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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 36

Testi pagina 36

34 Aprile-Maggio 2015
CHE RIDANO
I MIEI OCCHI
ì“Una bimba / si china a raccogliere il mondo / che si rivela
nell’acqua che le corre incontro / che si arricciola sui sassi
e torna indietro / e poi ancora / le corre incontro e mai
finirà / lo stupore…”. Scelti a caso pochi versi rivelano la
cifra della poetica di una donna che non a caso è anche
pittrice di immagini dallo stile elegante e
personale. Infatti è l’indugiare sulle imma-
gini che favorisce lo sviluppo polisemico
del senso. Maria Teresa è una mia amica
e presumo di interpretarne il sentire: scri-
ve di bambine, di figlie che vanno incontro
alla vita e sono le sue figlie, come anche
lei e noi siamo state tutte. Anche le madri
quando erano piccole non si vedevano
crescere, ma si rivivono da grandi perché
con le figlie riscoprono lo stupore di mo-
menti concreti lontani: così tutte le madri,
quella di Maria Teresa, la mia, la tua…. In questa cifra si
manifesta la vena poetica femminile: una donna non igno-
ra la fatica di superare gli urti dei massi pesanti e delle
onde infuriate, ma cerca (e ricerca) di cogliere, comun-
que, a partire da sé, il mondo. Se una ha mente lucida non
si illude: “occorre rischiare l’incomprensione / e cercare
dove nessuno cerca” perché anche quando “la gioven-
tù del corpo” si appanna, “ l’Anima si rinnova”. Possiamo
giustificare le nostre pene, non quelle di nostra madre, che
ha avuto un destino di donna peggiore, perché compre-
so dalla generazione delle figlie solo quando non c’era
più tempo per rimediare. L’ansia di capire di più induce a
chiedere spiegazioni agli illustri filosofi (“pensatrici proprio
non mi viene!”) ma loro stanno lì, dopo troppe parole, con
le braccia allargate davanti al mistero. Si può cercare una
fede, ma le chiese sono distanti, tutte stucchi e apparati e
anche l’organo della musica - che ti aiuterebbe a sentire la
consistenza dell’anima che, nuda, si vuole sentire grande
- è “issato su un balcone con una balaustra ricca di riccioli
e angeli e piccole colonne e candelabri preziosi, col sole
che appare prigioniero di ogni increspatura e che pure sa
fuggire andando oltre, lasciando un’ombra calda e dora-
ta”. Meglio lasciarli tutti lì, “a spiegare” e fermarsi a sentire
battere il cuore (“sebbene non ne capisca nemmeno una
parola”) e pensare alla rovina di torri e cavalieri e disfatte
e, una volta “posata la polvere dei secoli / dietro alle rovine
/ si possa finalmente udire la voce che da sempre grida: /
Vedete! / Era solo una Donna”. È proprio la voce di una di
noi: “siamo tutte uguali / noi che rubiamo il tempo / facen-
do finta / di usarlo”, perché prese dalla vita che amiamo
anche se non è fatta per noi.
Giancarla Codrignani
Maria Teresa Pellegrini Raho
Il nodo alle radIcI
ed. Puntoacapo
TUTTI I COLORI
DEL DOLORE
Una panoramica sulla differente concezione
del dolore nel corso della storia introduce a
una riflessione sul dolore fisico, psichico e
spirituale nel libro di Iris Paxino, per raccon-
tare il dolore come formatore di coscienza,
realtà inevitabile e difficile che tuttavia può
condurci più vicino a noi se stessi e agli al-
tri. La panoramica storico-filosofica muove
dal mondo degli dèi alla cultura cristiana,
arrivando fino ai nostri giorni, quando - con
la scienza e la medicina propense a consi-
derare la sofferenza una serie di sintomi e il
paziente un portatore di sintomi che vanno
eliminati - la volontà di evitare il dolore e liberarsene è diven-
tata la modalità più diffusa e automatica di rapportarsi con
esso. Mentre paziente e medico perdono di vista la totalità
della persona (il primo dimentica che il dolore è qualcosa
che gli “appartiene”, il secondo che dietro una malattia, die-
tro il dolore, c’è “la persona”), il dolore continua ad avere
una dimensione psichica importante che rischia di non es-
sere riconosciuta o affrontata - e non è un caso che nell’era
moderna il dolore tenda a cronicizzare maggiormente. Si è
aperto un abisso tra il dolore come segnale e il suo senso.
Senza dubbio i dolori vanno trattati, ma in assenza di senso
l’Io diventa non Io - si perde -, al contrario di ciò che dovreb-
be avvenire in una comune, se pur dura esperienza di do-
lore, dove attraverso la prova di sofferenza e l’elaborazione
profonda dello stato doloroso si conquista una chance del
divenire e della comprensione.
Bruna Baldassarre
Iris Paxino
VIVere con Il dolore
ed Natura e Cultura
LIBRI
a cura di
Tiziana Bartolini
pp.34 APPRODI_apri_maggio_2015.indd 34 30/03/15 22.43


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