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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 33

Testi pagina 33

noidonne aprile 2009 33
ocultos, cioè Tagaeri e Taromenane, due
etnie Huaos in isolamento volontario
dalla civiltà nella Zona Intangibile del-
la Riserva Etnica. I danni causati dalle
compagnie petrolifere sono più evidenti
nei villaggi vicini alle strade, resi artifi-
ciosi dall'impronta della civilizzazione,
mentre il tenore di vita tradizionale resi-
ste nelle comunità interne, dove opera-
no missionari e volontari. Lo stile di vi-
ta femminile si adegua alla modernità:
le anziane portano orecchini di legno
che le giovani hanno smesso; nella quo-
tidianità tutte indossano abiti sportivi e
il costume tipico solo per danze tradi-
zionali o nella selva; le ragazze studia-
no o lavorano in città; le più piccole fre-
quentano scuole missionarie o aule fati-
scenti in luoghi remoti. Tra indios il raz-
zismo è impensabile per la riconosciuta
corrispondenza di valori comuni, ma
nel Paese i pregiudizi razziali verso gli
indigeni sono radicati. Gli Huaos riven-
dicano diritti in quanto individui e in
quanto popolo. Non inseguono i sogni
di benessere del mondo civilizzato, ma
aspirano a vivere con dignità, secondo
scelte e valori propri, nel modo corretto
d'intendere la Dichiarazione di Rio su
Ambiente e Sviluppo (1992).
i petroleros costrinsero gli Huaorani
a lasciare la loro terra in cambio
di beni di consumo e agli Huaos
furono commissionati omicidi e
stragi di altre etnie. Accadde dal
1967, dopo la scoperta delle
riserve di petrolio
Breve storia dell'oro nero in Ecuador
La scoperta dei giacimenti petroliferi è stata vissuta dal paese andino come l'im-
magine del progresso e della modernità tanto che il primo barile di petrolio arrivò
nella capitale, nel 1967, accompagnato da una processione quasi religiosa. La storia
dell'oro nero in Ecuador inizia nel 1920 con le prime esplorazioni da parte di com-
pagnie che però non ebbero molto successo fino agli anni '60 quando la multina-
zionale statunitense Texaco-Gulf scoprì una grande riserva di idrocarburi nel nord
dell'Amazzonia ecuadoriana e inaugurò il primo pozzo - Lago Agrio 1. L'entusiasmo
dei primi momenti era legato al progetto nazionalista dell'elite militare che allora go-
vernava il paese ma svanì a breve dato che i contratti di sfruttamento concessi alle
imprese straniere invece di favorire l'economia interna servirono solo ad arricchire le
casse delle compagnie. Le classi dirigenti ecuadoriane progettavano di costruire l'u-
nità nazionale sul petrolio sia dal punto di vista economico che sociale; l'esigenza
era quella di 'civilizzare' e integrare pienamente i popoli ancestrali amazzonici, la
maggioranza dei quali non erano ancora mai stati contattati, e la penetrazione, gra-
zie ad infrastrutture costruite dalle compagnie petrolifere in cambio delle conces-
sioni, nelle zone più remote. Furono i missionari, i coloni e i tecnici, per decenni, i
primi e unici interlocutori delle popolazioni indigene amazzoniche. Negli anni '80,
con il ritorno della democrazia, lo scenario cambiò principalmente a causa della ne-
cessità di aumentare la produzione petrolifera per pagare il debito estero nel frat-
tempo accumulatosi. Inoltre 60 anni di esplorazione ed estrazione avevano deva-
stato l'Amazzonia causando impatti ambientali, morte e malattie tra i suoi abitan-
ti. Si sognavano ricchezze e civilizzazione e si erano ottenuti morte e distruzione.
Cominciarono così i primi conflitti ambientali che culminarono negli anni '90 con la
nascita del movimento ecologista nazionale e con la resistenza indigena in alcune
aree. Cominciò a formarsi l'idea che le stesse imprese dovessero assumersi la re-
sponsabilità degli impatti sia ecologici che sociali derivati dalla loro attività e quin-
di iniziò una relazione nuova tra le multinazionali del petrolio e popoli ancestrali. Si
firmarono accordi nei quali le compagnie si impegnavano a dare lavoro, a costruire
scuole, posti di salute, strade; a regalare motori per le canoe, abiti e persino cibo al-
le comunità in cambio della pace sociale; si misero cioè in atto strategie di control-
lo che però non hanno impedito un crescendo di conflitti e, con l'appoggio del mo-
vimento ambientalista, la denuncia e il blocco delle operazioni di estrazione per
molte multinazionali. I popoli amazzonici hanno mantenuto, durante questi anni,
atteggiamenti tra loro molto differenti che vanno dalla collaborazione con le com-
pagnie allo scontro, spesso anche molto forte, per la difesa della propria terra e del-
la propria cultura; dalla rassegnazione alla quasi completa assuefazione ai costumi
occidentali.
Attualmente malgrado i cambiamenti introdotti nei contratti petroliferi dal nuovo
governo ecuadoriano, il maggior controllo che questo attua, la maturazione politica
delle comunità indigene e i vincoli previsti dalla nuova Costituzione per la riappro-
priazione della sovranità sulle risorse naturali, nell'Oriente del paese continuano ad
esistere 20 blocchi destinati allo sfruttamento petrolifero con un'estensione ap-
prossimativa di circa 200mila ettari ognuno, che sono gestiti, su concessione del
governo, da differenti compagnie o consorzi petroliferi; tra questi è presente l'italia-
na Agip, che opera nel blocco 10. (N.A.)
Rio Pastaza,
affluente del rio delle Amazzoni
Le indios Huaorani / Foto M. E. Di Pietro
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