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Numero 12 del 2011

Illuminata umanità


Foto: Illuminata umanità
PAGINA 44

Testi pagina 44

AUNG SAN SUU KYI

PER LA BIRMANIA
LIBERA

di Elisabetta Colla

PRESENTATO AL FESTIVAL
INTERNAZIONALE DEL FILM

DI ROMA LA PELLICOLA SULLA VITA
DELLA LEADER BIRMANA,

PREMIO NOBEL PER LA PACE



attesissimo film dedicato ad Aung San Suu Kyi,
leader del movimento democratico birmano, in-
titolato The Ladye diretto dal regista Luc Bes-
son, pellicola fuori concorso scelta per aprire
la sesta edizione del Festival Internazionale del
Film di Roma 2011, non ha deluso le aspetta-
tive di coloro che, in tutto il mondo, sostengono la cau—
sa di una Birmania libera dall’oppressione del regime mi-
litare. Privilegiando la dimensione del privato, il film rac—
conta le vicende umane e politiche di Aung San Suu Kyi,
Premio Nobel per la pace, divenuta un simbolo di resi-















stenza per il suo Paese, costretta agli arresti domiciliari
per oltre vent’anni - dal 1989 fino al novembre 2010 - per
aver combattuto a fianco del suo popolo e contro la dit-
tatura, in difesa dei diritti umani, come già aveva fatto suo
padre. Nonostante la liberazione della Signora sia avve-
nuta nel corso delle riprese, il film mette bene in evidenza
come i cambiamenti che si sono prodotti in Birmania sia—
no solo di facciata, e come la causa birmana abbia anco-

noidonne I dicembre I 2011

ra bisogno, oggi più che mai, dell’attenzione dell’opinione
pubblica. “È soprattutto per lei e per il suo popolo — ha
affermato il regista - che ho sentito l’esigenza istintiva e
viscerale di realizzare questo film, come atto d’amore e
di impegno, anche per arrivare a capire come questa don-
na possa aver deciso di lasciare il marito malato e i suoi
figli per il bene del suo popolo. Quando abbiamo iniziato
a girare non pensavamo alla sua liberazione, ma voleva—
mo sostenerla e, pur non avendola potuta mai incontra-
re, abbiamo cercato di raccontarla avvicinandoci il più pos-
sibile alla realtà”. La protagonista Michelle Yeoh (già nota
per Memorie di una geisha), nel difficile ruolo di un’eroi-
na dal delicato aspetto fisico ma dalla incredibile forza di
carattere, è stata bandita dalla Birmania per aver inter—
pretato The Lady, condividendo così, in minima parte,
la sorte di segregazione di Aung San Suu Kyi; l’amato ma-
rito della leader, professore di Oxford, rimasto al fianco
della moglie e della sua lotta fino alla morte avvenuta nel
1998, è interpretato dall’attore inglese David Thewlis. Il
film, girato a Bangkok ed Oxford, oltre che in Birmania,
ha avuto una gestazione di tre anni, necessari alla raccolta
di documentazione da parte della sceneggiatrice Rebec-
ca Frayn, che ha incontrato molte persone vicine a San
Suu Kyi in tutti questi anni.

EBREI E ZINGARI:
GENTE 'SENZA CONFINI’

Lo spettacolo di Moni Ovadia,
promosso dall'Associazione
Stampa Romana

gara, abilissimo cantore e narratore del-

l'ebraismo, ha da sempre una passione
per le minoranze, gli emarginati, gli stranieri. Sarà
per questo che l’Associazione Stampa Romana (insieme con la Federazione
della Stampa) ha deciso di veicolare attraverso un suo spettacolo al Tea-
tro Quirino, in occasione del lancio di un piccolo vademecum dal titolo si-
gnificativo H0 visto anche degli zingari felici: di chi parliamo quando
parliamo di Rom, un invito ai cittadini ad approfondire meglio la cono-
scenza di un popolo del quale si parla (e verso i| quale si agisce) in modo
stereotipato e superficiale. Lo spettacolo, Senza Confini-Ebrei e Zingari,
un recital di canti, musiche e storie di Rom, Sinti ed Ebrei, evoca una sorta
di fratellanza ideale fra questi popoli perseguitati ed esiliati da sempre,
con la differenza che gli ebrei ad un certo punto, sono 'entrati nei salotti
buoni’, mentre gli zingari sono rimasti vittime predestinate, pur senza mai
- ricorda Moni - dichiarare guerra a chicchessia. Sul palco, insieme allo
stesso Moni, che canta con voce da basso profondo struggenti melodie
klezmer (eco di momenti di festa e di sofferenza), dimenandosi anche in un
improvvisato sirtaki, un gruppo di straordinari musicisti rom, che com-
pongono Ia Moni Ovadia Stage Orchestra ed incarnano la cultura musicale
dell'Europa orientale: dal violino al cymbalon, dalla fisarmonica ai clari-
netti ed altri fiati, i suonatori di Ovadia suonano come se fosse l'unica cosa
a| mondo che ha senso fare, con la tecnica ed il virtuosismo dei grandi mae-
stri e la passione ed il sentimento dei suonatori di strada. Dunque la scena
è per loro. Moni si fa mediatore di un popolo che 'tutti invidiano, senza p0-
terlo ammettere, per la sua grande libertà', l'intera serata ha lo scopo,
come ben scrive Moni Ovadia, di “scardinare conformismi, meschine ra-
gionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio, per proclamare
la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere
umano e di ogni gente". (E. C.)

M oni Ovadia, il grande artista di origine bul-


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