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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 34

Testi pagina 34

aprile 2009 noidonne34
Quando si parla della storia recentedei Balcani, la violenza è un argo-
mento ineludibile. Essa si è manifestata
a diversi livelli e in varie forme. Sono
stati soprattutto a rischio adolescenti e
donne. Quest'ultime hanno vissuto
drammatici episodi di violenza durante
i conflitti che hanno sconvolto i Balcani
negli anni novanta. Oltre ai casi di stu-
pro, che hanno assunto il profilo di veri
e propri strumenti di offensiva interetni-
ca, vi sono state situazioni di sopruso e
di sopraffazione che hanno costretto
giovani donne a prostituirsi. I casi di
stupro e di violenza sono stati decine di
migliaia e raramente i
colpevol i
sono stati
condannati. Il conflitto nei Balcani con
le sue violenze e i suoi orrori ha scosso
la coscienza della comunità internazio-
nale e di riflesso gli interessi dei governi
membri dell'ONU. La violenza sistemati-
ca e pianificata è stata oggetto di dis-
cussione durante la Conferenza sui Di-
ritti Umani tenutasi a Vienna nel 1993.
In tale occasione è stato ribadito che i
diritti delle donne sono "una parte ina-
lienabile, integrale ed indivisibile dei di-
ritti universali". Nei Balcani, la pulizia
etnica e gli stupri di massa, considerati
da sempre come una condotta normale
di guerra, hanno portato alla ribalta il
gender mainstreaming ed alcuni temi
specifici come la violenza, la persecu-
zione e la perseguibilità di questi crimi-
ni. La Risoluzione 802/827 del Consi-
glio di Sicurezza, in accordo con il Ca-
pitolo Sette dello Statuto delle Nazioni
Unite, ha costituito un Tribunale Inter-
nazionale per giudicare e punire i crimi-
ni di guerra, quelli contro l'umanità e i
genocidi nell'ex-Jugoslavia (ICTY): una
pietra miliare nel riconoscimento dei di-
ritti delle donne. Questo Tribunale Inter-
nazionale ha riconosciuto per la prima
volta lo stupro come un crimine contro
l'umanità consumato durante un con-
flitto armato (ved. Statuto del 2000) e
ha sancito una pena per tre militari ser-
bo-bosniaci colpevoli di abuso sessuale
e di riduzione in schiavitù nei confronti
di ragazze rapite e segregate, stabilendo
così il principio dell'inviolabilità della
donna anche in un contesto bellico. Un
caso, tuttavia, che costituisce l'eccezio-
ne e non la regola, se è vero che la gra-
ve e sintomatica lacuna che ha acco-
munato sia l'accordo di Dayton del
1995 per la pacifica-
zione in Bo-
snia sia quello
di Rambouillet
del 1999 che
concedeva ampia autonomia al Kosovo
è stata quella di aver completamente
omesso la questione dei soprusi sulle
donne come criterio di valutazione per
la stabilizzazione e la normalizzazione
delle relazioni interetniche. Tra le cause
più probabili di tale "lacuna" diplomati-
ca, vi è quella dovuta alla pressoché to-
tale assenza di rappresentanze femmini-
li ai due tavoli di negoziazione: nessuna
donna era presente a Dayton, e a Ram-
bouillet ne partecipava soltanto una in
qualità di rappresentante dell'UÇK. Ep-
pure, nel 2001, erano ancora 120mila le
donne sfollate in paesi limitrofi ai propri
luoghi d'origine e poco inclini a farvi ri-
torno, a causa delle continue sopraffa-
zioni compiute ai danni delle minoran-
ze etniche.
Gli stupri di massa avvenuti in Bo-
snia tra il 1992 e il 1995 hanno attira-
to l'attenzione internazionale ed hanno
avuto un profondo effetto su tutta l'ex
Jugoslavia. È in quegli anni che si dif-
fonde un femminismo "balcanico", che
appare in quel contesto perfino meno
radicale del dovuto. Movimenti come le
Donne in Nero ( ene u crnom), che nel
1991 si diffondono da Belgrado in tutta
la Jugoslavia, o i due gruppi B.a.B.e.
(Be Active. Be Emancipated; l'acronimo
corrisponde anche al croato Budi aktiv-
na. Budi emancipirana) e Star Network
(che aiuta le donne impegnate nelle co-
operative locali), entrambi fondati a
Zagabria nel 1994, sono alcuni esempi
dell'attivismo femminista.
A Beiijng (Pechino), la Quarta Con-
ferenza Mondiale delle Donne (1995)
ha sottolineato che "nell'affrontare i
conflitti armati una politica di main-
streaming attiva e visibile insieme ad
una prospettiva attenta al gender de-
ve essere
promossa in tutte le strategie e pro-
grammi di azione". Una breve analisi
del Diritto Internazionale Umanitario
(DIU) rende evidente il bisogno di inte-
grare i diritti universali delle donne nel-
l'implementazione del DIU. Il DIU si oc-
cupa, tra l'altro, della protezione dei
prigionieri di guerra e dei civili durante
un conflitto. Tradizionalmente, l'impat-
to di un conflitto armato cade in modo
sproporzionato sulle donne che costitui-
scono la maggioranza dei rifugiati e de-
gli sfollati (IDPs). Nessuna distinzione è
fatta tra i civili anche se l'esperienza del
conflitto può essere notevolmente im-
portante per l'intensificarsi delle dis-
uguaglianze di genere. Le violazioni che
possono essere definite "gender-specific"
sono i rischi per la salute, il maltratta-
mento nei campi, la malnutrizione, le
molestie, lo stupro ed altre forme di vio-
lenza.
Il conflitto nei Balcani ha ribaltato
l'impianto giuridico ed istituzionale del
Balcani
Stupri = Crimini di guerra, ma...
Cristina Carpinelli


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