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Numero 1 del 2010

2010 non ci resta che ridere


Foto: 2010 non ci resta che ridere
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Testi pagina 4

gennaio 2010 noidonne4
Abbiamo scelto di accogliere i 'primi' 65 anni di 'noidonne'con il sorriso. Anzi, possibilmente con rumorosi e saluta-
ri sghignazzi. I tempi sono duri: la crisi economica è pesante,
cresce la disoccupazione, le tasse aumentano e i servizi dimi-
nuiscono. Che ci sarà mai
da ridere, si potrebbe obiet-
tare. In effetti abbiamo ri-
flettuto e ci è sembrato ne-
cessario, oggi più che mai,
alleviare il carico di preoc-
cupazioni che quotidiana-
mente pesa sulle donne.
Dunque quale migliore oc-
casione di un bel 'complean-
no' per festeggiare con alle-
gria quello che certamente è
un traguardo? Si tratta di un
punto di arrivo che è motivo
di orgoglio e al tempo stesso
rappresenta la possibilità di
cogliere o lanciare tante
nuove sfide. Altro aspetto di non secondaria importanza è la
necessità di trovare nuovi linguaggi, nuove modalità con cui
parlare 'delle' donne e 'alle' donne.
Da troppi anni ci confrontiamo con le stesse problemati-
che, in una riproposizione quasi identica di nodi critici che
non si risolvono. Non bastasse, le poche novità che si regi-
strano sono di segno negativo. Lo sconforto è la prima rea-
zione ma, poichè non abbiamo nessuna intenzione di arren-
derci o di lasciarci sfinire, l'ironia ci è sembrata una delle mi-
gliori risposte. Forse la più accattivante per le giovani, che
con la loro freschezza possono portare nuovi sguardi che sia-
mo pronte a raccogliere e a fare nostri, forse interessante an-
che per le donne più mature
che possono rileggere e nar-
rare di nuovo la loro storia
con la leggerezza che la vita
vissuta può regalare. Nasce
così l'idea del concorso 'No-
te Satiriche' per vignette e
micro-racconti, puntando a
giocare con la satira e la
brevità, in antitesi a una
certa tendenza femminile a
indugiare sulle parole e
scarnificare sensi e signifi-
cati. Un concorso riservato
solo alle donne, cosa che ha
suscitato qualche critica
(da parte di uomini) eviden-
temente interessati a partecipare, ma che abbiamo rigettato...
naturalmente sorridendo. Non siamo solite escludere l'altro
genere, però quando abbiamo bisogno di spazi autonomi
sappiamo ricavarceli. E difenderli. Se la sfida della società
della comunicazione multimediale è giocata sulla velocità e
sulla sintesi, noi cerchiamo di coglierla e di 'essere dentro' per
dire con linguaggio di donna, rinnovato, quello che ancora
oggi riteniamo abbia valore.
I nostri primi 65 anni
Cara direttora
Tiziana Bartolini
Vorrei aggiungere qualcosa alla lettera apparsa sul n. 9 di
settembre 2009 su un tema così significativo come la misogi-
nia congenita della lingua - quella italiana in particolare (in
questo caso messa in evidenza dalla parola "prostituta" e
suoi sinonimi di cui non c'è un corrispettivo del maschio che
va a prostitute se non la ingegnosa perifrasi "utilizzatore fi-
nale"). Sono quindi d'accordo soprattutto sulla necessità di
reinventarci un linguaggio più appropriato, visto che quello
che abbiamo è fortemente segnato dal maschile. Divertente
anche la risposta con la proposta provocatoria di lanciare un
concorso per neologismi ad hoc. Ma io aggiungerei la propo-
sta di un "osservatorio" stabile per monitorare il linguaggio,
la pubblicità, le trasmissioni radio, da segnalare sulla rivista
e magari far circolare in rete, in modo da risvegliare la sensi-
bilità, alquanto assopita, nei confronti di queste forme di mi-
soginia, anche in donne consapevoli e sensibili. Ogni tanto
qualcosa del genere succede. Un esempio recente: la conte-
stazione da parte di gruppi di studentesse del manifesto raf-
figurante tre provocanti ragazze vestite in maniera succinta e
con espressioni ammiccanti, per pubblicizzare le tre universi-
tà romagnole, giudicato lesivo della loro dignità professiona-
le. Meglio ancora sarebbe poter disporre di testate radiofoni-
che e televisive, ma questa pare ancora utopia! È evidente
che, senza gli strumenti per farsi sentire, possiamo protestare
fra noi e sfogarci, ma la cosa finisce lì. Ed è per questo che
sembriamo complici e assenti, anche se le nostre brave gior-
naliste di alcuni quotidiani e riviste (penso a Natalia Aspesi,
Lea Melandri, Ida Dominijanni e a Noidonne stessa) non si
lasciano sfuggire occasione per stigmatizzare e mettere in evi-
denza questo genere di cose.
Anna Zoli
Scrivo per esporre una mia idea che riguarda... lo sfrutta-
mento delle donne nella prostituzione. L'ultima legge varata
su tale argomento è soltanto una vergogna. Non si risolve af-
fatto il problema. Così come nessun'altra legge è riuscita a
trovare una cura efficace contro questa piaga umanitaria
mondiale. Forse c'è una soluzione: si può marginare il proble-
ma cambiando attitudine nel modo di pensare delle persone,
soprattutto di quegli uomini che per soddisfare i loro appeti-
ti sessuali impongono questo stato di cose. Finché c'è doman-
da, ci sarà sempre l'offerta, come detta la legge economica.
La mia idea non tende a risolvere il problema, non ho i mez-
zi né le conoscenze per farlo. Molto modestamente vorrei


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