Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 35

Testi pagina 35

33Aprile-Maggio 2015
GR
AN
B
RE
TA
GN
A
il costume da bagno venne indossato dalla diciannovenne
Micheline Bernardini, ballerina al Casino di Parigi. Seguiro-
no gli anni sessanta, e la moda iniziò ad essere un bene di
largo consumo. Londra era il centro del mondo: la stilista
inglese Mary Quant inventò la minigonna e la modella in-
glese Twiggy fu icona incontrastata di stile. Le tendenze più
diffuse furono i richiami allo spazio, alla pop art e allo stile
hippie. L’invenzione della pillola anticoncezionale e il mas-
siccio ingresso nel mondo del lavoro aprirono per le donne
una strada di maggiore libertà, lastricata ancora però di di-
sparità salariali e di avanzamento di carriera. negli anni ’70
i movimenti e le teorie femministi misero al centro della que-
stione il ruolo della donna nella società, contestando l’uso
di alcuni indumenti come ad esempio i reggiseni, visti come
nuovi limiti imposti alla libertà dei corpi femminili, e al tempo
stesso, rivendicando la necessità di un’autodeterminazione
totale delle donne in fatto di stile. Seguirono gli anni ’80 e
’90, decenni in cui tante donne entrarono in politica e nelle
stanze di comando delle aziende. In quegli anni Il rapporto,
sempre fecondo, tra moda e arte, fu colto magistralmente
da stiliti come Jean Paul-Gauthier e Vivienne We-
stwood e interpretato da icone come Madonna,
Boy George e David Bowie. Gli ultimi 25 anni han-
no visto un’ulteriore rivoluzione con la diffusione
globale delle creazioni di moda, delle sfilate, e
non da ultimo, la possibilità attraverso internet di
comprare direttamente on-line senza passare dai
negozi. La mostra, che si concentra sull’impor-
tanza del fashion nelle società occidentali, lascia
aperti tanti interrogativi, legati soprattutto alla pro-
duzione dei vestiti. Un business milionario, che si
regge sulle fragili spalle di lavoratori e lavoratrici
del sud del mondo, pagati una miseria rispetto ai
profitti che creano: una moda economica e fast
food, consumata senza badare troppo a cosa c’è dietro
un’etichetta “Made in Cambogia”, né a dove finiranno i ve-
stiti che decidiamo sempre più facilmente e velocemente di
buttare, per poterne comprare di nuovi. b
line Pankhurst (che avrà il
volto di Meryl Streep nel film
“Suffragette” in sala il pros-
simo autunno), che scelsero
abiti e fabbricarono oggetti
da vendere per finanziare le
loro campagne, tutti caratte-
rizzati dai colori verde, bian-
co e porpora, (che richia-
mavano i valori di speranza,
purezza e regalità) in modo
tale da essere facilmente
riconoscibili durante le ma-
nifestazioni. Gli abiti erano
volutamente “femminili”, proprio per rovesciare i tanti stere-
otipi che dipingevano le attiviste come volgari e mascoline.
Un contributo molto importante allo sdoganamento della
moda fu dato anche dal magazine Vogue, che uscì per la
prima volta nel 1892 in America e nel 1916 nel Regno Unito,
e dall’apertura nel 1909 di Selfridges, il primo grande centro
commerciale a Oxford Street, dove fare shopping divenne
un’esperienza di socialità. 
Libertà di LavOrare, di avere
una prOfessiOne.
di essere femministe e di scegLiere
L’impatto delle due guerre mondiali sul modo di vestire delle
donne fu impressionante. Moltissime donne diventarono “gli
uomini di casa” sostituendo i mariti impegnati in battaglia,
e al tempo stesso tante di loro iniziarono a lavorare: costru-
ivano armi e navi nelle fabbriche, lavoravano nelle fattorie
e come infermiere direttamente nei vari campi di guerra.
Nonostante i tempi difficili di povertà, soprattutto nella fase
tra i due conflitti, l’industria hollywoodiana creava
un immaginario di divertimento e di fuga dalle dif-
ficoltà, fatto di eroine femminili che veicolavano
un’idea di moda e bellezza che voleva essere,
o quantomeno sembrare, accessibile a tutte le
donne. Le dive del cinema americano come Ma-
rylin Monroe e Liz Taylor, diventarono famose in
tutto il mondo sia come attrici che come icone a
cui ispirarsi in fatto di look. Questo aprì la strada
alla scelta di un abbigliamento completamente
diverso e crebbe esponenzialmente il comparto
tessile: dalla sartoria su misura alla produzione
di massa. Cambiò anche se lentamente il senso
del pudore. Dopo decenni di costumi da bagno
che scoprivano il corpo il meno possibile, nel 1946 Loui-
se Réard lanciò il primo modello di bikini, contenuto in una
piccola scatola. Lo stilista non trovò nessuna modella che
si prestò a sfilare con un indumento così osceno e alla fine
pp.32_33_MONDI_apri_maggio_2015.indd 33 30/03/15 22.43


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy