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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 37

Testi pagina 37

35Gennaio-Febbraio 2016
F
rancesca Prestia è una maestra-cantastorij calabrese
impegnata. Vive a Catanzaro ed è autrice di una ballata
dedicata a Lea Garofalo, una delle donne di Calabria che
ha detto no alla ‘ndrangheta, pagando con la vita la sua
scelta. La canzone è stata scritta tre anni fa, quando ancora nes-
suno conosceva la storia di Lea. Era l’inizio del processo per il
suo atroce assassinio. Tra le altre sue composizioni c’è una ninna
nanna, composta dopo la lettura di una lettera inviata ad una delle
figlie da Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia di Rosarno.
Quando e perché hai scritto la ballata per Lea?
L’ho scritta tre anni fa, composta di getto, quando ancora nessu-
no conosceva Lea. Eravamo all’inizio del processo e della bat-
taglia condotta da Denise. La cantai per la prima volta davanti
al primo magistrato a cui Lea aveva chiesto aiuto e poi il primo
maggio con le donne della Cgil con Susanna Camusso e da lì è
stato un crescendo, compresa l’apertura della manifestazione di
Se non ora quando. Per me raccontare la storia di Lea è raccon-
tare il dramma di noi donne calabresi, mamme che abbiamo figli
e viviamo in Calabria, vicino alla ‘ndrangheta. Non ho conosciuto
Lea, ma ho incontrato la madre, nell’ultimo anno della sua vita, la
sorella Marisa, il cognato e i nipoti. Sono stata a Petilia Policastro,
il suo paese natale ed anche Pagliarelle, dove vivevano. Lì ho
visto anche la sua casa.
Di recente, c’è stata una petizione su Avaaz per chiedere al
regista Tullio Giordana di mettere nella fiction la tua ballata.
Com’è andata?
Appena si è diffusa la notizia della fiction di Giordana su Lea (an-
data in onda a novembre n.d.r.), tutti cominciarono a chiedermi su
Ci sono tanti Modi di dire no alla ‘ndrangheta. la Maestra-cantastoriE Calabrese riCorda
Con la MusiCa il saCriFiCio di LEA GARofALo
francesca Prestia
E LA BALLATA PER LEA
di Mirella Mascellino
facebook se ci sarebbe stata la mia ballata. All’inizio non risposi a
nessuno, ma vedendo che le domande erano tante scrissi un post
in cui raccontai i contatti che c’erano stati con la produzione nel
corso della lavorazione della fiction, contatti che non hanno avuto il
risultato sperato, cioè di utilizzare la mia ballata per quella produzio-
ne. A partire dal mio racconto su facebook mi ha chiamata una si-
gnora che non conoscevo, Maria Grazia Simari - che mi aveva sen-
tito cantare in vari concerti ed era mia fan - e mi chiese se poteva
fare una petizione. La cosa mi commosse e lasciai fare. Insomma,
si voleva dire a Giordana che noi donne della piana di Gioia Tauro ci
sentivamo rappresentate da questa canzone per Lea.
Tu canti in lingua grecanica. Come nasce questa passione
che ti ha perfino fatto cantare con Roberto Vecchioni?
L’incontro con Vecchioni avviene grazie al suo produttore Danilo
Mancuso. Il grecanico è la lingua evoluta dalla Magna Grecia ai
nostri giorni. Io sono stata affiancata dal poeta Salvino Nucera. Si
parla ancora in cinque o sei paesi della Calabria. All’interno del
parlato ci sono dei termini arcaici che risalgono all’epoca dorica,
presenti solo in alcune opere di Eschilo, di Sofocle e di Euripide,
cioè parole che non usano più i greci di oggi, ma che usano in
questi paesini della provincia di Reggio Calabria. Perciò quando
Vecchioni ha saputo che io avevo composto questo duetto d’a-
more ha voluto sentirlo e poiché gli è piaciuto l’abbiamo cantata
insieme. Sono salita a Milano, abbiamo provato, registrato e poi
siamo andati a MusiCultura. Ho provato un’emozione inenarra-
bile. È stato un danzare e un cantare. Sembravamo due inna-
morati. Vecchioni mi ha detto:“Francesca stasera abbiamo una
grande responsabilità, cantiamo l’amore”. b
Per info www.francescaprestia.it
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