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Numero 6 del 2015

Cibo ribelle - Speciale donne arabe


Foto: Cibo ribelle - Speciale donne arabe
PAGINA 33

Testi pagina 33

31Giugno 2015
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IL MEDIO ORIENTE
DEI GIORNI NOSTRI
di Domenico Losurdo
controrivoLuzione neocoLoniaLe e controrivoLuzione antifemminista
Domenico Losurdo
filosofo, intellettuale, saggista di fama internazionale.
insegna all’università di urbino. storico ed editorialista.
Le sue opere su Locke, stalin e arendt sono state tradotte
in diverse lingue.
In Medio Oriente le rivoluzioni anticoloniali hanno com-portato un netto avanzamento dell’emancipazione fem-minile, imposta però a una società civile ancora larga-mente egemonizzata da costumi patriarcali e maschilisti
tanto più pervicaci in quanto santificati da una secolare
tradizione religiosa. È su questa cultura e questi ambienti
che l’Occidente ha fatto leva per riaffacciarsi prepotente-
mente su un’area da esso a lungo dominata. I risultati sono
devastanti: in Libia “la sezione costituzionale della Corte
suprema di Tripoli reintroduce la poligamia in nome della
legge musulmana”. Non si tratta di una svolta inaspettata.
Nel “discorso della vittoria” da lui pronunciato il 28 ottobre
2011, il leader imposto dagli aerei NATO e dai miliziani e
dal denaro delle monarchie del Golfo si era affrettato “ad
annunciare che nella ‘nuova Libia’ ogni uomo avrebbe avu-
to il diritto di sposare sino a quattro mogli nel pieno rispetto
del Corano”. Sì: “A suo dire, era questo uno dei tanti prov-
vedimenti mirati a cancellare per sempre il retaggio della
dittatura di Gheddafi. Quest’ultimo, specie nella prima fase
più socialista e ‘nasseriana’ del suo quarantennio al pote-
re, aveva cercato di concedere alcune migliorie allo status
delle donne, introducendole massicciamente nel mondo
del lavoro e appunto limitando, per quanto era possibile
in una società tribale come quella libica, la poligamia” (L.
Cremonesi in “Corriere della Sera” dell’11 febbraio 2013).
Socialismo, nasserismo? È quello che di più odioso vi può
essere agli occhi dell’Occidente neoliberista e neocolo-
nialista; sennonché, la controrivoluzione neocoloniale è al
tempo stesso la controrivoluzione antifemminista.
Tra la massa di profughi, a soffrire in modo tutto particolare
sono le donne, spesso destinate a essere vendute quali
“spose”. Vediamo quello che avviene in Giordania: “Tan-
ti tassisti di Amman ormai si sono industriati. Attendono i
ricchi sauditi e dei paesi del Golfo all’aeroporto o di fronte
agli hotel a cinque stelle. Basta poco per capire cosa vo-
gliono”. Le ragazze e le donne siriane sono ricercate per la
loro bellezza. E per di più: “Costano poco, bambine di 15 o
16 anni cedute dalle famiglie per cifre che possono restare
nei limiti dei 1.000 o 2.000 euro. Una quisquilia, noccioline
per gli uomini d’affari del Golfo. Sono abituati a spendere
ben di più. Una notte in compagnia di prostitute ucraine in
un albergo a Dubai può costare anche il doppio” (L. Cre-
monesi in “Corriere della Sera” del 28 novembre 2012).
E così, i membri dell’aristocrazia corrotta e parassitaria al
potere nei paesi del Golfo, da sempre appoggiata dall’Oc-
cidente, possono trarre un duplice vantaggio dalla politica
di destabilizzazione da loro perseguita in Siria: indeboli-
scono un regime laico e anzi blasfemo per il fatto di pro-
muovere l’emancipazione delle donne; possono procurarsi
a prezzi di svendita donne, ragazze e bambine di bellez-
za fuori del comune. Va da sé che, nelle aree della Siria
conquistate dai “ribelli”, le donne sono costrette a subire il
ritorno all’Antico regime: esse devono coprire interamente
il loro corpo e sono condannate alla segregazione e alla
schiavitù domestica.
(tratto da Domenico Losurdo, La sinistra assente. Crisi, so-
cietà dello spettacolo, guerra, Carocci, Roma 2014)
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