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Numero 9 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 1


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 1
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Testi pagina 44

talmente seguito Stickney nei vari spostamenti europei per
studiare alcune sue tecniche arpistiche, come l’uso par—
ticolare dei pedali o la posizione delle dita per ottenere
determinate sonorità.

COSA SIGNIFICA PER TE SUONARE L'ARPA? COSA DIRESTI A
UN/UNA GIOVANE CHE TI CHIEDESSE UN CONSIGLIO
SULL'ARPA?

Quando suono sto bene. Ma proprio bene. Spesso mi pas-
sa anche qualsiasi dolore (quando smetto però poi ri-
prende). Suonare è il miglior modo che ho di comunicare.
Io sono una gran chiacchierona, ma sono solo parole.
Quando suono mi sembra di comunicare altro, ad un li-
vello più profondo. L’arpa è sempre stata il mio strumento,
quando studiavo musica classica odiavo suonare per gli
altri, forse perché non era il linguaggio giusto per me per
comunicare quello che avevo dentro. Oggi amo suonare
per chi ascolta e la mia esecuzione cambia moltissimo a
seconda dell’attenzione del pubblico. Ognuno deve tro-
vare il proprio strumento, ma se trovo qualcuno/ a inte—
ressato/ a all’arpa divento una vera promoter. È uno stru-
mento favoloso, suona subito dando grandi soddisfazio-
ni ed è un falso storico che sia difficile! Tutti gli strumenti
hanno le loro difficoltà e dipende sempre a che livello si
vuole suonare. L’arpa è un ottimo strumento per inizia-
re a fare musica, per bambini/e e anche per gli adulti. È
uno strumento un po’ costoso, ma oggi con le arpe cel-
tiche, le arpe da studio, gli affitti e gli strumenti di seconda
mano ci sono arpe per tutte le tasche.

A QUALE REPERTORIO ATTINGI E QUALI SONO I TUOI AUTORI
PREFERITI, ITALIANI E STRANIERI? QUALI SONO I TUOI
SODALIZI MUSICALI, COLLEGHI/E CON CUI AMI LAVORARE?
Scelgo quello che mi coinvolge. Non ho autori preferiti,
mi faccio influenzare da quel che sento e interpreto i bra-
ni che mi piacciono. Certo, tra i miei punti di riferimen-
to ci sono alcuni grandi, come Miles Davis o Bill Evans.
Ma sono come i pilastri di un palazzo, non sempre si ve—
dono. Inoltre mi piace scrivere la mia musica e come di-
ceva appunto Miles, “vorrei diventare il mio musicista pre-
ferito”. Per renderlo possibile devo fare quel che amo di
più, suonare con gli altri. Gli incontri sono la cosa più bel-
la del jazz e anche il motivo per cui mi sono innamorata
di questa musica. Mi trovo a dividere il palco con ottimi
musicisti e con alcuni di questi nascono dei progetti che
durano nel tempo. Penso all’incontro con Elisabetta An—
tonini, cantante romana. Con il disco Nuance e tantissi-
mi concerti negli ultimi quattro anni, abbiamo raggiun-
to una forte intesa sul palco e ci piace molto come la no-
stra musica sta crescendo di giorno in giorno. Penso an—
che al più recente incontro con Max De Aloe. Lui, come

noidonne | settembre | 2012

me, suona uno strumento non molto diffuso ma dalle gran-
di possibilità, l’armonica cromatica: è stimato dalla cri—
tica e amato dal pubblico, ma non ha ancora trovato lo
spazio che meriterebbe nel panorama jazzistico. Suonia-
mo da poco insieme ma da subito c’è stata una forte in-
tesa musicale.

HAI MAI AVUTO PROBLEMI COME DONNA, GIOVANE E
ANTICONVENZIONALE, NELL'AFFERMARTI IN UN MONDO
MUSICALE TALVOLTA DURO, DIFFICILE E DOMINATO SPESSO DA
LOGICHE MASCHILI? TI SEI MAI SENTITA NON RISPETTATA?

I numeri del mondo del jazz non sono a favore delle don-
ne, questo è sicuro. Si guardi un qualsiasi programma di
Festival per capire che le “quote rosa” non sono mini—
mamente considerate. E questo non certo perché non ci

sono valide musiciste in giro. Basti pensare solo in Italia
a Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito, Stefania Tallini, Da-



MARCELLA CARBONI esplora da diversi anni, con te-
nacia e passione, un universo di suoni che raramente ha
visto protagonista l’arpa. Dopo i| diploma, nel 1995, e un
folgorante incontro con I'arpista newyorchese Park
Stickney, la musicista e compositrice cagliaritana ha par-
tecipato con la sua arpa elettroacustica a corsi di per-
fezionamento in Italia e all'estero, alla ricerca di una sin-
tesi musicale. I| risultato è un “equilibrio fra il jazz e la
musica europea, fra scrittura e improvvisazione, tecni-
ca impeccabile e suono affascinante" (l/ Foglio, 18 ago-
sto 2007). Ha collaborato con nomi quali Bruno Tom-
maso, Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Riccardo Zegna
e Roberto Cipelli ed è impegnata in repertori che spa-
ziano dal sou/alla musica elettronica, oltre che in pro-
getti cinematografici e teatrali. Trameè i| suo primo di-
sco da solista, ma la critica l'aveva notata grazie al cd
d'esordio del Nat Trio (Splasc(h) Records). Nel 2008 è
stata l'unica arpista nel Top Jazz della rivista Musica Jazz
(“strumentista dell'anno" e “miglior nuovo talento").

nielle Di Majo, Silvia Bolognesi, Caterina Palazzi e tan-
te altre. E questi nomi sono solo quelli delle donne che
non si sono scoraggiate delle logiche maschili e hanno guar-
dato avanti alla loro musica. Per quanto mi riguarda più
che non rispettata mi sono spesso sentita ignorata, non


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