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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
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Testi pagina 45

43Aprile-Maggio 2015
lezionato e che mi aveva sommerso.
Alla fine, c’è stato un momento im-
provviso in cui mi sono sentita pren-
dere per mano e guidare (da lei?). E
il progetto ha preso il via.
Pensi che nelle tue opere
ci sia una visione
del mondo al femminile?
Sono lavori di squadra a cui par-
tecipano uomini e donne, sia in
prima linea che “dietro le quinte”,
e ciascuno apporta il proprio fon-
damentale contributo. Ma è vero
che c’è sempre una particolare
attenzione per la coscienza femmi-
nile e il diritto a fare le proprie scelte in quanto donna, senza
doversi “travestire” come è costretto a fare qualche volto fem-
minile che compare in Festina lente - Affrettati lentamente,
ambientato in un’epoca pericolosamente dominata da uomini
di Chiesa e uomini d’arme. Riflettendoci, in entrambi i lavori
che ho diretto c’è una scena importante che è femminile per
eccellenza: la nascita di una nuova vita, la maternità. Nel cor-
tometraggio Tre la nostra mascotte si chiamava Steno, invece
il neonato ripreso nel lungometraggio, in cui la protagonista è
una poetessa, è stato poi battezzato dai genitori con un nome
che ha suscitato l’entusiasmo di tutta la troupe: Virgilio.
Quali sono, se ne hai, i tuoi principali modelli
di riferimento?
Sono affascinata da chi sa osare e porta avanti un progetto
senza farsi condizionare dal mercato, dalla moda del momen-
to, dalla possibilità di ricevere finanziamenti. Per la rivista Taxi
Drivers ho curato alcuni dossier dedicati a registi coraggiosi
come Pablo Larrain e Steve McQueen. E seguo con interesse
il lavoro di Alice Rohrwacher e delle altre registe italiane. b
GIOVANNA MARINI
MUSICA E TRADIZIONE
Un CD antologico presentato in un concerto
all’Auditorium (Roma) con Francesca Breschi
e le Donne di Giulianello
È sempre un’esperienza ricca e feconda andare ai concerti di Giovanna Marini, la ben nota musicista, folklorista, can-tautrice e ricercatrice etnomusicale (ed ancora molte altre
definizioni si potrebbero dare di lei…) che tanta importanza ha
avuto nella storia, nella raccolta, nello studioe nella trascrizione
dei canti di tradizione orale in Italia. E non solo per motivi musicali
ma anche perché lei, con la sua spontanea franchezza, con la sua
energia mai doma e con la stessa passione di quando negli anni
Settanta suonava al Folkstudio di Roma, porta sul palcoscenico,
insieme alle bellissime canzoni da lei scritte, anche pezzi di storia
sociale, culturale e artistica del nostro secolo. A tali aspettative
ha pienamente corrisposto il suo recente concerto all’Auditorium
Parco della Musica, dal titolo L’Italia in lungo e in largo (legato
al suo neo-uscito CD antologico edito da Finisterre) dove la can-
tautrice si è esibita in coppia con Francesca Breschi, musicista,
cantante ed attrice già componente del Quartetto vocale fondato
dalla Marini nel 1976. Gio-
vanna canta Lamento per la
morte di Pasolini, Ragazzo
gentile, racconta e canta di
Pasolini, e ancora racconta
di come un amico comune
avesse chiesto a Pasolini di
scrivere qualcosa che lei
potesse mettere in musica,
che avrebbe potuto fare da
trait d’union per canzoni come I treni per Reggio Calabria, Terre-
moto urbano ed altre, costituendo un’unica cantata con il nome di
Processo al Palazzo (il titolo degli articoli di Pasolini sul Corriere),
e Giovanna ricorda come il letterato avesse detto che ci avrebbe
pensato ma non avesse fatto in tempo ad
accontentarla perché prematuramente e
tragicamente morì. Ospiti d’onore della se-
rata le ‘donne di Giulianello’, un gruppo di
donne (di cui la più anziana ultranovanten-
ne), che cantano insieme da oltre trent’anni
ed hanno trasmesso nel tempo alla Marini,
legata a loro da un’amicizia pluriennale, i
saperi antichi dei canti contadini tipici del
loro territorio. Senza timore si sono esibite
sul palco dell’Auditorium con grande spon-
taneità e con la potenza delle loro voci che
cantano la terra, lo sfruttamento del lavoro, il
pathos della Passione nella settimana San-
ta. “Queste donne - ha raccontata la Marini
- mi hanno raccontato che una volta trasferi-
tesi a vivere dai campi nella città nuova, molte di loro non volevano
più cantare la Passione, ad esempio, perché non le rappresenta-
va più ma, proprio per questo, ora volevano che noi la cantassi-
mo al teatro, per ‘tramandarla’, perché Gesù Cristo va comunque
rappresentato”. Per fortuna la Marini, che ha ricordato anche la
ricorrenza dell’8 Marzo con un inno di lotta, si è sempre adope-
rata, con la ricerca, le esibizioni e l’insegnamento a valorizzare
e tramandare la vasta ricchezza musicale della tradizione orale
affinché, oggi più che mai, non vada perduta. Fra le altre chicche
dello spettacolo, un’improvvisazione toscana fra un’aristocratica e
una popolana, raccolta da Caterina Bueno.
Elisabetta Colla
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