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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 8

Testi pagina 8

6 Gennaio-Febbraio 2016
La concessione dell’eucarestia ai divorziati e il consenso al matrimonio degli omosessua-
li: nel Sinodo della famiglia che si è
concluso ad ottobre questi, fra gli
altri, gli argomenti di discussione più
delicati e problematici che, infatti,
hanno trovato voce anche nei media
dove le indiscrezioni giornalistiche
hanno riferito di uno scontro aspro
fra conservatori ed innovatori. Fra i
primi, autori di una lettera di protesta
contro il metodo sinodale adottato da
papa Francesco, ritenuto troppo de-
mocratico; fra i secondi l’arcivescovo
Claudio Celli (“Prendiamo il caso dei
matrimoni falliti: non stiamo parlando
di oggetti ma di uomini e donne che
soffrono. E lo stesso vale per i gay: la
Chiesa non giudica ma soccorre”) e
il vescovo Domenico Mogavero (“Ci
sono preti gay che consacrano se
stessi nel celibato e lo vivono serena-
mente in una vita equilibrata”), parole
che confermano la linea papale: non
LA SOTTILE DIFFERENZA
TRA DOTTRINA
E MISERICORDIA
Quando Francesco
ha detto “chi sono
io per giudicare?”
non si riFeriva
alla omosessualità
ma al singolo
omosessuale
di Stefania Friggeri
giudicare, accogliere (“Guardiamo-
ci dall’avere un cuore duro che non
lascia entrare la misericordia di Dio”)
ma, contemporaneamente, rispetta-
re la dottrina. E infatti in nome della
misericordia Bergoglio, attraverso
un Motu Proprio che ha semplificato
le procedure processuali, ha affida-
to ai vescovi l’esame di nullità dei
matrimoni falliti affinché i divorziati,
dopo un percorso di tipo penitenzia-
le, possano accedere all’eucarestia.
Una soluzione sagace che, senza
rinunciare al principio dell’indissolu-
bilità del matrimonio, permette di ri-
accogliere nella Chiesa questi fedeli
reietti grazie all’adozione di un nuovo
paradigma: “la fecondità degli sposi
in senso pieno è spirituale”; ovvero:
un’elaborazione più ampia del signifi-
cato di fecondità ha allargato “il cam-
po semantico” del termine “procreati-
vo” fino ad includere alcune forme di
“fecondità spirituale”. La vita di cop-
pia è già feconda nel suo darsi per-
ché è dono di sé per l’altro. Genera
valore aggiunto… il noi emerge dall’
io-tu come qualcosa di nuovo” (Bro-
gliato, Migliorini). Anche il magistero
della Chiesa dunque ha compreso
infine che la bellezza dell’unione ma-
trimoniale non si limita alla fecondità
biologica ma germoglia dalla gene-
razione del noi. Si legge in “Razzi-
smo e noismo” di L.L.Cavalli Sforza
e Daniela Padoan: “(un sentire) in
cui la sensibilità e la compassione
indicano una possibilità di essere
chiamati fuori di sé, a immedesimarsi
con l’altro non per possederlo né per
difendersene o trarne vantaggio….
ma per dargli il sostegno della pre-
senza”. Se il Motu Proprio mantiene
di fatto inalterata la dottrina e la pote-
stà del foro ecclesiastico sull’istituto
matrimoniale, la tradizione fa sentire
il suo peso anche intorno al tema del-
la omosessualità. Quando Francesco
ha detto “Chi sono io per giudicare?”
non si è riferito alla omosessualità ma
al singolo omosessuale, ovvero ha
ribadito la distinzione fra la dottrina
e la misericordia, una parola-chiave
che esprime l’ascolto e la sollecitudi-
ne della Chiesa verso chi soffre, pur
sempre nel rispetto della norma ge-
nerale che rimane immutata. Nono-
stante siano numerosi gli studi, l’ezio-
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