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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 14

Testi pagina 14

12 Aprile-Maggio 2015
Quando il 25 novembre scorso, Giornata interna-
zionale contro la violenza sulle donne, è stata comunicata la
data del Processo d’Appello, abbiamo chiamato immediata-
mente Lucia Annibali per dirle che saremmo state in Ancona,
come a Pesaro, al suo fianco. Queste nostre ultime vicen-
de hanno inizio con l’aggressione a Lucia il 16 aprile 2013,
avvenuta nella sua casa di Pesaro. Dal primo presidio fatto
davanti al tribunale di Pesaro (30 aprile 2013) eravamo sicure
di essere di fronte all’ennesimo caso di Femminicidio, anche
perché Lucia ai suoi primi soccorritori aveva fatto il nome del
mandante. Non si trattava di semplice aggressione per fur-
to, ma la ragione risiedeva nella relazione con L.V., finita per
volontà di Lucia. L’uso dell’acido ci ha rimandato a pratiche
di paesi lontani dalla nostra cultura occidentale, ma ha con-
fermato la stessa natura della violenza, la volontà lucida di
segnare il corpo delle donne che si sottraggono al controllo
maschile. Lo abbiamo scritto in tanti documenti e volantini
distribuiti nelle piazze, ribadito con la “Staffetta delle donne
contro la violenza” del 2009 e in occasione dei “25 novem-
bre”. Ma nel corpo martoriato di Lucia abbiamo colto tutta la
gravità del gesto e questo ci ha spiazzate. Ed è stata proprio
Lucia ad aprirci lo spiraglio per continuare una battaglia che
altrimenti avrebbe potuto segnare una sconfitta delle donne.
Abbiamo quindi unito la nostra forza che era lì rappresenta-
ta dai nostri corpi e dalle nostre parole politiche a quella di
Lucia che per prima l’aveva esercitata trasformando l’azione
violenta dal solito gioco di “vittima-carnefice” in un’azione di
forza con la denuncia del colpevole e con l’esibizione del suo
volto devastato dall’acido.
Ne abbiamo parlato molto all’UDI e abbiamo distinto il fronte
strettamente personale connotato da aspetti propriamente
emozionali come: solidarietà, sostegno, affetto, compren-
sione del dolore, ma anche sdegno e rabbia. Ognuna si è
sentita in questo madre, sorella, figlia con un sentire empa-
tico chiaramente espresso. Siamo partite da qui, ovvero dai
corpi, i nostri e quelli delle altre, li abbiamo visti, confrontati,
non ci è mai sfuggito di mente che parlare del corpo di Lucia
significasse parlare del nostro corpo, vissuto in uno spazio e
in un tempo determinato.
I presidi dell’UDI hanno messo in moto qualcosa che, all’ini-
zio, non era previsto; hanno dato vita a uno spazio di libertà
inedita in cui è stato possibile esercitare, in modo altrettanto
inedito, un tipo di forza che, unendosi a quella personale-
soggettiva di Lucia, ci ha consentito di riuscire a pensare e
scrivere. Alla fine “io sto con Lucia” è stato il segno con cui
abbiamo voluto farci riconoscere. La forza agìta ha permes-
so a tutte di sentirsi più forti.
Dal fronte collettivo, inteso come bisogno di un ambito in cui
pensarci e di uno spazio simbolico di rappresentazione, sia-
mo pervenute alla constatazione che spesso le donne nella
loro azione politica sono più prese dalle pratiche che dalla
ricerca del senso della costruzione della propria rappresen-
IO STO CON LUCIA
DALLe DONNe LA fOrzA
DeLLe DONNe!
Riflessioni dell’Udi di PesaRo doPo la sentenza della CoRte d’aPPello
PeR la violenza sUbita da lUCia annibali. “sUl banCo degli imPUtati non si eRa
mai sedUto né eRa stato mai nominato il veRo ResPonsabile della violenza:
la CUltURa PatRiaRCale…”
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