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Numero 1 del 2010

2010 non ci resta che ridere


Foto: 2010 non ci resta che ridere
PAGINA 40

Testi pagina 40

gennaio 2010 noidonne40
Il 27 gennaio è il Giorno della Memo-ria, una ricorrenza istituita in ricordo
dello sterminio e delle persecuzioni del
popolo ebraico e dei deportati italiani
nei campi nazisti. Per questa ragione,
"noidonne" ha deciso di intervistare la
scrittrice Helga Schneider, che ha di re-
cente pubblicato "La baracca dei tristi
piaceri" (Salani 2009), un romanzo che
parla dell'esistenza dei bordelli nei La-
ger nazisti. Con questo libro, Helga
Schneider squarcia il velo dell'ultimo ta-
bù, affrontando una delle pagine meno
note del nazismo.
Durante una conferenza, Lei ha det-
to: "Ho guardato tutto per non di-
menticare niente, e poterne poi scri-
vere". E, infatti, Lei è autrice di di-
versi libri sul nazismo e la guerra. Vi
è una ragione particolare che l'ha
spinta a scrivere "La baracca dei tri-
sti piaceri"?
Ho pensato a questo libro per diversi
anni. L'idea mi frullava in testa fin dal
2004-2005, e si rafforzò quando i me-
dia cominciarono a trattare con fre-
quenza il tema della violenza sulle don-
ne. Trovai una motivazione ulteriore nel
fatto che, quando nel corso di una con-
ferenza accennavo ai bordelli esistiti nei
campi di concentramento nazisti, ri-
scontravo ogni volta espressioni di sor-
presa e incredulità, e ciò mi dava la sen-
sazione che fosse un tema assolutamen-
te sconosciuto. Anche questo mi spinse
a scrivere "La baracca dei tristi piaceri".
Ci sono testimonianze di donne so-
pravvissute ai bordelli del Lager?
Sì, e subito dopo la guerra queste
donne erano ancora disposte a denun-
ciare e testimoniare, ma persero presto
l'iniziativa a causa dell'atteggiamento
dei loro compagni di prigionia maschi,
che tendevano a considerarle non vitti-
me dell'abuso nazista, ma semplicemen-
te prostitute che si fecero avanti volon-
tariamente per il bordello per viltà e op-
portunismo.
È possibile tracciare un identikit del-
le donne selezionate per questo me-
stiere all'interno del Lager femminile
di Ravensbrück?
All'inizio dovevano essere selezionate
solo le prigioniere internate come "aso-
ciali", poi si arrivò a scegliere anche le
detenute colpevoli di aver intrattenuto
"relazioni proibite", ovvero con un ebreo
o con un lavoratore forzato straniero.
Non erano, in nessun caso, ebree (esclu-
se per principio), ma tedesche, polacche
o bielorusse al di sotto dei 25 anni.
Quando l'attività al Sonderbau (bordel-
lo del campo di prigionia di Buchen-
wald) le rendeva ormai alcolizzate,
esaurite, sfiancate e malate, queste don-
ne erano semplicemente rispedite al La-
ger di origine, dove finivano per essere
sfruttate ulteriormente come cavie negli
esperimenti sadici dei medici delle SS, o
inviate ad Auschwitz per l'eliminazione.
Qual era, invece, l'identikit dei fre-
quentatori del bordello? Vi erano
delle regole a cui dovevano sottosta-
re per "consumare il servizio"?
I frequentatori erano semplici dete-
nuti del Lager o i cosiddetti prigionieri
"privilegiati", più avanti usarono il bor-
dello anche le SS. L'accesso al bordello
era disciplinato in modo pedante: il de-
tenuto doveva presentare domanda, far-
si inserire in un'apposita lista d'attesa e,
infine, attendere di essere convocato du-
rante un appello. Prima di entrare nel
bordello doveva sottoporsi a una visita,
in realtà solo "visiva", al Revier, l'infer-
meria, e doveva fare una doccia. Se non
aveva il bonus, pagava 2 marchi per il
servizio. Il rapporto non poteva supera-
re i 15 minuti ed era permessa una sola
posizione.
Il bordello era vietato agli ebrei e ai
prigionieri di guerra sovietici, ed era fre-
quentato principalmente da coloro che
svolgevano compiti di sorveglianza al-
l'interno del Lager (decani o kapò).
Erano previste forme di tutela della
salute e dell'igiene della donna? Era-
no utilizzati metodi anticonceziona-
li? Se una donna rimaneva incinta,
cosa succedeva?
Non erano permessi i contraccettivi
per le donne. E se le vittime, malgrado
ricevessero iniezioni per renderle sterili,
rimanevano incinte, erano costrette ad
abortire in condizioni aberranti e senza
anestesia.
È vero che le donne volontariamente
reclutate come guardiane SS nei Lager
erano sottoposte ad un addestramen-
to desensibilizzante per renderle ca-
paci di azioni disumane e criminali?
È verissimo. Me lo confermò perfino
mia madre che era una guardiana ad
Auschwitz-Birkenau.
Rientrava nell'omofobia nazista il
sadismo che gli uomini delle SS eser-
citavano sulle prostitute?
Il sadismo rientrava nell'ideologia
scellerata, feroce e criminale delle SS,
un'associazione che rappresentava una
sorta di Stato nello Stato nazionalsocia-
lista, un cancro all'interno di un cancro.
Come mai i clienti-prigionieri del
Sonderbau, uomini spesso ridotti
pelle e ossa, desideravano fare sesso,
riversando spesso sulle prostitute il
loro senso d'impotenza e odio?
Me lo sono chiesto anch'io. Forse l'i-
stinto sessuale nel genere maschile é l'ul-
timo a morire, essendo talvolta più for-
te della fame, della malattia, della di-
sperazione e della consapevolezza che
in un campo di sterminio nazista si era
comunque condannati a essere elimina-
ti entro breve tempo. Non lo so, si do-
vrebbe chiedere a un esperto in materia.
Intervista a Helga Schneider
Le rose spezzate
Cristina Carpinelli
foto di Rosanna Avogadro


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