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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 15

Testi pagina 15

noidonne aprile 2009 15
III
La via dell'amore
A ogni persona le sue vie d'amore,
ma Luce Irigaray nel suo libro La via
dell'amore (Bollati Boringhieri, 2002),
esplora poeticamente e filosoficamente
le relazioni, le differenze, un nuovo mo-
do di vivere e pensare che coinvolga ar-
te, religione e filosofia. Nel dialogo di
anime e corpi sta la ricetta di una feli-
cità possibile: per "condividere la paro-
la", "essere con l'altro" e "ricostruire il
mondo".
IV
Le sette regole dell'arte di
ascoltare
Ci insegna, anche con esercizi pratici
e piccoli trucchi, le basi della gestione
creativa dei conflitti. Ironia e capacità
di ascoltare possono dare buoni frutti,
parola di Marianella Sclavi, insegnante
di etnografia urbana e antropologia cul-
turale.
1. Non avere fretta di arrivare a delle
conclusioni. Le conclusioni sono la par-
te più effimera della ricerca.
2. Quel che vedi dipende dalla prospet-
tiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere
la tua prospettiva, devi cambiare pro-
spettiva.
3. Se vuoi comprendere quel che un al-
tro sta dicendo, devi assumere che ha
ragione e chiedergli di aiutarti a capire
come e perché.
4. Le emozioni sono degli strumenti co-
noscitivi fondamentali se sai compren-
dere il loro linguaggio. Non ti informa-
no su cosa vedi, ma su come guardi.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore
di mondi possibili. I segnali più impor-
tanti per lui sono quelli che si presenta-
no alla coscienza come al tempo stesso
trascurabili e fastidiosi, marginali e irri-
tanti perché incongruenti con le proprie
certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volen-
tieri i paradossi del pensiero e della co-
municazione. Affronta i dissensi come
occasioni per esercitarsi in un campo
che lo appassiona: la gestione creativa
dei conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascol-
tare devi adottare una metodologia
umoristica. Ma quando hai imparato
ad ascoltare, l'umorismo viene da sé.
Tratto da: "Arte di ascoltare e mondi possibili / co-
me si esce dalle cornici di cui siamo parte"
(Bruno Mondatori editore, 2003).
“I rasoi fanno male; i fiumi sono freddi; l'acido macchia;
i farmaci danno i crampi.
Le pistole sono illegali; i cappi cedono; il gas fa schifo.
Tanto vale vivere…”
Dorothy Parker
Ieri mattina dopo lunga attesa allo sportello della direzione di banca sono riuscita finalmente a varca-
re la soglia di chi decide la dilazione o meno di affidamenti finanziari. Dopo aver esaminato i miei bi-
lanci a prova di virtuosismo amministrativo, il direttore se ne è uscito con un "ma perchè voi donne
non tornate a fare bambini regalandoci un po' di serenità? Lo smarrimento era tale da impedirmi qual-
sivoglia controbattuta. Mi sono detta, care amiche, che ogni giorno il processo alla donna è una pras-
si costante. E che si è camminato molto in salita ma la strada da fare è ancora tanta.. Anche nell'Emi-
lia più progressista. Sono piccole gocce di violenza che si trasformano poi in discriminazione, in disistima culturale, nello stalking
sempre più frequente sino ad arrivare all'aggressione più totale. Iniezioni al curaro che passano nel sangue dei nostri figli, che si tra-
mandano per generazioni e che rendono l'identità di noi donne sempre più confusa soggette all'annichilimento del nostro sé più au-
tentico. Trovo disgustosa la tesi di Susan Pinker che nel suo "Paradosso dei sessi" teorizza la presenza di un ormone che impedireb-
be di progredire nella nostra carriera, lasciandoci fuori dalle stanze del potere. Eppure la maggioranza delle donne in Occidente lavo-
ra. Dotate di talento superano i maschi per numero di lauree e rendimento scolastico ma si fermano un gradino prima della vetta, o
una volta raggiunto il top dicono "ora basta, torno a casa, voglio stare con i miei bambini". Ma certo - dico io - si tratta di donne in-
telligenti che rendono omaggio alle priorità vere della vita, respingendo di essere cloni dei maschi sorretti solo dall'orgoglio e dal ter-
rore di veder a pezzi la loro fragile identità di uomini. La voglia, questa sì regalataci dalla natura di coniugare affetti e lavoro, pubbli-
co e privato, passioni e dovere, è un dono preziosissimo per il futuro del pianeta. Ma ciò non significa che una donna non debba ave-
re lo stesso percorso professionale di un uomo, partecipando ai processi decisionali, coinvolgendosi a più sospinto nella ricerca ac-
cademica, riscuotendo quel successo professionale che fa il paio a quello scolastico. E non credo che un eccesso di ossitocina ci im-
pedisca di affossare la nostra naturale vocazione personale fino in fondo. Sono le condizioni culturali e psicologiche che ci accerchia-
no a farci arretrare per sfinimento. Riducendoci al silenzio
Per un grammo di ossitocina in più
DAVIDE QUERIN, Le antiche sembianze, 1997
41 x 54 cm, courtesy l'artista www.davidequerin.com
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