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Numero 1 del 2010

2010 non ci resta che ridere


Foto: 2010 non ci resta che ridere
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Testi pagina 6

gennaio 2010 noidonne6
Non vorrei tornare ad Aristotele e ri-numerare i contenitori che dividono
le cose fisiche - la realtà concreta - dal-
le metafisiche - le astrazioni. Siccome
però è stato lui che ha fissato, più o me-
no per sempre, le discipline, vorrei dire
che, come donne, abbiamo fatto bene il
nostro mestiere: il femminismo si è oc-
cupato, nelle sue diverse scuole di pen-
siero, di tutto il sapere, ha sferrato un
duro colpo alla metafisica dell'U-
no, è entrato nell'ermeneutica del-
le scienze (anche se sembra che il
botanico e la botanica operino in-
differentemente), ha posto interro-
gativi all'etica. Ma il capitolo del-
la politica ha messo in questione
esigenze e richieste di genere, non
la natura dei poteri costituiti.
Non dimentico studi interes-
santissimi che, non solo per le au-
trici (tutte abbiamo debiti di rico-
noscenza nei loro confronti), sono
opere politiche. Ma il campo poli-
tico in sé - ripensiamoci - è stato il
terreno in cui siamo state subal-
terne proprio mentre cercavamo
di esprimere la volontà di rifare i
conti con la cittadinanza. Gene-
ralizzando, la dipendenza in
qualche modo obbligata è implici-
ta nel rapporto che il femminismo
ha avuto con la sinistra. Le donne
sono sempre state pronte a coglie-
re gli spazi che si aprivano nell'ambito
progressista per le opportunità delle
promesse di liberazione universale.
Olimpia de Gouges con le altre amiche
scrisse i "diritti della donna e della cit-
tadina" illudendosi che gli illuministi al
potere avrebbero esteso le garanzie di
nuovi diritti, ma il suo femminismo pa-
ritario si manifestò meno nella richiesta
per entrambi i generi di poter salire "al-
la tribuna e al patibolo", che non quan-
do rimproverò a Robespierre l'uccisione
del re, se poi intendeva prendere per sé
il potere assoluto. Sperimentò per questo
il patibolo, ma aveva posto sul piatto il
problema dello Stato. Soltanto un re fa
la monarchia?
Anche nelle rivoluzioni russe furono
presenti le donne, a partire dalla Krup-
skaja, che rimase nella storia solo come
"moglie" di Lenin. Il grande processo tra-
sformativo doveva essere riscatto anche
per le donne incastrate nel ruolo dome-
stico ipertradizionale della Russia zari-
sta. La nuova società nasceva all'inse-
gna del "libero amore" come cultura
nuova delle relazioni; ma, poteva vince-
re il principio femminile della scelta li-
bera e non più soggetta alle decisioni
dei genitori se tutti gli uomini riteneva-
no che la rivoluzione metteva loro a dis-
posizione i corpi delle donne? Lenin in-
tervenne a sciogliere la contraddizione
con il precetto del parroco: non è come
bere un bicchiere d'acqua un rapporto
da cui può nascere un figlio...
A parte una questione che non è solo
privata, tutti i partiti di sinistra proce-
dettero imperterriti ad approfondire in-
terni conflitti in nome del socialismo o
del comunismo "realizzati" senza accor-
gersi che, sia che le donne contribuisse-
ro a realizzare il mondo nuovo, sia che
il sistema comunista dovesse emancipa-
re il sesso debole, non si dava ombra di
realizzazione guardando segreterie poli-
tiche e governi in cui le donne erano
praticamente inesistenti. La libertà tout
court si dà, infatti, a partire dalla
concreta libertà femminile e non
dalla condivisione di qualche in-
carico.
Fortunatamente i discorsi at-
tuali nei nostri paesi si realizzano
in contesti democratici. La regola
aurea del "governo del popolo" è il
principio maggioritario: tutti vota-
no e il 50+1 ottiene la maggioran-
za. Ovviamente con il duro discri-
mine del rispetto delle minoranze.
Per il rapporto uomo/donna non si
danno problemi: ovunque le donne
sono almeno il 51% degli elettora-
ti: invece restano minoranza e si
studiano le misure di tutela dei lo-
ro diritti! L'Unità il 25 novembre
ha intitolato "L'onda rosa arriva a
Strasburgo", per dire l'esultanza di
avere nella Commissione europea
9 donne e 13 uomini (dopo che le
tre precedenti commissarie aveva-
no fatto una denuncia pubblica
per far sapere che "l'Europa non può per-
mettersi di usare solo i talenti, le idee e
le esperienze di metà dei cittadini").
Naturalmente, quando una di loro è
stata nominata Alto rappresentante per
la politica estera, una "sconosciuta"
perché le donne non acquistano fama
politica per quello che fanno, è seguito
il commento senza appello che si tratta-
va di una scelta di "basso profilo".
Sembra che in Italia il Partito Demo-
cratico abbia scritto nel suo statuto che
gli incarichi debbono seguire la regola
del 50/50. Ovviamente c'è stata coeren-
Politica: possibilmente la nostra
Maggioranze imperfette
Giancarla Codrignani


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