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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 18

Testi pagina 18

16 Giugno 2015
Christopher McCandless (il ragazzo realmente esi-stito del West Virginia che, nell’immediato postlau-rea, decise di devolvere le sue finanze all’Oxfam e lasciare la famiglia per intraprendere un avventu-
rosissimo e pericolosissimo viaggio verso le terre alaskiane)
sentiva ormai da tempo i limiti del denaro, della società occi-
dentale, dei supermercati, della vita “artificiale”.
Per questo si mise in marcia, attraversò gli Stati Uniti, de-
terminato a cambiare tutto, regredire alla vita selvaggia:
cacciare, difendersi con il fuoco, sopravvivere, diventan-
do l’emblema della ribellione totale contro il consumismo
e capitalismo.
La scelta di McCandless non è stata molto imitata, ma negli
ultimi anni stiamo assistendo ad altri tipi di ribellione al si-
stema, decisamente meno estreme e meno solitarie.
Parla da tempo di “decrescita”, infatti, quella corrente di
pensiero economico-politico incline alla riduzione control-
lata degli sprechi e, soprattutto, dei consumi, tesa all’equi-
librio ecologico ed ecosistemico, quindi ad un più sapiente
bilanciamento del rapporto fra l’essere umano e la natura.
Serge Latouche, filosofo ed economista vivente, pionie-
re francese della ‘décroissance’, appunto, nel suo ‘Breve
trattato sulla decrescita serena’ scrive: “La parola d’ordine
della decrescita ha soprattutto lo scopo di sottolineare con
forza la necessità di abbandonare l’obiettivo della crescita
illimitata, obiettivo il cui motore è essenzialmente la ricerca
del profitto da parte del capitale”. Di qui, si capisce che dire
‘basta’ al consumismo, ai supermercati, “all’orologio”, anco-
ra non implica né eremitaggio, né solitudine. Anzi.
Ecovillaggi e cohousing (ovvero, soluzioni familiari di co-
abitazione partecipata), attualmente, fanno rima con: orto
e giardinaggio, medicina naturale, crudismo e naturo-
patia, terapie olistiche, bioedilizia, ecoturismo, discipli-
ne orientali di ricerca interiore e di crescita spirituale.
Sì, perché il comune denominatore di tutte queste attività è
nientemeno che la terapia della più grave malattia del no-
stro secolo: l’avidità di denaro, quindi lo sfruttamento este-
nuante e l’ansia del profitto che da essa derivano.
È interessante notare che il fulcro della ribellione al sistema
e alla dittatura del dio denaro passi, nella maggioranza dei
casi, per una riflessione e per una radicale ridiscussione
del valore del cibo.
Queste frange ribelli, cioè, queste comunità di “pacifici dis-
sidenti”, infatti, ripensano e ridefiniscono il senso e il valo-
re della nutrizione, al punto che spesso lo stravolgimento
delle tradizioni gastronomiche e alimentari già consolidate
diventa il modo privilegiato di indurre al cambiamento il si-
stema economico-sociale.
SIAMO CIÒ
CHE MANGIAMO
di Marta Mariani
CIBO RIBELLE | 1
Tra i TanTi modi di ribellarsi ad un sisTema fondaTo sullo sfruTTamenTo
di persone e TerriTori ci sono anche le scelTe del nuTrimenTo quoTidiano
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