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Numero 8 del 2016

Felicità, parliamone


Foto: Felicità, parliamone
PAGINA 33

Testi pagina 33

31Luglio-Agosto 2016
br
as
il
e
finanziamento di programmi sociali; ma i crediti non hanno
determinato un aumento delle spese di bilancio (già coperte
dalla soppressione di altre voci) e il ritardo nella restituzione
era permesso dalla Corte dei Conti brasiliana.
Pur nella complessità della situazione ciò che emerge
con chiarezza è da un lato il ritorno revanscista delle
destre sudamericane e dall’altro la profonda cultura
patriarcale che permea fortemente anche la società
brasiliana. La stessa Rousseff in una intervista dei primi di
giugno al quotidiano argentino ‘Pagina 12’ si è espressa su
questo tema e ha detto che “in Brasile persiste una cultura
di violenza e di disuguaglianza di genere che ha trovato in
questo processo contro una presidente donna canali prefe-
renziali per esprimersi. (…) Sappiamo che possiamo occu-
pare qualsiasi ruolo istituzionale e che, nel momento in cui
lo facciamo, dobbiamo affrontare il maschilismo e la miso-
ginia che ancora pervade la società brasiliana. (…) Dover
fare i conti con la leadership femminile, ricevere ordini da
una donna, essere diretto da una donna sono novità che
danno fastidio e perturbano il ‘cosiddetto’ ordine naturale
della società nei nostri paesi”. Temer, presidente ad interim
fino a quando non verrà concluso il giudizio, è l’ex vicepre-
sidente di Dilma e su di lui pende la stessa accusa che gra-
va su di lei, avendo anch’egli firmato quei decreti che ades-
so giustificano la messa in stato d’accusa della presidente
eletta. E il suo stesso governo provvisorio a pochi giorni
dall’insediamento ha dovuto affrontare una crisi in seguito
alla divulgazione di intercettazioni che hanno convolto il Mi-
nistro della Pianificazione in cui si fa riferimento all’urgenza
dell’avanzamento della procedura di impeachment contro
Rousseff per “frenare l’indagine Lava Jato” sulla corruzione.
“Bisogna cambiare il governo per fermare questa carnefici-
na” si dice in un’altra conversazione intercettata.
È pur vero però che la presidenza di Dilma ha commes-
so anche parecchi errori: l’alleanza in Parlamento con
partiti di diversa estrazione politica ha impedito la possibi-
lità di sperimentare una vera trasformazione, e i gravi limiti
espressi in relazione alla questiona indigena, energetica,
agraria ed ambientale, alcuni dei quali hanno trovato parzia-
le risposta solo negli ultimi mesi, hanno alienato l’appoggio
di molta parte dei movimenti sociali, naturale sostegno del
PT. Dilma sembra essere “tornata a casa” solo negli ultimi
mesi, da quando l’offensiva neoliberale si è fatta più soste-
nuta, e questo fa rimpiangere ancora di più quello che pote-
va essere e non è stato. Le misure progressiste con le quali
lascia il governo sono arrivate troppo tardi: la demarcazione
di terre rivendicate da anni da indigeni e afrodiscendenti;
l’espropriazione di aree per la riforma agraria; un aggiusta-
mento del programma Bolsa Familia (programma nazionale
di sostegno al reddito) che insieme a Minha casa minhavida
e a Fame Zero hanno fatto emergere dalla povertà estrema
40 milioni di brasiliani. E ovviamente le misure annunciate o
già prese dal governo Temer rappresentano un’inversione
di marcia: possibilità di privatizzazione delle imprese statali
a partire dalla Petrobras (impresa petrolifera), innalzamento
della pensione minima a 65 anni per uomini e donne, tagli
al sistema di salute pubblico, chiusura del Ministero dello
Sviluppo Rurale e dei programmi di assistenza ai contadini
mentre Blairo Maggi, il più grande produttore agricolo del
paese, vero leader dell’agro business e chiamato ‘il re della
soja” è stato nominato ministro dell’agricoltura.
Intanto i movimenti politici e sociali sono in piazza quotidia-
namente; UNASUR ha dichiarato che la situazione “pone a
rischio la stabilità democratica della regione” e l’OEA che
genera “insicurezza giuridica”; i Paesi dell’ALBA hanno par-
lato di “golpe”.
Dilma ha ribadito la sua resistenza ad oltranza mostran-
do lo stesso coraggio di quando, ventiduenne, affrontava
a testa alta il Tribunale militare della dittatura mentre gli
ufficiali che la interrogavano nascondevano il volto die-
tro le mani (vedi foto). “Ho forza e coraggio sufficienti per af-
frontare questa ingiustizia. (…) Ad un uomo non sarebbe sta-
to riservato questo trattamento” ha detto. Una prima vittoria in
questa lunga partita l’ha registrata i primi di giugno quando
il Senato ha deciso di non accettare la richiesta di Temer di
chiudere il giudizio politico prima dell’inizio delle Olimpiadi,
richiesta inoltrata per cercare di evitare la destituzione di Dil-
ma durante i giochi olimpici, quando l’attenzione mondiale
sarà concentrata sul Brasile e le manifestazioni di appoggio
a Rousseff e di rifiuto del suo governo potrebbero fare il giro
del mondo. La Commissione Speciale dell’impeachment ha
invece deciso di prolungare il giudizio fino a metà/fine agosto
frustrando le richieste del governo. E secondo alcune indi-
screzioni di stampa in Senato non ci sarebbe più la maggio-
ranza di 2/3 necessaria per la conferma dell’impeachment e
la destituzione di Dilma.
Tutto è pronto quindi. Le Olimpiadi e l’impeachment viag-
geranno su due binari paralleli. Il Brasile in agosto sarà os-
servato speciale. b
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