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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 48

Testi pagina 48

46 Aprile-Maggio 2015
CON LA
DEFLAZIONE
I PREZZI (UN POCO)
DIMINUISCONO
COMUNQUE SIAMO ANCORA
IN UNA FASE DI GRAVE CRISI
L’Istat rileva una leggero miglioramento della defl azione,
registrando una diminuzione dei prezzi del -0,2% rispet-
to al 2014. Noi, comunque, continuiamo a evidenziare la
gravità della crisi che ancora attanaglia l’economia e che,
purtroppo, ormai permea molti aspetti della vita quotidiana
delle famiglie, costrette a modifi care le proprie abitudini.
Solo nel triennio 2012-2013-2014 il calo dei consumi è stato
del -10,7% , cifra che corrisponde ad una riduzione di spe-
sa di circa 78 miliardi di Euro. Il quadro è talmente negativo
che sono stati intaccati persino i consumi vitali: è emble-
matico il caso dei consumi alimentari, che hanno subito un
calo del -11,6% dal 2008 ad oggi.
Ciò che più ci sconvolge è la mancanza di risposte concre-
te ad una situazione gravissima.
“Il Governo non ha avviato gli investimenti necessari a far
ripartire l’economia, né per il mercato del lavoro né per lo
sviluppo e la ricerca. Ma è ovvio che in mancanza di inter-
venti rapidi e incisivi su questi fronti, l’andamento dell’e-
conomia non potrà che peggiorare” dichiarano Rosario
Trefi letti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e
Adusbef.
Il Governo ha il dovere di agire, varando prima di tutto un
Piano Straordinario per il Lavoro che preveda importanti
investimenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, la re-
alizzazione di opere di modernizzazione delle infrastrutture
e messa in sicurezza degli edifi ci pubblici e un programma
per l’incentivazione e lo sviluppo del turismo.
di Viola Conti
DONNE
E CONSUMI
Prima effetto della pressione del movimento delle donne degli anni ‘70 è stata la legge 405/75 istitutiva dei consul-tori familiari per la promozione della salute delle donne e
dell’età evolutiva.
Il legislatore coglieva l’idea geniale del movimento di creare con-
sultori femministi autogestiti per soddisfare la duplice esigenza di
uscire dal modello biomedico di salute, dominato dalla negazione
del punto di vista di genere e quindi intriso di maschilismo e di
rifi utare il conseguente paternalismo direttivo.
Aspetto innovativo era la composizione multidisciplinare dell’e-
quipe consultoriale nella consapevolezza che i fattori sociali sono
dietro le cause biomediche condizionanti la salute. Innovativo era
anche il rifi uto del paternalismo direttivo.
I consultori familiari erano servizi radicalmente nuovi nello scena-
rio della sanità pubblica tradizionale, anticipavano lo spirito che
avrebbe informato la legge istitutiva del servizio sanitario naziona-
le, di tre anni dopo.
Loro fi nalità era la promozione della salute delle donne e dell’età
evolutiva, considerati tradizionalmente soggetti deboli da mettere
sotto tutela. Assumendo che le relazioni di potere si fondano sulla
produzione del luogo comune che chi subisce il potere nei suoi
multiformi aspetti è incompetente e pertanto da guidare, si com-
prende bene perché si può parlare di rivoluzione copernicana.
Tale prospettiva anticipava di dieci anni la Carta di Ottawa (1986)
sulla promozione della salute, caratterizzata dall’obiettivo di pro-
muovere la capacità della persona e della comunità nel controllo
autonomo del proprio stato di salute.
Le leggi regionali conseguenti quella nazionale fornirono schemi
non uniformi per questi servizi, segnali di una certa resistenza a
cogliere lo spirito della legge nazionale insieme all’incapacità di
rappresentare validamente termini di riferimento per delineare stra-
tegie operative coerenti con lo spirito della legge nazionale.
Già nei primi anni Ottanta si evidenziavano le diffi coltà operative
per l’assenza di indicazioni strategiche valide, per la diffi coltà degli
operatori di liberarsi totalmente degli stereotipi assorbiti nella loro
formazione curricolare, in un contesto in cui si andava affi evolendo
la pressione del movimento delle donne dopo le conquiste nor-
mative culminate nella legge 194/78 che, nel legalizzare l’aborto,
riconosceva il diritto delle donne all’ultima parola.
Le diffi coltà operative venivano esacerbate dal clima di ostracismo
palese o latente degli altri servizi intrisi di paternalismo direttivo e
orientati dal modello biomedico di salute.
Diveniva così inevitabile una deriva verso il rischio di autoreferen-
zialità dei professionisti consultoriali, mettendo a rischio la capacità
di operare come équipe (per valorizzare e promuovere le sinergie
e le integrazioni). Si parla di rischio in quanto, nonostante tutto,
lo spirito innovativo seguitava a persistere, come hanno costan-
temente testimoniato molte esperienze sul territorio e le indagini
condotte dall’Istituto superiore di Sanità, che hanno costantemente
evidenziato come i consultori risultano associati a maggiore sod-
disfazione delle donne e a migliori esiti di salute. Nella prossima
puntata le strategie operative.
I CONSULTORI FAMILIARI
DOPO 40 ANNI
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