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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 50

Testi pagina 50

48 Aprile-Maggio 2015
L’esergo in inglese di Amelia Rosselli che apre la raccolta d’esordio di Maria Grazia In-
singa, “Persica” (Poesia 2.0, 2015),
introduce a una scrittura dove il
tratto sperimentaleè fra le caratteri-
stiche più evidenti. La verità è che
Insinga è musicista oltre che poe-
ta, e la sua ricerca di scrittura, in-
tersecata con quella musicale, mira
a condurre chi legge a quel luogo
dove suono e parola sono una cosa
sola, mettendo in trazione, fino a
sentirne scricchiolare le giunture, i
nessi sintattici e le strutture del si-
gnificato, senza mai però scendere
nel gioco fine a se stesso, nell’eco-
lalia fonetica delle così dette neoa-
vanguardie. Vi è, in questi versi, una
tensione all’origine della parola, che
si vena di atmosfere mediterranee,
solari ma aride, a tratti feroci, az-
zurre, liquide, con chiari riferimenti
alla Sicilia, isola natia di Insinga. Gli
elementi primi, la pietra e il mare sui
quali si fondano la Storia, il fuoco e il
cielo che si fanno corpo primordiale
che si apre alla vita, in cerca di una
dimensione compiutamente uma-
na e contemporanea, sono i codici
di questa poesia. Rabbia, acqua,
spaccatura sono i termini che più
ricorrono in questi versi, in modo
tanto evidente da parere ossessivo:
è la spaccatura della pietra, l’aper-
tura dell’antro della terra che si per-
cepisce madre primordiale e matri-
gna della Storia. Da questa frattura,
da questa fessura che ci apre a un
mondo ctonio e che ricorda le La-
tomie di Siracusa, lussureggianti di
verde e di mistero, esce l’acqua di
vena, sibila il suono della poesia,
la fisicità della lingua. È una eco di
parole, di mormorii antichi, inquieti,
a tratti rabbiosi; compare un corpo
nudo, escoriato, fratturato, nel qua-
le si apposta un’umanità ferina, che
sfida il fato e il divino. La poesia
diventa allora graffio, strappo, urlo
in grado di distogliere dalla narcosi
della banalità del quotidiano. Scri-
vere, sembra dire Insinga, è prima
di tutto gesto di incandescente
umanità.
Maria Grazia Insinga nasce in Sicilia
nel 1970. Dopo la laurea in Lettere
moderne con lode, gli studi in Con-
servatorio e in Accademia, l’attività
concertistica e di perfezionamento
e l’insegnamento nelle scuole se-
condarie, si trasferisce nel 2009 in
Inghilterra per poi tornare in Sicilia
nel 2013. Si occupa di ricerca mu-
sicologica - ha censito, trascritto e
analizzato i manoscritti musicali ine-
diti del poeta Lucio Piccolo - suona
in un duo pianistico ed è docente di
Pianoforte presso l’Istituto “Vittoria
Colonna” a Vittoria (Rg). Nel 2015
con la silloge “Persica” vince “Ope-
ra prima” iniziativa editoriale a cura
del sito letterario Poesia 2.0.
Partenogenesi
La tigre voleva solo nicchiarsi nella mano
credo fosse gravida e non esisteva per
questo
alcuna spiegazione. Capire da che parte
fosse entrata era impossibile e all’ora delle
doglie
senza alcun mondo - se non un delta tra le
schiuse –
spaccavo, leggevo a caso le fratture a strisce
il pellegrinaggio, la purezza fulva a me
predestinata.
~
Qualcosa scaraventava sul lato oscuro
- occhi non numerabili là
dove occhi mai erano stati –
e pareva schizzare il corpo
per i cento metri:
io ero l’altrove.
Non scrivere, parlare - scivolano
le pareti, spicciano archi -
ora che rimane tarlatura blu.
Increata a fine verso conficcavi
a pezzi tra le scapole e ancora
a pezzi la notte ci scaraventava.
~
Persica
Sul capo turrito sboccia il pruno
antro di umidi rovelli palme
mai baciate efelidi nate appena
nulla dicono intorno al mondo
né discorrono con parole, suoni
tuttavia avvertono che la bocca
sbocca nella stanza della musica.
MarIa GrazIa
INSINGa
Il graffIo
della parola
Una eco di parole, di
mormorii antichi, inquieti,
a tratti rabbiosi
di Luca Benassi
pp.48_POESIA_apr_mag_2015.indd 48 30/03/15 22.48


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