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Numero 12 del 2011

Illuminata umanità


Foto: Illuminata umanità
PAGINA 19

Testi pagina 19

DEL RISVEGLIO'

so, è incapace di rispettarla anche negli altri. Più che all'individualità
aperta all’universale della persona matura e autonoma, la vita di
questo individuo corrisponde a quella del ’particulare' di Guicciar-
dini. Quello che chiamiamo individualismo è spesso in realtà par-
ticolarismo. (...) Ogni riflessione sulla solidarietà assente dovreb-
be essere preceduta da una riflessione sulle condizioni della coo-
perazione giusta. Ma anche sul blocco della maturazione personale
degli individui causata dalla struttura consortile della nostra società.
In La questione mora/e si analizzava qualche aspetto degli esiti dram-
matici di blocco della crescita personale e morale che ha il costante
peggioramento delle prospettive di indipendenza dei giovani rispetto
alla famiglia di provenienza, specie quando si associa alla struttu-
ra consortile del mercato del lavoro italiano: allora in molti sensi “non
si esce più di casa", non si parte più per il viaggio più importante
della vita, cioè diventare se stessi. (...)

Quanto e come la 'questione morale', così come l'ha esa-
minata, si qua alla parola solidarietà?

Solidarietà vuol dire cooperazione basata sulla giustizia, per que-
sto da noi è così difficile re-impostare una progettazione che ten-
ga conto del welfare e del benessere, mentre una cultura comuni-
taristica è stata addirittura prevalente, ma in una versione totalmente
distorta: penso al familismo o alle consorterie. Ripensare su que-
sto sfondo una cooperazione giusta, significa ripensare anche la no-
zione stessa di individualità. Cioè lo sforzo a disgiungere giustizia
e libertà, la libertà come responsabilità degli individui. Da un lato,
quindi, una maturazione degli individui come condizione indi-
spensabile perché il complesso della vita civile si orienti anche in
maniera più solidale, ma se sotto il concetto di solidarietà non ce
n'è uno che applica un'idea di universalità dei doveri, oltre che dei
diritti, io credo che il solidarismo rischia di diventare una forma di
ulteriore ingiustizia.

Nel suo nuovo libro, 'La questione civile' (Cortina, 2011), lei
parla di “erosione di senso, di speranza e quindi di slancio
creativo e di felice dedizione all’opera, sia la propria o quel-
la di molti" e osserva che “è questo respiro che ci manca a
ridurre in cenere inostri qiornf'. Come e quanto ciò è in re-
lazione alla vita sociale in cui reciprocamente ci si ricono-
sce rispetto e aiuto?

Se non passiamo attraverso la conoscenza e l'approfondimento del
significato di questi anni non riusciremo ad operare, prima di tut-
to in noi stessi, i cambiamenti necessari per costruire una società
giusta e solidale. Cosa è la sofferenza? È la percezione del disva-
lore che coinvolge le nostre vite, anche di chi non è responsabile
direttamente della politica che ci ha portati come nazione nella si-
tuazione dove ci troviamo ora. Noi sentiamo svalorizzata la nostra
vita perché abbiamo pur sempre accettato giorno dopo giorno quel-
la che ho chiamato la cultura dell’oscenità. C'è questo di spaven-
toso: di solito mettiamo da un lato i valori estetici, cioè quello che
è un sovrappiù 0 un lusso, e dall'altro la giustizia e il necessario, i



bisogni. Invece le due dimensioni si tengono in modo stretto. Sono
partita in questo ultimo libro nel constatare la gravità della di-
struzione che abbiamo fatto delle qualità caratteristiche del nostro
volto nazionale: la bellezza dei nostri paesaggi storici e naturali e,
in senso più lato, la nostra cultura e la nostra lingua. La solidarie-
tà è anche questo: evitare una dissipazione delle risorse comuni,
che non sono monetizzabili qui e ora perché appartengono alla na-
zione e, in certi casi, all’umanità. Non vedo possibile giustizia sen-
za apprezzamento dovuto a quello che chiamo bellezza, ma che è
paradigma di ogni valore, la preziosità di ciò che vale di per sé an-
che se non porta subito vantaggi.

In 'La questione civile' lei “abbozza una filosofia del risve-
glio" e poi parla dei “giovani progettisti di civiltà nuove". Que-
sto legare il risveglio ai giovani è il suo sguardo positivo ver-
so il futuro?

lo insegno e vedo la freschezza delle forze intellettuali e poten-
zialmente anche morali. Lì ho contrapposto un modello dominan-
te di ’normalità' che ho chiamato del sonnambulismo mora/e, che
intendo come una sorta di disattenzione o indifferenza che produce
restringimento della coscienza. Non ci rendiamo più conto del-
l’oscenità che ci circonda, dell'orrore dei comportamenti, e abbia-
mo perduto in molti casi quell'elemento fondamentale dell'altro mo-
dello dell'umanità, che tutto sommato ha nutrito ciò che di meglio
è successo in occidente: il modello socratico, cioè quello della Bib-
bia mora/e, in senso lato. Ogni cosa che facciamo può essere fatta
in modo raffazzonato oppure realizzata con una costante interio-
re richiesta di adeguatezza. Mora/e è tutto: dall'apparecchiare una
tavola come si deve al preparare una lezione come necessario. Il di
più che propongo è un approfondimento dei nessi tra sfere che pos-
sono sembrare diverse. Filosofia del risveglio è capire che c'è un ele-
mento anche spirituale della progettazione politica. Dove 'spirituale’
non è inteso in senso religioso, ma è l'approfondimento della gran-
de tradizione dei diritti dell'individuo alla base della modernità de-
mocratica. Dobbiamo ora approfondire la cultura dei doveri, que-
sto vuol dire la percezione profonda del nesso dell'uomo con l'uni-
verso, è l'apertura ulteriore anche nella progettualità politica, che
occorre per andare avanti. L'apertura all’eccedenza spirituale è sem-
plicemente lo slancio senza il quale non andiamo mai oltre ciò che
facciamo già e non approfondiamo, anche e soprattutto, la dimen-
sione dell'esperienza di valore. Capire i nostri effettivi bisogni è un
modo con cui ci rendiamo conto di quello che accade. Ai giovanipro-
gettistichiedo anche uno studio della nostra infelicità per individuare
progetti politici che assicurino miglior vita a tutti. I

La versione integrale dell'intervista è su wwwnoidonneorg



‘ G. Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’lta/iani, a c. di M. Moncagatta, introduzione di S.
Veca, Feltrinelli, Milano 2008, p. 52. L'ottima Introduzione di Salvatore Veca aiuta a districare, nella complessa
prosa di Leopardi, il tema centrale del suo ragionamento: come è possibile il vincolo sociale nella modernità? Come
è pensabile una società non tradizionale? A questa prospettiva sociologica e politica della sua lettura affianchiamo
la nostra, più interessata alla “questione morale”.
2 G. Leopardi, op. cit., p. 57.

3 G. Leopardi, op. cit., p. 57 ’60

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