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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 18

Testi pagina 18

16 Gennaio-Febbraio 2016
L’UTERO È MIO E…? | 1
di Silvia Vaccaro
La “scandaLosa inversione tra vita e poLitica”: un mondo creato
a partire da sé. maternità surrogata e moLto aLtro neLLe rifLessioni
di Lea MeLandri in vista deLL’incontro di paestum
“È vero, raramente il femminismo è stato così di-viso come oggi su entrambe le questioni, forse perché sono strettamente connesse. Ma, come
sempre accade quando nascono divergenze, capita anche
di trovarsi davanti a condivisioni inaspettate. È il mio caso”.
Così risponde Lea Melandri, voce autorevole e sempre
originale del femminismo italiano, che incontriamo durante
il suo laboratorio di scrittura di esperienza presso la Casa
Internazionale delle donne di Roma. Il suo richiamo alle di-
vergenze e alle condivisioni all’interno del movimento fem-
minista risponde a una mia sollecitazione sui due temi che
dividono profondamente le militanti: la prostituzione e la ge-
stazione per altri, su cui si è scatenato un ampio, e talvolta
aspro dibattito all’indomani della pubblicazione dell’appello
del gruppo Se Non Ora Quando Libere in cui si chiedeva
alle istituzioni europee di sancire un divieto assoluto rispet-
to alla possibilità di ricorrere a questa pratica. “In posizione
critica da tanti anni rispetto al pensiero di Luisa Muraro, nel
caso della ‘gestazione per altri’ sono d’accordo con lei: lo
considero uno sfruttamento della capacità procreativa del
corpo femminile, con l’aggravante ‘di classe’. Sappiamo
bene quanto possa essere condizionante in questo caso la
povertà. Provocatoriamente, lo chiamerei proprio ‘utero
in affitto’, per sottolineare che restiamo nella concezio-
ne più antica del corpo della madre come ‘contenitore’,
dimora, luogo di passaggio, e non come l’esperienza di una
singolare unità a due, che segna la vita della donna come
dell’essere che cresce dentro di lei, e che si può ipotizzare
all’origine della differenziazione che abbiamo ereditato tra
l’identità di un sesso e dell’altro. Il femminismo è stato per
me innanzi tutto presa di coscienza di quanto avesse pesato
sulla cancellazione della donna come persona, individualità,
la sua riduzione a corpo, sessualità al servizio dell’uomo e
obbligo procreativo. Da questo punto di vista penso che il
processo di liberazione da modelli imposti e purtroppo inte-
riorizzati, per non dire incorporati, sia soltanto all’inizio. Avere
oggi, come ricaduta dell’emancipazione, una maggiore pos-
sibilità di scelta, uscita dalla passività - ad esempio l’uso del
proprio corpo per finalità diverse (successo, denaro, potere,
ecc.) - non significa tout court ‘essere libere’ di scegliere.
Detto questo, preciso che non chiedo nessun divieto per
legge, ma solo che si continui a discuterne senza cedere
a facili contrapposizioni”.
LA POLITICA
anomala
DEL FEMMINISMO
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