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Numero 10 del 2010

Bio diversa mente


Foto: Bio diversa mente
PAGINA 18

Testi pagina 18

16 noidonne | ottobre | 2010
FO
CU
S
Chiara Campione è una di quelle che il mon-do lo vuole cambiare.
È palermitana, è impegnata, è un’attivista e, pie-
na di vita fino alla voce, racconta a Noidonne
l’importanza dell’educa-
zione al rispetto di quella
miniera che è la biodiver-
sità e di come essere una
‘donna capace di indi-
gnarsi’ l’abbia aiutata nel
suo importante lavoro.
“La mia campagna – ci
spiega - come molte altre si
incentra in maniera capillare sulla conservazione della bio-
diversità e quindi sul mantenimento degli ecosistemi. Nel par-
ticolare per le foreste l’attività che svolgo è focalizzata a far
passare questo messaggio: non possiamo più permetterci di
consumare prodotti e derivati di origine forestale che non sia-
no ecosostenibili. Noi italiani siamo divoratori di foreste”.
Poi dipinge l’affresco di un’Italia da ‘primato’.
“Siamo -continua- il primo porto per l’ingresso illegale di le-
gni africani che vengono poi utilizzati per i mobili, gli infis-
si o per i ponti delle barche a vela. Siamo i primi importa-
tori di carta dall’Indonesia, stiamo effettivamente distruggendo
le foreste indonesiane che sono forse le meno conosciute ma
anche le più importanti in termini di biodiversità e specie in
via di estinzione. Alle foreste si stanno sostituendo le colti-
vazioni di acacia dalla quale si ricava la carta che diventa li-
bri che regaliamo ai nostri figli e quaderni…e poi c’è l’olio
di palma. L’Italia è tra le più influenti importatrici di questo
olio che finisce nei cosmetici e nei prodotti agroalimentari.
Le nostre scarpe, il cuoio. In gran parte sono proprio gli al-
levamenti bovini a contribuire alla deforestazione amazzo-
nica. Il punto focale del mio lavoro è quello di veicolare un
chiaro messaggio ai consumatori: dobbiamo responsabiliz-
zarci sin dalla scelta delle cose base, sin dalla scelta della car-
ta igienica”.
“Certo -sottolinea- la responsabilità non è solo sulle spalle
dei consumatori, il nostro impegno è rivolto anche alla sen-
sibilizzazione dei governi al fine di incentivare mercati re-
golamentati e certificazioni”.
Una laurea in agronomia, un dottorato in sistemi arborei e
una buona eredità, quella dei nonni. I materni, come si leg-
ge nella sua biografia, amavano la natura, il mare, i parchi e,
da siciliani, l’Etna. Quelli paterni erano agricoltori e le han-
no inculcato il rispetto per madre terra.
Non è un lavoro semplice quello di Chiara, forse non è un
lavoro quanto piuttosto una missione,
dove ci vuole impegno e competenza, ma
soprattutto passione e quel pizzico di sale
che lei descrive così: “Sono un’attivista an-
cora prima di Greenpeace, sono di Pa-
lermo e mi sono sempre impegnata sul
fronte dell’educazione alla legalità so-
prattutto dopo le stragi del 1992. C’è una
qualità derivata dal mio gender, una qua-
lità di noi donne che è molto importante per un’attivista,
è la capacità di indignazione costruttiva. È grazie a questo
che siamo capaci di trovare soluzioni”.
“C’è un grande insegnamento -continua- che ho trovato tra
le righe delle inchieste di Giuliana Saladino, palermitana pure
lei e grande giornalista “finché non c’è collera non c’è spe-
ranza”. È il mio motto. Senza indignazione non c’è reazio-
ne, non si individua cosa c’è veramente che non va”.
“L’attivismo- rassicura- ha spazio e margine d’azione per le
donne, tra i nostri migliori climber e dialogatori ci sono pro-
prio loro, grandi coraggiose. L’attivista donna in Greenpeace
è una figura diffusa. Nel mondo e anche in Italia”.
È proprio vero le buone notizie hanno sempre messaggeri
speciali. g
Lei chi è
Chiara Campione è in Greenpeace dal 2007. E stata quella che definisce ‘la mail
della vita’ ad aprire la strada: “a Greenpeace si è aperta la posizione campaigner
foreste”.
Un colloquio di successo e poi l’impegno nell’Onlus che considera una vera e pro-
pria famiglia.
Il momento più duro della sua esperienza nel 2009, in Indonesia.
Era lì per raggiungere il Campo di resistenza climatica nella penisola di Kampar,
costruito nel cuore della foresta pluviale per chiedere ai leader mondiali di fer-
mare la deforestazione. La polizia ha bloccato lei ed altri attivisti, li ha minacciati
di ispezioni corporali e poi espulsi dal paese accusandoli ingiustamente di attività
illegali che non hanno mai commesso.
Una prova dura, da cui esce più forte e più ‘indignata’ che mai.
LA COLLERA
E LA SPERANZA
intervista a Chiara Campione, responsabile
della campagna foreste di Greenpeace
di Valentina Capati
BIODIVERSITÀ/2













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