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Numero 12 del 2011

Illuminata umanità


Foto: Illuminata umanità
PAGINA 22

Testi pagina 22

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UDI, dopo il XV CONGRESSO / 1

"TANTE DONNE
E CDN IDEE DIVERSE...

di Tiziana Bartolini

"ABBIAMO BISOGNO DI UN BAGNO DI UMILTÀ
E DI REALISMD ASSOCIATIVO".

Intervista a Ansalda SÌI'OlÌ

Ansalda Siroli, classe i935, è una dette figure
mitiche dell'UDI nel ferrarese, dove da sempre
è un riferimento per le donne: nel i950 si iscrie
ve alle "ragazze" e nel i954 all'UDI. Raccontando
della sua vita ricorda quando, a 14 anni, è an—
data a lavorare fuori casa "a fare i primi 20 gior-
ni in risaia a Motinetta". L'abbiamo incontrata
a Bologna durante il XV Congresso dett'UDI
[21/23 ottobre 201i], un passaggio importante
per la storia di questa associazione fondata nel
i945 e che è stata un punto di riferimento per
le lotte di tante generazioni di donne italiane.

Come hai vissuto il XV Congresso
che si è chiuso a Bologna il 23 ot-
tobre scorso?

Dalla Assemblea di Pesaro ad oggi ci
sono stati degli errori grossissimi, a
partire dal fatto che non si poteva
sciogliere un Coordinamento, casomai
se ne doveva creare un altro per evi-
tare di lasciare alla guida dell’asso-
ciazione solo la Responsabile di sede
nazionale, così ci siamo private di una
direzione collegiale. Spero che dopo
questo congresso l’UDI divenga
un’associazione che sempre di più si
apre ai territori. Con uno scambio fer-
tile tra il nazionale e la periferia ed in
tal modo migliorare i rapporti e an-
che dare più forza alle iniziative p0-
litiche. Queste avrebbero un carattere
di maggior condivisione e non risul-
terebbero calate dall’alto.

Ci sono state contestazioni. Qual
è la tua opinione, avendo sequito
tutti i passaqqi?

Io non voglio un’UDI con delle don-

noidonne | dicembre | 2010

ne ‘su misura’. Spero che tutte le don-
ne — anche le nuove arrivate — ci stia—
no come me: con la passione e l’au-
tonomia di giudizio. Le giovani che a
Ferrara stanno nel Comitato dell’ac—
qua o nel Comitato “Se non ora
quando” vi partecipano con noi:
sono Vive, forti e indipendenti nel giu—
dicare. Io nell’UDI ci sto con la mia
storia e non voglio cancellarla, anche
nel rapporto con la politica e le isti—
tuzioni. Ho sempre vissuto la vita as-
sociativa in un rapporto plurale e per
questo molto fecondo. Le discussio—
ni su questi aspetti della vita asso-
ciativa avrebbero dovuto far parte del
dibattito congressuale per arricchir—
lo e renderlo fertile, ma le polemiche
che hanno caratterizzato soprattutto
l’ultima giornata hanno reso il Con—
gresso inutilmente sterile e non han-
no avuto nulla a che vedere con le
questioni che dovevamo affrontare.
Avevo tante aspettative per questo
Congresso e mi è dispiaciuto molto as-
sistere a diatribe vuote. Per me alcu—
ne donne sono state mal consigliate,
perché il diritto di parola lo avevano
e non lo hanno esercitato. Mi dispiace
doverlo dire, ma soprattutto le giovani
si sono sottratte ad un dibattito, che
invece era necessario. Il discorso di
Pina Nuzzo (delegata alla sede na-
zionale UDI uscente, ndr), poi, non
mi è piaciuto. Glielo dico da amica,
un po’ di autocritica non guastava.
Avrebbe anche potuto ammettere
che molto non era andato per il ver—
so giusto, e rimettersi a disposizione



., X. N.‘




per dare al Congresso uno sbocco po-
sitivo. Questo barricarsi dentro ad un
recinto non ha avuto senso sul piano
politico. L’UDI è fatta di tante don-
ne con idee diverse e il Congresso è
stata un’occasione perduta per di-
scutere del futuro dell’associazione e
anche per raccogliere le idee e i sug—
gerimenti delle giovani donne che
hanno partecipato. Quello che voglio
dire loro è che il futuro se lo devono
prendere in mano e devono dire la
loro con argomenti e imparando a so-
stenerli. Hanno anche il vantaggio ri—
spetto alla mia generazione di avere
avuto dalla scuola una maggiore pre-
parazione culturale. I cartelli da in—
dignate forse vanno bene nelle piaz-
ze e contro i poteri forti o ancor me-
glio contro chi offende le donne. Al
Congresso le giovani, questa volta,
hanno perduto un’occasione per dare
un utile contributo di emancipazio—
ne, di libertà femminile e di avanza-
mento di noi tutte.

Ma quale era il punto vero della di-
scussione, su quale argomento o
scelta strategica si è consumata
la rottura. Quale è la tua opinione?
Non siamo riuscite ad entrare nel vivo
degli argomenti, purtroppo, e la rot—
tura C’è stata sugli strumenti che
l’UDI si deve dare per avere una po-
litica più aperta e radicata, sui rapporti
con la Sede nazionale. La divisione
netta c’era tra chi voleva mantenere
l’organizzazione di questi ultimi anni
e chi voleva cambiarla, a partire dal-
le modifiche allo Statuto. Penso che
il verso che ha preso il Congresso è il
risultato del modo di operare di que-
sti ultimi anni, basato troppo sui
rapporti personali, è mancata invece
una Visione politica più complessiva.

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