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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 9

Testi pagina 9

7Giugno 2015
Dopo l’ennesimo schiaffo morale, oggi mi dedico alla tirchieria! In cui non v’è dubbio che tutti si im-
battono, tirchi compresi, e allora sai che
guerre! Mia madre mi ha sempre detto ‘Chi
è avaro coi danari lo è anche nei sentimen-
ti’. Mio padre ha sempre ribattuto ‘Meglio
non avere cose da difendere, tranne la pro-
pria dignità’, che tradotto significa meglio
non accumulare, meglio non avere un’am-
bizione sfrenata, meglio non ‘arricchirsi’
perché si perde la libertà, perché l’obiettivo
diventa il portafoglio. E lui, papà Alfio, che
di cose importanti ne ha fatte un bel po’, è
riuscito a vivere così, condividendo tutto in
nome di un principio sacrosanto: ‘Quel che
non serve a te, serve a qualcun altro’. Leggi:
‘Vivi dell’essenziale e con decoro, e se hai la
fortuna di avere di più, dallo ad altri’. Sep-
pure talvolta imbrigliata in questo Vange-
lo laico, ho effettivamente sempre avuto
disprezzo per gli avari, che poi, che vita
fanno? A contare pezzi di carta e monete.
Ma per cosa? Non c’è bisogno di leggere il
capolavoro di Molière, L’avaro appunto,
per sapere che la ‘roba’ porta solitudine
e incapacità di vivere relazioni normali.
Penso ai tirchi come alle persone ossessio-
nate dalla dieta. I primi contano i danari, i
secondi le calorie. I primi guardano al se-
gno più, gli altri al meno. Entrambi vivono
male. Io, una volta, decisa a dimagrire, ho
fatto una scheda con la mia alimentazione
settimanale. Pensavo di potercela fare con
1200 calorie al giorno e così non ho man-
giato un piffero per quasi un mese, durante
il quale ho trascorso molto tempo a letto
perché troppo debole per alzarmi. E in uno
di quei giorni, adrenalinica perché sarei
andata a fare la spesa, davanti a un sacchet-
to dell’aspirapolvere inserito nella lista, ho
cercato non il prezzo, non i modelli com-
patibili, ma... la quantità di calorie! Da quel
momento, ritrovata la ragione, ho deciso
che nei periodi in cui ingrasso apprezzo le
donne in carne; quelli in cui dimagrisco,
le filiformi. In un modo o nell’altro, sto nei
miei ‘panni’. Ecco perché mi chiedo come
un tirchio - che spesso risparmia proprio
sulla qualità dei prodotti da mettere in
tavola - non si accorga di essere tale! Non
riesca a porre rimedio a questo ‘disturbo’,
perché è un disturbo!! Qualche esempio
con ‘connubio’. Vai a prendere il caffè con
qualcuno per lavoro. Dopo che tu hai ordi-
nato ti dice che no, lui non desidera niente,
che è a posto così. Poi mentre tu mangi un
cornetto con la crema, perché hai fame, lui
deglutisce all’unisono con te, perché col ca-
volo che non voleva nulla, il punto è che te-
meva di doverti offrire la colazione! Ma la
soddisfazione del ‘risparmio’, dico io, vale
la poco dignitosa ‘figuretta’ e soprattutto
il sacrificio? Ancora, vai al cinema, e pri-
ma di entrare in sala prendi i pop corn e la
Coca Cola, e una volta seduta trovi una tua
ex compagna di classe che i pop corn non
solo li ha portati da casa, ma proprio se li
è fatti in casa! E con che occhi compiaciuti
te lo dice, dandoti della scema perché ‘hai
buttato via i soldi’! Allora, io penso, meglio
avere qualche chilo di più e le tasche vuote
ma sapere ridere. Perché i chili in meno e
le monete in più la vita non la riempiono,
semmai la dimezzano. Perché nel frattem-
po si è rivelata la propria ingenerosità e si è
persa la libertà. Acquisendo, questo sì, ogni
giorno un po’ più di solitudine.
di Camilla Ghedini
CREPI L’AVARIZIA!
di non trattare con equità gli orfanelli spo-
sate pure due, tre o anche quattro donne
di cui siete innamorati; ma se temete di
diventare ingiusti, sposatene una sola, o
ricorrete alle vostre schiave”, e il versetto
34: “Gli uomini hanno sulle donne autori-
tà per la preferenza che il dio ha conces-
so al maschio sulla femmina e a causa di
ciò che essi hanno speso per loro delle
sostanze proprie. Le femmine che si ri-
spettano sono sottomesse, gelosamente
custodiscono l’onore in assenza del ma-
rito in cambio della protezione che Dio ha
concesso loro”. E ancora: il Corano non
si rivolge genericamente all’umanità ma
si rivolge ai maschi, talora con un tono
autoritario ed insieme simpatetico, ad
esempio “anche se siete perdutamente
innamorati” è meglio sposare una schia-
va credente di una donna non musul-
mana. La storia ci insegna che l’Europa
è passata dall’impianto teologico tradi-
zionale dei doveri (verso Dio e verso il
principe) a quello secolarizzato dei diritti
solo quando ha provato disgusto ed orro-
re per tutto il sangue versato nelle guerre
di religione (la guerra dei Trent’anni ha
provocato, in proporzione, più morti della
Seconda guerra mondiale). Ed oggi nel
mondo islamico, per conquistare il do-
minio della “umma” (e per la supremazia
geostrategica), i sunniti, sostenuti dall’A-
rabia Saudita filoamericana, combattono
gli sciiti, che guardano all’Iran filorusso.
Oggi, sullo sfondo delle primavere ara-
be, la barbarie criminale dei conflitti di
matrice religiosa induce molti musulmani
a guardare senza sospetto al principio
tradizionalmente rifiutato come prodotto
di importazione, ovvero la laicità. Le fem-
ministe/teologhe forse preparano davve-
ro il terreno all’avvento della laicità, ma in-
tanto conforta vederle lottare insieme alle
femministe laiche, consapevoli, queste e
quelle, che per mutare il contesto cultu-
rale occorre riunire le forze e combattere
insieme sui punti comuni, a partire dal
diritto di famiglia.
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