Governo italiano a introdurre a pieno tito—
lo la medicina di genere nel sistema sanitario. Il condizionale è
d’obbligo perché nessuna riforma culturale, organizzativa,
scientifica è a costo zero e gli ultimi provvedimenti governativi
tolgono risorse ingenti a tutto il comparto sanitario.

Detto questo, è fondamentale che cresca nel Paese, nell’opi-
nione pubblica come nel corpo medico e scientifico, la volontà
di andare nella direzione giusta, che è quella dell’appropriatezza
delle cure garantita dall’assunzione del principio della diversità
di genere. Le Regioni, che hanno la gestione della Sanità, sono
le prime istituzioni a dover farsene carico ed è il motivo per cui
la Commissione per la parità che presiedo ha presentato un atto
di indirizzo in materia, molto cogente per la Giunta regionale del—
l’Emilia-Romagna. La Risoluzione infatti impegna la Regione a
inserire tra gli obiettivi di sistema del Piano socio-sanitario la
promozione ed il sostegno alla medicina di genere quale ap-
proccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche, al fine di
adottare criteri di erogazione del servizio sanitario che tengano
conto delle differenze di genere e siano oggetto di rendiconta—
zione annuale.

Inoltre, chiede di individuare e promuovere percorsi, all’interno
delle strutture sanitarie pubbliche, per la presa in carico del pa-
ziente sulla base delle diversità di genere, al יִne di ottenere una



risposta più speciיִca ed idonea alle numerose richieste di as—
sistenza delle donne; incentivare gli interventi di prevenzione e
diagnosi precoce attraverso la sempre maggiore diffusione dei
programmi di screening, anche tra le donne immigrate; raffor-
zare gli interventi rivolti all’area materno-infantile ed assumere
tutte le iniziative utili per sostenere lo sviluppo della ricerca
scientifica medica e farmacologica rivolta alla medicina di ge—
nere; incentivare la riorganizzazione del lavoro nelle strutture sa-
nitarie in considerazione della sempre maggiore incidenza del
personale femminile. Inיִne, vanno predisposte iniziative di pre-
venzione sostenute da periodiche campagne informative. Tutto
questo perché la medicina di genere è una realtà dalla quale non
si può prescindere, se vogliamo — come vogliamo - misure a tu—
tela della salute metodologicamente corrette ed efficaci, oltre
che non discriminanti.


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