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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 32

Testi pagina 32

aprile 2009 noidonne32
Nel 1943, a 5 anni, Dayu-ma fu la prima a lasciare
la comunità di Banemo, nel-
l'Oriente ecuadoriano, in fuga
dalle consuete lotte tra tribù
per la contesa del territorio.
Accolta e istruita da una reli-
giosa, fu esibita come "selvag-
gia della giungla" ai telespet-
tatori statunitensi, attirando
attenzione sulla sua gente.
Oggi, al suo posto, la piccola
Wene corre e si lancia sulle
liane, tra alberi e arbusti della
selva, vestita di una sola col-
lana con appeso un dente di
delfino. Dal 1967 la scoperta
delle grandi riserve di petrolio
presenti in quest'area ha inci-
so sul territorio e le condizioni
di vita degli Huaorani. I pe-
troleros li manipolarono per
costringerli o convincerli a
sfollare le terre in cambio di
beni di consumo irrilevanti e
di occupazioni temporanee e
malpagate presso gli impianti; agli
Huaos furono commissionati omicidi e
stragi di altre etnie. L'ingresso nelle
aziende petrolifere, così profondamente
destabilizzante per le comunità della
selva, è stato anche la prima tappa di
un itinerario al femminile. Mentre i gio-
vani erano reclutati sottocosto, le donne
si resero conto per prime dell'emergenza
che le attività petrolifere stavano diffon-
dendo: infezioni cutanee, cefalee, sifili-
de e alcolismo; il cancro, che nelle zone
petrolifere causa il 32% dei decessi (ol-
tre il doppio della media nazionale), è
una piaga soprattutto femminile, come
l'epatite e i danni all'apparato riprodut-
tivo. Di qui la reazione, sorretta dalla
dottrina sociale egualitaria degli Huaos,
che esige rapporti di genere paritari. Le
donne sono mediatrici: trasmettono il
valore della solidarietà familiare e
un'autentica cultura ecologica median-
te usi, prassi agricole e artigianali; vei-
colano la comunicazione tra comunità
tramite radiotrasmittente per saluti, in-
formazioni, rifornimenti e passaggi in
canoa. Tengono un dialogo aperto con
le compagnie petrolifere, anche dopo
aver provocato lo scontro che, tra il
2004-2008, ha portato alla denuncia e
alla sospensione delle attività. Le testa-
te latinoamericane titolarono: "Indigene
dichiarano guerra a Petrobas in difesa
delle loro terre"; "Donne vittime del pe-
trolio e protagoniste della resistenza".
Decise a sottrarre i figli al lavoro sotto-
pagato, consapevoli dei rischi ambien-
tali e sanitari, hanno affiancato e solle-
citato gli uomini nell'opposizione all'a-
pertura dei pozzi al settimo Congresso
del Popolo Huao. La posizione femmini-
le ufficiale fu espressa nel 2005 dall'As-
sociazione delle Donne Wuaorani del-
l'Amazzonia Ecuadoriana, costituita
dal Consiglio Nazionale delle Donne
Ecuadoriane con ruolo propositivo e l'o-
biettivo di migliorare la qualità della vi-
ta difendendo i valori tradizionali. La
Presidente, Alicia Cahuiya, sollecitò la
rescissione dei contratti petroliferi, la vi-
sita del Relatore Speciale per i diritti in-
digeni e la moratoria decennale delle at-
tività petrolifere. Seguirono inchieste,
denunce e manifestazioni a partecipa-
zione femminile. Di pari passo alla lot-
ta contro le multina-
zionali del petrolio,
negli ultimi anni è
migliorata l'offerta
ecoturistica. Gli in-
dios credono che
l'autogestione giovi
alla conservazione
del territorio e offra
opportunità di gua-
dagno. Riservano
ospitalità e premura
a turisti selezionati,
interessati a conosce-
re la realtà locale e
disposti a offrire aiu-
to e assistenza. Il ri-
schio sta nell'even-
tualità che si arrechi
disturbo ai pueblos
Campagna Yasunì
Il Parco Nazionale e Riserva Mondiale di Biosfera Yasuní è la conca amazzonica
con una della più alte biodiversità del pianeta ed è un territorio in cui vivono popo-
li indigeni come i Tagaeri-Taromenani in isolamento volontario. Le prospezioni
petrolifere hanno scoperto, negli ultimi anni, abbondanti pozzi. Il governo ecua-
doriano, con il presidente della repubblica Rafael Correa, ha presentato già nel
2007, davanti al'Assemblea delle Nazioni Unite, una proposta di moratoria estrat-
tiva petrolifera nel campo petrolifero ITT (Ishpingo, Tiputini, Tambococha) che si
trova proprio in una porzione nel Parco Yasunì, il più importante del paese e che
rappresenterebbe il 20% delle riserve nazionali. Il progetto consiste nel non estrar-
re il petrolio a patto che la comunità internazionale compensi l'Ecuador per i man-
cati proventi perlomeno con il 50% dei profitti che avrebbe ricevuto in caso di
estrazione. La mancata estrazione (846 milioni di barili di petrolio) eviterà inoltre
la combustione del petrolio e quindi l'immissione nell'atmosfera di 407 tonnellate
di CO2, per un valore complessivo sul mercato del carbonio di 11,7 miliardi di dol-
lari. Malgrado la buona volontà e l'innovatività della proposta a quasi due anni dal
lancio della campagna ancora non esiste un reale e concreto appoggio da parte
della comunità internazionale anche se alcuni governi dei paesi occidentali hanno
espresso interessamento al progetto. La Campagna è stata lanciata anche in Italia
ed accolta da ONG e Associazioni che si occupano di difesa ambientale. (N.A.)
Ecuador: viaggio nell’alleanza delle diversità / 4
Le indios Huaorani per l’ambiente e lo sviluppo
dell’Amazzonia ecuadoriana Maria Elisa Di Pietro
Attraversando il Rio Tiputini
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