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Numero 10 del 2010

Bio diversa mente


Foto: Bio diversa mente
PAGINA 17

Testi pagina 17

15noidonne | ottobre | 2010
FOCUS
Le imprese hanno proseguito nel-
la loro opera di corruzione dei Go-
verni per dare impulso alla diffu-
sione degli OGM - Organismi
Geneticamente Modificati - che minacciano la
biodiversità. Le grandi multinazionali dell’agricol-
tura seguitano con le azioni di biopirateria e spo-
gliano i popoli ancestrali delle risorse proprie interne
e delle proprie conoscenze tradizionali. Sembra anzi
che nel corso di quest’anno l’aggressività delle im-
prese sia ancora più intensa; ne sono evidenza le
pressioni esercitate sulla Commissione Europea per
far approvare l’introduzione degli OGM.
Parlando di clima, il vertice di Copenaghen è sta-
to un fallimento, mentre proposte venute da alcuni
piccoli stati e dai movimenti dei popoli originari
(riconoscimento dell’acqua come diritto umano, tri-
bunale per i crimini ambientali, nuove costituzio-
ni boliviana ed ecuatoriana) sembrano porre la sal-
vaguardia della madreterra al centro dell’operare
politico. La dialettica tra queste due posizioni è pos-
sibile?
C’è oggi una chiara dialettica tra un modello in-
dustriale sorpassato, basato sui combustibili fos-
sili e sul petrolio, e un modello emergente basato
sulle energie rinnovabili, quelle della Madre Terra.
L’iniziativa boliviana sulla Dichiarazione Univer-
sale dei Diritti della Madre Terra è in contrasto
con gli accordi OMC – Organizzazione Mondiale
del Commercio - che sanciscono i diritti delle im-
prese. D’altra parte la recente vittoria in India
delle tribù di Niyamgiri, la montagna sacra che so-
stiene la legge universale, per fermare l’estrazione
di bauxite per l’industria di alluminio della multi-
nazionale Vendanta è un passo nella costruzione
di una Terra centrata sui beni comuni e sui diritti
umani. Questa è quella che definisco ‘Democrazia
della Terra’. Il 2 ottobre (anniversario della nascita
di Gandhi), stiamo organizzando Bhoomi, il festi-
val della Terra, per diffondere la consapevolezza
sui diritti del nostro pianeta, sui diritti delle per-
sone e sui doni della Madre Terra.
LE COSTITUZIONI CHE PENSANO
ALLA NATURA
Nel 2008 e nel 2009 Ecuador ed Bolivia hanno appro-
vato due nuovi testi costituzionali, redatti con la parteci-
pazione di organizzazioni di base, movimenti indigeni e
popolari, che riconoscono l’ambiente e i beni comuni
come soggetti di diritto. Alla base delle due Carte il con-
cetto di ‘sumak kawsay’, ‘suma qamaña’, ‘buen vivir’.
Questo principio presuppone una stretta relazione con la
natura, con la terra, con gli animali, con la vita nelle co-
munità e sancisce l’equilibrio con tutte le forme viventi e
con il mondo spirituale. Il ‘buon vivir’, al contrario del be-
nessere che viene messo al centro nelle società occiden-
tali e che si basa sull’utilizzo delle risorse naturali per
produrre beni di consumo, incorpora una molteplicità di
elementi che fanno parte della cosmovisione dei popoli
indigeni in cui, nella relazione tra l’uomo e la natura, viene
recuperata la dimensione etica e spirituale dei rapporti
tra tutte le creature del pianeta.
IMPRONTA ECOLOGICA
È un metodo di misurazione che indica quanto territorio bio-
logicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, una
famiglia, una città, una regione, un paese o dall’intera uma-
nità per produrre le risorse che consuma e per assorbire i
rifiuti che genera.
Il metodo dell’impronta ecologica per misurare l’impatto pro
capite sull’ambiente è stato elaborato nella prima metà degli
anni ‘90 dall’ecologo William Rees della British Columbia
University e poi approfondito da Mathis Wackernagel, oggi
direttore dell’Ecological Footprint Network.
Secondo i calcoli più recenti l’impronta ecologica dell’umanità
è di 2,2 ettari globali pro capite, mentre quella dell’Italia è di 4,2
ettari. I paesi con oltre un milione di abitanti con l’impronta
ecologica più vasta calcolata su un ettaro globale a persona,
sono gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti d’America, la Finlan-
dia, il Canada, il Kuwait, l’Australia, l’Estonia, la Svezia, la Nuova
Zelanda e la Norvegia. La Cina si pone a metà nella classifica
mondiale, al 69° posto, ma la sua crescita economica e il rapido
sviluppo economico che la caratterizza giocheranno un ruolo
chiave nell’uso sostenibile delle risorse del pianeta nel futuro.
É evidente che i paesi più ricchi, con un maggior consumo di
beni ed energia, hanno un’impronta ecologica maggiore e sono
i principali responsabili del cambiamento climatico e della per-
dita di biodiversità.
Se tutti gli esseri umani avessero un’impronta ecologica pari
a quella degli abitanti dei paesi ‘sviluppati’ non basterebbe
l’attuale pianeta per sostenerla: nel 2050, se continuerà l’at-
tuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse fore-
stali, specie animali tra cui le risorse ittiche, ci vorranno due
pianeti.
Fonte: WWF Italia
LA DONNA
DEL MESE continua da pag. 3
Vandana Shiva
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