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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 39

Testi pagina 39

37Gennaio-Febbraio 2016
HeforShe spiegato al mondo da Emma
Dal discorso di Emma Watson, ambasciatrice di buona volontà del-
le Nazioni Unite, per lanciare la campagna HeforShe (20 settembre
2014). “… Vogliamo provare a spronare quanti più uomini e ragazzi
possibili ad essere dei sostenitori del cambiamento e non vogliamo
solo parlarne. Vogliamo provarci ed essere sicuri che sia tangibile.…
Dovremo smettere di definirci l’un l’altro in base a cosa non siamo e
cominciare a definire noi stessi secondo chi siamo. Possiamo essere
tutti più liberi e questo è ciò di cui si occupa HeforShe. Riguarda la
libertà. Voglio che gli uomini prendano su di sé questo impegno, affin-
ché le loro figlie, sorelle e madri possano essere libere dai pregiudizi,
ma anche affinché i loro figli possano avere il permesso di essere an-
che loro vulnerabili e umani e, così facendo, diventando una versione
veritiera e completa di loro stessi. …”
Onu. Lo sapevi che...
Il prossimo Segretario Generale della Organizzazione delle Na-
zioni Unite (Onu) potrebbe essere una donna. Alla scadenza del
mandato di Ban Ki-moon, attuale titolare dell’importante incarico
internazionale, cioè alla fine del 2016, l’avvicendamento potrebbe
infatti innovare il genere prescelto. Continuano le prese di posizio-
ne in favore di una donna alla guida dell’organismo più influente al
mondo, fondato nel 1945 dai primi 51 paesi aderenti. Quali posso-
no essere i nomi delle favorite?
Eige. Il report…
L’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE) ha
pubblicato il report Gender Equality in Power and Decision-
Making, che analizza l’attuazione della piattaforma d’azione
di Pechino negli Stati membri dell’UE per quanto riguarda la
parità di genere nelle posizioni decisionali all’interno delle isti-
tuzioni pubbliche, economiche e sociali tra il 2003 e il 2014.
Il report presenta inoltre nuovi dati sui processi decisionali nelle
organizzazioni sportive. Mentre a livello politico le donne occupa-
no un terzo delle posizioni più importanti, in ambito finanziario la
situazione è molto diversa: gli uomini dominano le banche cen-
trali, i ministeri delle finanze e i cda, con una sola donna ogni 25
posizioni apicali. b
dicembre, non fa infatti mistero della lunga strada che anche il
mondo dello sport deve compiere per essere più women friendly.
Anche perché tutti sanno, e gli uomini che parlano dal podio
ne paiono convinti, che l’abbandono delle discriminazioni, del
modello a trazione machista, della subcultura della disparità
accresce la salute collettiva dell’intera comunità, la sua econo-
mia, la sua cultura, il suo equilibrio. In una parola, la sua felicità! 
Cambiare la cultura, si sa, è opera improba ma, dai e dai, si può
effrangere qualche cardine arrugginito. Magari iniziando proprio
da dove i pregiudizi vengono, forse non per scelta, istillati: la
scuola. Ecco quindi giungere all’uditorio l’impegno ed il soste-
gno del Miur (ministero istruzione università ricerca) presente
con la sottosegretaria Angela D’Onghia, ad attuare la legge 107
del 2013 per l’educazione alla parità. Ed ecco le parole semplici
e chiare di un atleta coi fiocchi e due volte campione mondiale
di nuoto, Filippo Magnini, che vuole “metterci la faccia” avendo
la fiducia di poter sensibilizzare il mondo dello sport ad esse-
re ‘HeforShe’. Tre brevi paroline, “già pronunciate da centinaia
di migliaia di uomini nel resto del mondo” rivendica orgogliosa
Simone Ovart di UN Women la cui impresa è stata fin qui far
riconoscere a tanti uomini che “l’eguaglianza delle donne è un
diritto umano fondamentale che avvantaggia tutti”.
Ma si sa, l’educazione o la rieducazione ha tempi lunghi. Me-
glio attrezzarsi anche con qualche spot che ‘scuota’ le co-
scienze degli adulti. Pubblicità progresso ne ha lanciati due,
proiettati entrambi durante l’incontro. Con l’espediente della
telecamera nascosta essi mettono a nudo una realtà fatta di
stereotipi, di volgarità offensive e vigliacche, sempre dirette a
modelli di donne che non esistono più.
Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato la prima personalità
a prendere la parola nella storica ed affollata e sala senatoriale. Ci
piace però parlarne a chiusura di questo articolo perché non era
mai capitato che una così alta carica istituzionale, incarnata da un
uomo, usasse parole cosi nette, definitive: “lo studio ‘Stereotipi, ri-
nunce e discriminazioni di genere’ presentato dal Dipartimento
Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e
dall’Istat ci consegna il ritratto di una nazione dove gli stereotipi
sessisti sono tuttora duri a morire. Ci dice, infatti, che, nonostante
per il 40 per cento dei cittadini le donne subiscano evidenti discri-
minazioni di genere, un italiano su due ritiene che gli uomini siano
meno adatti ad occuparsi delle faccende di casa e la metà della
popolazione trova giusto, in fondo, che in tempo di crisi i datori di
lavoro debbano dare la precedenza ai maschi. In ambito lavorativo
le donne sono più svantaggiate nel trovare una professione ade-
guata al titolo di studio, nel guadagnare quanto i colleghi maschi,
nel fare carriera e conservare il posto di lavoro. Infatti il 44,1% delle
donne contro il 19,9% degli uomini ammette di aver rinunciato ad
opportunità per essersi dovute occupare della famiglia e dei figli”.
Ben venga perciò, diciamo noi insieme a Grasso “ogni azione
tesa a ridurre il divario di genere. Purtroppo ce n’è ancora
estremo bisogno. Anche nelle società più evolute”. 
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