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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 47

Testi pagina 47

45Giugno 2015
REBIBBIA: CIBO DELL’ANIMA
O DELLE EMOZIONI
non avere un rapporto particolare col cibo,
ma aggiunge che a lei, tosco-congolese,
piacerebbe gustare la pappa col pomodoro,
i ravioli alle patate col ragù noti come
ravioli alla mugellana. Ciò che le manca
davvero, però, è “un bricco di vino rosso di
qualità”. non le dispiacerebbe, poi, gustare
del fufù: una sorta di polenta bianca tipica
della cucina congolese, fatta di farina di
manioca. Sonia, prima ancora di citare le
tante pietanze che in casa si gustavano
grazie alle diverse origini regionali
dei suoi genitori, esprime la nostalgia
per quell’odore di legna bruciata che
accompagnava i cibi preparati sul fuoco.
Poi, come se le vedesse e riuscissimo
a vederla anche noi lì in prigione, evoca
la pagnotta di pane nero fragrante e
profumata tipica del Cilento, la focaccia
ripiena di carciofi, salame e uova e, ancora,
tanti primi piatti: impastati, cucinati o
consumati in famiglia. A rafforzare il senso
e il significato di questi ”cibi emozione e
ricordo” è Loredana. Lei che, data la sua
abilità e passione per la cucina anche a
Rebibbia, con tutti gli ingredienti che riesce
a comperare, realizza ricette tradizionali
e anche “ripensate” dichiara che, in
fondo, non le manca nulla. Parlando,
però, racconta di come abbia nostalgia di
quando fabbricava in casa liquori come
il limoncello e il liquore al caffè, oppure
quando preparava le bottiglie di pomodoro
che chiudono nel vetro il profumo
dell’estate. Ma Loredana, quasi testimonial
del nostro ”cibo dell’anima”, racconta
ancora una volta come sua figlia, quando
viene a trovarla dalla Spagna, si porti via
nella valigia i cibi che le prepara: lasagne,
melanzane alla parmigiana, polpette,
panzerotti, petto di pollo impanato. Direi
RICETTE
RICETTA DI CINZIA
CAPONATA
SERVITA SU CROSTINI
INGREDIENTI:
melanzane, sedano, olive nere, capperi,
cipolla, sugo di pomodoro, olio
PREPARAZIONE: friggere in olio extra
vergine le melanzane tagliate a dadini dopo
averle lasciate un paio d’ore in acqua e
sale. A parte, tutto a pezzetti: sedano, olive
snocciolate, cipolla, capperi, da saltare
in padella con olio d’oliva e aiutandosi
con sugo di pomodoro, quanto basta per
amalgamare. In fine un ulteriore amalgama
delle melanzane e del soffritto di cui sopra
con zucchero e aceto. Due ore in frigo e
poi su crostini caldi.
Di PAoLA oRtEnSi
SPiGoLAnDo tra terra, tavola e tradizioni
che non c’è bisogno di commenti...
Continuiamo a trovare conferme nei
pensieri di Federica: a mancarle sono
i pranzi di sua mamma, quel profumo
di sugo che dalla mattina si diffonde in
casa e che si accoccolerà nella lasagna
seguita, talvolta, dalle polpette preparate
con carne e pane - le rosette - rafferme
e ammorbidite in acqua e latte “per non
renderle troppo pesanti”. La nostalgia per
René più che dal cibo (un ottimo riso allo
zafferano della prozia) nasce dal gesto
d’amore. “La mia prozia mi accoglieva e
sottolineava di averlo cucinato proprio e
solo per me - e precisa - se devo riferirmi
puramente al gusto, a Rebibbia mi manca
tanto la pizza della pizzeria. Sono stata in
un carcere in Venezuela e quando venivano
i miei genitori e mi portavano confezioni
di riso in bustine già pronte, quello che in
italia non consideravo minimamente, lì mi
sembrava un piatto d’eccellenza”.
A conferma che il cibo e il suo significato
possono suscitare emozione rispetto
alla memoria che ne abbiamo c’è il
racconto di Ala, che strappa un sorriso
a tutte nonostante per lei il sorriso sia
amaro. Da quando è in prigione sua
madre le continua a portare del pesce,
sottolineando che contiene fosforo, quel
fosforo di cui secondo lei Ala ha bisogno.
Se ne avesse avuto di più, sostiene,
non avrebbe fatto gli errori che l’hanno
portata in carcere! E poi Cinzia racconta
che all’improvviso, in fuga da Milano,
raggiungeva - magnifica sorpresa - la
mamma a Palermo, la quale col sottofondo
del canto del mare e della voce di Mina,
mentre si scambiavano parole e racconti,
con gesti sempre uguali di un rito antico
preparava la caponata servita su crostini.
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