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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 6

Testi pagina 6

aprile 2009 noidonne6
Sono bastate una campagna elettoraleben costruita e la vittoria di Obama a
riscattare gli americani, oggetto di ri-
provazione collettiva fino a pochi mesi
fa. E' segno che la coscienza profonda
della stessa opinione pubblica sa bene
che si condanna un governo, non gli
abitanti di un paese, anche se responsa-
bili di aver votato male quando hanno
scelto - due volte - Bush. Come italiani
speriamo nell'indulgenza dei popoli del
mondo, visto che all'estero ci definisco-
no come i governati da Berlusconi. Il
che non torna ad onore di nessuno, nep-
pure di quanti più o meno responsabil-
mente gli danno il consenso.
C'è da sperare che gli impegni del
nuovo Presidente reggano. Le crisi eco-
nomico-finanziarie non giovano a nes-
suno, tanto meno ai riformisti che vor-
rebbero usare le difficoltà per cambiare
le politiche di sistema: i vecchi, consoli-
dati poteri continuano a condizionare
la gestione dei bilanci, ricattando sul
gioco intrecciato di produzione e disoc-
cupazione. Molto dipende dalla capaci-
tà di comprensione dei dati di realtà da
parte del popolo. Dice la Costituzione
americana We are the People: noi siamo
la gente. Ma "noi" siamo tanti e la de-
mocrazia non possiede scorciatoie che
evitino di passare attraverso il voto di
maggioranza. Non posso-
no realizzare i progetti se
la gente decide partendo
da sentimenti e interessi
che non sono il bene co-
mune.
Obama ha insegnato
che con due anni di lavo-
ro di base, prevalentemen-
te volontario, e i dollari
arrivati con i telefonini si
vincono i Bush. Anche
con un programma, ov-
vio. Quelli elettorali, però,
se non vengono letti e ca-
piti, possono deludere.
Dietro la bella fronte del
Presidente e l'ottimismo
del We can, i pensieri era-
no già pesanti durante la
campagna. Purtroppo il
populismo ha assunto di-
mensione globale e sta le-
sionando le democrazie:
quando la gente si emo-
ziona troppo e costruisce il "carisma" c'è
da essere preoccupati. Per questo gli
esperti, che sanno quanto sia diventata
complessa la situazione a partire dall'e-
conomia, incominciano a segnalare no-
te di pessimismo sull'effettività di "quel"
programma, proprio perché il Presidente
sta cercando di realizzarlo, ma per fare
questo esige unità e accettazione dei sa-
crifici. La disoccupazione, i sacrifici
quotidiani e le banche salvate con il de-
naro del contribuente possono mettere
in difficoltà il consenso, che regge per-
ché continuano i segnali positivi, la de-
cisione coraggiose in ordine a nuove for-
me di welfare, impegni per la sanità, il
finanziamento della ricerca sulle stami-
nali, per quello che riguarda le donne la
legge Lilly Ledbetter sulla parità salaria-
le. Il mantenimento della fiducia è asso-
lutamente necessario per uscire dalla
crisi e dai guasti della politica di Bush.
Guasti gravi, soprattutto sul piano in-
ternazionale.
Obama aveva scritto nel programma
che era urgente chiudere la guerra sba-
gliata dell'Iraq ma anche che ritirare
truppe richiede una strategia del ritiro.
Inoltre ci si deve ritirare da un paese in
pieno vuoto istituzionale e bisognoso,
paradossalmente, della presenza ameri-
cana per una ricostruzione non a ri-
schio. Il bushismo, che, pur di mostrare
i pugni, ignorava gli scenari e, anzi, li
inventava, ha preparato la ricaduta de-
gli errori sul nuovo Presidente. Il quale
scopre debiti imprevisti nelle pieghe del
bilancio della difesa e si impegna a rea-
lizzarne la totale trasparenza, anche se
il riordino lo renderà più oneroso e ver-
rà sicuramente censurato dai pacifisti.
Si tratta di difficoltà comunicative per il
governo anche a questo proposito, per-
ché contestualmente gli americani ven-
gono a conoscenza della falla truffaldi-
na negli aiuti destinati a
scuole, ospedali, case ira-
chene scomparsi negli im-
brogli militar-politici. Oba-
ma ha condannato la guer-
ra, ma ha anche indicato -
giustamente - che i veri pe-
ricoli sono Afganistan e Pa-
kistan: se gli errori di Bush
non si cancellano, bisogne-
rà inviare 30.000 soldati in
Afganistan, misura che non
è la più popolare, invidiata
solo da Ignazio La Russa,
che preferirebbe essere gene-
rale e si è già sbilanciato a
garantire il rafforzamento
della nostra presenza.
L'esplodere dei conflitti
può essere contenuto solo
con la politica e la diplo-
mazia. Obama sta dando il
meglio: l'offerta del dialogo
e della mano tesa può met-
tere spalle al muro gli ol-
L’altra America. Quella del Presidente
USA Today
Giancarla Codrignani
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