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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
PAGINA 6

Testi pagina 6

RIVOLUZIONI MANCATE

i



e donne sono ben sveglie e attive ovunque nel
mondo, mai “poteri forti” - che non sono solo
le varie Goldman Sachs - sotterraneamente se
ne avvalgono per recuperare posizioni perdute:
contro le vecchie tradizioni “ di classe”, ma an-
che e, soprattutto, quelle “di genere”.
Sull’altra sponda del Mediterraneo le “rivoluzioni dei
gelsomini” avevano visto le piazze piene di donne de-
siderose di buoni cambiamenti per tutti
ma anche per sé: le elezioni “democra—
tiche” portano qualche donna al gover-
no, ma velata e ininfluente sul diritto di
famiglia mentre le altre corrono pericolo
di essere picchiate e violentate. In Ger-
mania sono stati offerte remunerazio-
ni alle famiglie che educano in casa i
bimbi dell’asilo, a significare che il po-
sto delle mamme è la casa. E non c’è
paese in cui la stampa non denunci la
costante violenza di maschi-pro-
prietari che uccidono le donne.
“La differenza” ci distrugge? N essu—
no lo riconoscerebbe mai, ma nes-
suno accetta che un’altra percezione
del mondo voglia modificarlo. Quin—
di, il diritto alla parità si conferma
purché il modello resti immutato.
Non mancano donne che condividono: a che cosa
potremmo mai aspirare se non ad avere anche noi parte
di quel potere forte che è intrinsecamente maschile?
Tra le mie letture estive un posto particolare ha avuto Lim—
bo di Melania Mazzucco, la storia di una soldata italiana
che fa parte della forza italiana “di pace” in Afganistan: ver-
rà ferita gravemente e riportata in Italia da “eroe”, un eroe
pieno di traumi. Mazzucco è un’autrice che, da Vita a La
lunga attesa dell’angelo, è una che sa scrivere sul serio: que-
sta volta racconta come una ragazza diventa “soldata”, anzi
comandante di plotone, per autentica passione militare con
tutto il corredo di disciplina, sacrificio, senso dell’onore.

o noidonne | settembre | 2012








< Pericoli in vista

“...n0n evochiamo la ‘forza’: rientreremmo nella logica amico-nemico”

di Giancarla Codrignani

Un’identità paritaria, dunque; che rivela tuttavia che cosa
comporta per le donne: “in missione... il corpo si trasfor-
ma. È come se recepisse un messaggio dal cervello. Non
c’è nemmeno il bisogno di inibirle con una bomba ormo—
nale. Spariscono: le donne diventano soldati, e basta”. In-
fatti le mestruazioni tornano a Manuela quando si innamora
e la storia diventa un’altra storia.
Luisa Muraro (Dio è Violent, ed. N ottetempo) pensa che
lo stato di guerra sia “permanente e normale” e si esten-
da alle gare, alle esercitazioni, alle op—
portunità politiche: lo dice oggi men-
tre, spezzato il contratto sociale, la de-
mocrazia e le sinistre hanno scelto la
guerra “umanitaria”. Ne deriva, da
femminista convinta che l’ordine del-
la violenza sia tutto maschile, una di—
chiarazione: “a chi detiene un potere
quale che sia, io non mi presento di-
chiarando che ho rinunciato all’uso del—
la forza fino alla violenza se necessario”.
Liquidazione, dunque, della nonviolen-
za (ideata e diffusa in tempi recenti da uo—
mini, che non sono mai partiti dalla de-
nuncia della violenza di genere)?
Le provocazioni sono sempre utili e ser—
vono a far pensare. Tuttavia, anche se - o
forse proprio perché - le parole per dire
“violenza” sono tante e non a caso in uso
da sempre (dominio, comando, potenza, potere, hybris,
sopraffazione....), le distinzioni sottili possono essere
pericolose. Il femminismo ha tracciato una storia ben
precisa degli squilibri di potere che hanno penalizzato
le donne, anche se non si propaganda il vittimismo se
si dichiara la “nonviolenza” (dando per scontato che
anche i nonviolenti picchiano la moglie). Non dimenti-
chiamo che nulla di quello che assume ufficialità e di-
ritto ad essere conosciuto è ancora femminile: le
universitarie cercano invano nelle bibliografie dei testi
scientifici dei colleghi il proprio nome, come le madri


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