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Numero 12 del 2011

Illuminata umanità


Foto: Illuminata umanità
PAGINA 23

Testi pagina 23

UDI, dopo il XV CONGRESSO / 2
“In politica abbiamo tutti e tutte la stessa età!”

di Lidia Menapace

Provo sempre un certo fastidio, quando
sento parlare di giovani come catego-

ria politica. Può darsi che questo appaia

come una sorta dicorporativismo da parte
mia, che sono molto vecchia, e magari Io è.
Per questo vorrei tentare una riflessione
meno superficiale ed escludente.

Ma prima di tutto cito una importante don-
na di anni fa dell'Udi, Maria Michetti, che
in proposito aveva una opinione molto pre-
cisa e la enunciava con quella nettezza e
forza che tutte quelle che l'abbiamo co-
nosciuta, non possiamo dimenticare. So-
leva dire: "In politica abbiamo tutti e tut-

te la stessa età.

E se la si guardava stupite, aggiungeva:

“Perché nella politica ci si associa su pro-
getti prospettive programmi, che vengo-
no scritti votati e approvati perché si è di
quella opinione, non perché si è della stes-
sa età”. Del resto, io pure, dopo aver lot-
tato a vita, trovando anche molti ostaco-
li e difficoltà, quando cominciai a sentire
che mi appellavano “nonnina, nonnetta,
vecchina vecchietta", con ciò riconoscen-
domi il privilegio di poter salire le scale con
calma e passare per prima da una porta,
rivendicavo con forza il diritto al fiatone, ma
nello stesso tempo risposi con un rifiuto
agli affettuosi appellativi, fondandoanzi un
“Club delle Vecchiacce", cioè di quelle don-
ne anziane, che non rinuncianoad essere
delle streghe invecchiate e amano anche
fare ancora un po' di paura: ma si tratta di
giochi di società, non è politica.

Invece, quando gli e le studenti incomin-
ciarono ad essere chiamati/e “giovani", a
metà circa degli anni settanta, scrissi sul

Se diamo a Pina Nuzzo il riconosci—
mento di quello che ha fatto in que-
sti 10 anni, e sono per riconoscer-
glielo, era lei che doveva tenere la bar—
ra di questo Congresso perché fosse
un momento di unione. C’è stato il
gruppo designato appositamente per
la preparazione del congresso che ha
lavorato per mesi, senza veder rico-
nosciuta la parte propositiva e le in—
dicazioni da questo elaborate, ma ri-
cercate e utilizzati gli aspetti critici e
le divisioni che pur esistono. Restituire
le chiavi della Sede mentre era in atto

manifesto un articolo nel quale sostenevo
- e sono ancora di quella opinione - che il
ola giovane è “biodegradabile", dato che



la gioventù è una malattia che con l'età
passa di sicuro, mentre lo ola studente è
un soggetto sociale e politico. che si co-
struisce una coscienza del suo ruolo, diritti
ecc: dunque è molto preferibile chiamar-
si o essere appellato/a studente, studen-
te lavoratore o lavoratrice, studente pre-
cario/a, ecc.ecc.

Cioè siamo definite e ci definiamo in base
a determinazioni, dette spesso anche iden-
tità, che fanno riferimento al genere o al
ceto o gruppo sociale o classe di cui ci di-
chiariamo parte, non per caratteristiche bio-
logiche. Infatti non è possibile costruire una
coscienza di sé in quanto bionda o con gli
occhi verdi, mentre lo è in quanto lavora-
trice dipendente, ricercatrice, madre single
ecc.ecc. Questo ci fa obbligo di studiare ana-
lizzare connettere le caratteristiche delle va-
rie forme di coscienza di sé che scopriamo
o costruiamo, di misurare Ia forza reale che
possiamo esprimere, trovare linguaggi e for-
me di relazione adeguate, insomma di-

una complessa discussione è stato sba—
gliato. Abbiamo fatto bene a rifiuta-
re la proposta di rinviare il Congres-
so, ed anche quella del commissaria—
mento della associazione. Una ver-
gogna per la storia di questa associa-
zione e sarebbe stato sbagliato anche
per la fase delicata che stiamo attra-
versando.

Secondo te si apre una fase nuo-
va per l'UDI?

Me lo auguro! La prossima assem—
blea a mio parere dovrebbe proporre

ventare un vero soggetto politico che offre
e cerca alleanze, organizzazione, obiettivi,
percorsi ecc.

La sola identità biologi-
ca o anagrafica è pove-
ra e ripetitiva, non pro-
duce coscienza di sé,
né progetto, serve solo
per diventare forza su-
balterna manovrabile
da chi vuole appunto
affermarsi attraverso
generiche“prove di for-
za", che peraltro resta-
no fine a se stesse, con-
quistando una identità muscolare. Non
per nulla il motto “Largo ai giovani!" era
un motto fascista tipico e servì per spo-
stare violentemente la classe al potere, so-
stituirla, senza combatterla, ma appro-
priandosi dei suoi privilegi. Non è un de-
gno progetto e del resto, usato in un pe-
riodo di crisi strutturale e globale degli as-
setti capitalistici vigenti, rischia di resta-
re stritolato e invece di fornire identità so-
ciale produce passività sociale, proprio
quando massimo è il bisogno di attività, ri-
sposta, proposta, movimento autonomo.
Insomma davvero è fatica con poco co-
strutto il dichiararsi a gran voce “giovani"
senza ulteriori determinazioni.

In effetti il riferimento all'età è cosi poco
significativo per stabilire una qualsiasi piat-
taforma d’azione o richiesta di diritti che
non si conosce nessuna vicenda di quel
tipo che non sia servita solo a fornire soc-
corso a chi un progetto l'aveva. È una vec-
chia storia, altro che gioventù!

la costituzione degli strumenti, og—
getto della divisione congressuale per
ridare un senso alla associazione. Ab-
biamo bisogno di un bagno di umil—
tà e di realismo associativo. L0 spi-
rito e il senso di appartenenza non
deve essere smarrito per far posto
alle divisioni, ai rancori, alle offese.
Mi auguro tanto che quanto vissuto
a Bologna, serva a produrre in tut—
te una riflessione e determini una co-
mune volontà, tanto necessaria per
le donne italiane e per la nostra as—
sociazione.l

noidonne | dicembre | 2011

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