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Numero 1 del 2016

L'utero è mio e....? Maternità surrogata


Foto: L'utero è mio e....? Maternità surrogata
PAGINA 32

Testi pagina 32

30 Gennaio-Febbraio 2016
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Secondo l’indagine governativa pubblicata nel 2014 che prende in considerazione più di 20mila intervistate, il 36% delle donne sposate con un’età compresa tra i 15 e i 49
anni ha subito violenza fisica o psicologica tra le mura di casa.
L’aguzzino è il marito per il 64%, ma a questo si aggiunge il
26% di chi viene maltrattata dal padre o patrigno ed il 30%
di chi subisce violenza da parte della madre o matrigna.
La ricerca, che incrocia diverse variabili tra cui età e livello
di istruzione, evidenzia tuttavia un dato già ben noto. La
violenza è presente soprattutto dove le condizioni di vita
sono al limite della povertà. E più una donna è povera, più
sarà soggetta ad atti di violenza.
Se poi alla povertà si aggiungono tutta una serie di fattori
come la paura, l’incapacità di reagire personale e la man-
canza di giustizia il quadro che ne viene fuori è sicuramen-
te poco tranquillizzante, come sottolinea Magda Adly, di-
rettrice del Centro El Nadeem che da anni si occupa della
riabilitazione fisica e psicologica di chi subisce violenza.
“Tutta una serie di cose permettono il perpetrarsi della vio-
lenza contro le donne in Egitto. Non ci sono solo la paura e la
vergogna. C’è anche lo scarso impegno da parte delle istitu-
zioni e del sistema giudiziario a tutelare quanto si dovrebbe
le vittime” dice Magda Adly, e continua “la realtà è anco-
ra più dura da accettare quando persistono idee retrogra-
de che mal si declinano con una possibile emancipazione
femminile. Persistono ancora atteggiamenti di forte retaggio
maschilista e un uomo si sente in diritto di picchiare la pro-
pria moglie se il pranzo non è preparato o addirittura se una
pietanza è troppo salata”.
Il punto è proprio la difficoltà di de-
nunciare in una società nella quale è
forte l’autorità maschile.
Per questa ragione non tutte le donne
egiziane sono in grado di allontanarsi
da casa con i figli e chiedere il divor-
zio e tanto meno di rivolgersi alle for-
ze dell’ordine.
“Una volta che le vittime trovano il coraggio, è fondamen-
tale dare loro tutto il sostegno possibile” sottolinea Magda
Adly, perché “la capacità delle donne di fronteggiare la vio-
lenza subita dipende anche dal sostegno che ricevono. Ma
prima di tutto è fondamentale aiutarle a recuperare l’auto-
stima ed il pieno senso di loro stesse”.
Parliamo di un sostegno che dovrebbe venire prima di tutto
dalla famiglia di origine, ma che purtroppo non è scontato:
“quando i genitori delle donne maltrattate si trovano a vivere
in condizioni di povertà, impossibilitati ad aiutare, sono loro
stessi a spingere le figlie ed i nipoti a rientrare a casa, nono-
stante le violenze”.
La mancanza di indipendenza economica e la paura re-
legano le vittime in un angolo, anche
per la paura di perdere i figli.
E alla luce di tutto questo, come si com-
porta la legge per aiutare le vittime di
violenza domestica, cioè le vere parti
lese?
“Di solito per segnalare la violenza su-
bita, una donna deve recarsi in ospe-
dale per farsi visitare ed ottenere il re-
VIOLENZA DOMESTICA
TRA POVERTà E PAURA
Da anni le associazioni femminili egiziane si battono perché si parli
Della violenza Domestica e perché si affronti concretamente.
la testimonianza Di MAgdA Adly, Direttrice Del centro El NAdEEM
di Zenab Ataalla
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