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Numero 4 del 2009

Felici combinAzioni


Foto: Felici combinAzioni
PAGINA 19

Testi pagina 19

19noidonne aprile 2009
Intervista a Stefania Guglielmi, avvocata di Ferrara
nell'Udi dal 2003. Autrice, insieme a Milena
Carone, della proposta di legge 50E50
In occasione del passaggio della Staffetta a Roma, l'Udi
nazionale ha organizzato il Convegno "Simboli e diritto:
cambiamo le regole".
Qual è la riflessione da cui siete partite?
Dal 25 novembre scorso l'Italia è attraversata da un evento
simbolico importante: la Staffetta di donne contro la violen-
za. La grandezza di questa idea è resa chiara dal numero
impressionante di donne e associazioni di donne che, a con-
ferma della necessità di rendersi protagoniste del cambia-
mento culturale, hanno dato la propria adesione e che con-
tribuiscono, con la propria creatività, intelligenza e libertà, a
lasciare il segno del passaggio. È sul percorso dell'anfora che
si colloca il Convegno del 12 marzo scorso, pensato come un
momento di fusione e sintesi dei significati della Staffetta
con la riflessione sul diritto: a dimostrare che simboli e dirit-
to non sono né concetti né temi separabili ma, all'opposto,
si collocano sullo stesso piano, entrambi equamente respon-
sabili della cultura nella quale viviamo e della quale la vio-
lenza sulle donne si nutre. Il Convegno stesso è stato orga-
nizzato come la Staffetta: dopo l'apertura dell'Udi, che l'ha
pensato e organizzato, la parola è stata lasciata alle altre
donne, rappresentanti di Istituzioni o di Associazioni di
donne, affinché la riflessione fosse il frutto di un lavoro
corale.
L'Udi ha richiamato più volte l'attenzione sulla necessità
di rivedere la nostra legislazione permeata dal concetto
di donna quale soggetto da tutelare. Perché? Quali sono
le conseguenze di questa impostazione?
Questa impostazione, tipica degli ordinamenti patriarcali
repressivi - non per niente la tutela del lavoro delle donne e
dei fanciulli risale all'inizio del XX secolo e trova la massima
espressione in epoca corporativa - è stata in Italia teorica-
mente superata dalla legislazione sulla parità, prima, e sulle
pari opportunità, poi, estendendosi dal rapporto di lavoro
ad altri contesti del vivere sociale. A ben vedere, però, anche
la più recente normativa rivela una filosofia protettiva
soprattutto in sede applicativa, laddove cioè viene interpre-
tata e vissuta come legge per le donne o, addirittura, a favo-
re delle donne. L'effetto che ne consegue è, infatti, il conso-
lidamento dello squilibrio, nel senso che la c.d. 'legislazione
sulle donne' è frutto di un'azione politica che non nasce
dagli uomini e dalle donne ma nasce dagli uomini e si rivol-
ge alle donne. Ogni legge che poggerà su tale vizio d'origine
sarà, di conseguenza, una legge poco efficace ai fini di un
vero cambiamento. È chiaro, pertanto, che questo ragiona-
mento si intreccia con il 50E50, ovvero l'altra nostra grande
campagna per la presenza paritaria di donne e uomini nelle
assemblee legislative e, in generale, nei luoghi in cui si deci-
de. Solo se le leggi nasceranno da donne e uomini in egual
misura, infatti, potranno dirsi leggi di tutte e tutti a favore
di tutte e tutti.
Analizzando il tema della violenza sessuata ci si rende
conto di come sia frutto di un intreccio culturale, giuridi-
co, politico, religioso. Quali mosse consideri più urgenti?
In una società democratica la politica dovrebbe tradurre in
diritto la cultura proveniente dalla società. Se così fosse,
oggi avremmo un diritto laico basato sull'autodeterminazio-
ne delle donne e degli uomini.
Ma è ben noto che così non è. Assistiamo, infatti, soprattut-
to negli ultimi anni, ad un utilizzo strumentale, da parte
della politica, di una presunta tradizione culturale cristiana
al fine di chiudere sempre più la società in nome di una esa-
cerbata difesa di valori e principi che non provengono dalle
donne e dagli uomini ma sono imposti da chi ambisce alla
conservazione del potere.
Di questo clima si alimenta la cultura sessista e violenta di
cui è intrisa questa società e che trova espressione, in primo
luogo, nella vergognosa rappresentazione mediatica della
donna, nella bassissima presenza delle donne nei luoghi
decisionali, sia politici sia economici, e nella costante sotto-
retribuzione delle donne nei luoghi di lavoro. La nostra azio-
ne credo debba andare diritta ai poteri politici, poiché solo
da lì può provenire l'impulso decisivo ed efficace per com-
battere ogni forma di violenza sessuata.
Solo quando l'annientamento della violenza alle donne sarà
posto al vertice dell'agenda politica di tutti i partiti e solo
quando la classe politica assumerà seriamente la responsabi-
lità della violenza di genere - invece di limitarsi a proporre
un aggravamento delle pene, dando rilievo alle sole violenze
commesse dagli immigrati - potremo confidare in un vero
cambiamento della società tutta.
Tra simboli e diritto
la Staffetta continua
pagine autogestite dall’UDI a cura di Ingrid Colanicchia
La Staffetta continua...
La Staffetta di donne contro la violenza, dopo aver la-
sciato il Lazio - dove si è fermata per un mese -, il 28
marzo è arrivata in Abruzzo. Qui resterà fino al 4 aprile
quando l'Umbria, con la città di Gubbio, raccoglierà il te-
stimone con un Tavola rotonda e uno spettacolo teatrale
dell'autrice e regista Laura Masielli. L'8 aprile l'Anfora
passerà a Spoleto prima di partire alla volta delle Mar-
che. Per saperne di più sul programma delle iniziative
consultate il nuovo sito www.staffettaudi.org.
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