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Numero 10 del 2010

Bio diversa mente


Foto: Bio diversa mente
PAGINA 11

Testi pagina 11

9noidonne | ottobre | 2010
ATTUALITÀ
vere con il disprezzo di Dio” dice la Maddalena; e Ma-
ria, già sposa a quindici anni, vive rassegnata all’ombra
di Giuseppe che, essendo lei donna, la priva di ogni
confidenza, mentre lui va in sinagoga a discutere di
Yahvè. Gesù poi è umanissimo: uomo fra gli uomini più
che figlio di Dio, ama carnalmente Maddalena (“ge-
mendo si abbandonava col proprio corpo su quello di lui,
bevendo il grido dalla bocca, con un bacio avido e an-
sioso che scatenò nel corpo di Gesù un secondo inter-
minabile fremito”) e tenta infine di ri-
bellarsi al Padre. Un Padre crudele
che, pur di ottenere l’ossequio univer-
sale, non si fa scrupolo di destinare
alla crocifissione
il figlio, e alla do-
manda: “Voglio
sapere come ar-
riveranno gli uo-
mini a credere in
me” risponde
“moriranno de-
gli uomini per te
e per me. Gli uo-
mini sono sem-
pre morti per gli dei”.
“Bisogna proprio essere Dio per
amare tanto il sangue”commenta Sa-
tana. Il quale poi, per fermare quel
fiume di dolore, propone: “…acco-
glimi di nuovo nel tuo cielo…Se lo
farai…il male finirà qui oggi, non ci
sarà bisogno che tuo figlio muoia”.
Questa la risposta: “non ti perdono…Perché
il Bene che io sono non esisterebbe senza il
male che sei tu…insomma se tu finisci finisco
anch’io”. Sicché Gesù, morente in croce, con-
sapevole dell’inutilità di ricorrere a un Dio
misericordioso, così invoca: “Uomini, perdo-
natelo, perché non sa quello che ha fatto”.
Ma con Saramago non c’è solo la rilettura cau-
stica e irriverente del Vangelo: in “Caino” il fra-
tricida, condannato a percorrere avanti e indietro nel
tempo le pagine della Bibbia sature di sofferenza e di san-
gue, entra in contatto con gli uomini che inutilmente in-
vocano la misericordia di Dio. Un Dio capriccioso che,
avendo rifiutato senza motivo l’offerta di Caino (di cui
Abele si fa beffe poiché la sua offerta invece era stata ac-
cettata) viene chiamato a riconoscersi corresponsabile del
fratricidio: “sarebbe bastato che per un attimo tu fossi mi-
sericordioso, che accettassi la mia offerta…Gli dei…hanno
dei doveri verso coloro che dicono di avere creato”.
A partire dalle vittime innocenti, come i bambini di So-
doma e Gomorra la cui fine terribile nel fuoco purifica-
tore non cessa di tormentare la memoria di Caino.
La morte degli innocenti dunque come simbolo del Male
da cui non ci salvano le religioni, se è vero quello che ha
detto anche il teologo Hans Kung: “le religioni non sono
mai servite ad avvicinare fra loro gli esseri umani”.
E Saramago: “Smania d’eternità. A me questa parola,
eternità, fa paura…E poi il mondo senza religione sa-
rebbe più pacifico”. Ma la polemica di Saramago,
come scrive Umberto Eco, non è contro Dio, ma
contro l’uso del potere per una religiosità che è
spettacolo lussuoso per tenere sottomesso “un
popolino sciolto in paure e suppliche”. Come ap-
pare ne “Il memoriale del convento”: dal ro-
manzo, ambientato nel ‘700 e attraversato
dall’odore acre dei roghi dell’Inquisizione, esce
severa la denuncia di Saramago contro la Chiesa
di Roma come pura forma di potere.
Un’accusa che a suo giudizio merita anche la
Chiesa di Ratzinger, accusata di oscurantismo:
“Mi sono sempre considerato un ateo tran-
quillo…ma ora sto cambiando idea. Alle insolenze rea-
zionarie della Chiesa cattolica bisogna rispondere con
l’insolenza dell’intelligenza viva”.
Così infatti Saramago commenta il suo “Cecità”, alle-
goria sferzante di un mondo di ciechi: “Volevo rac-
contare le difficoltà che abbiamo a comportarci da
esseri razionali...Quello che racconto in questo libro
sta accadendo in qualunque parte del mondo in que-
sto momento”.
Nel saggio infatti l’autore ci accompagna a ve-
dere come ci si abbrutisce annullando mil-
lenni di civilizzazione. In una città innominata
si diffonde un’epidemia che rende ciechi e
presto, annebbiati dalla disperazione, gli abi-
tanti regrediscono alla disumanità di bruti
schiavi dell’istinto di sopravvivenza; l’unica
dotata di vista è una donna che non ha perso
il senso di solidarietà, ovvero il sentimento
che, nato dalla coscienza della nostra finitezza
irrimediabile, ci offre un catartico spiraglio di spe-
ranza.
Ma come risponde la religione all’angoscia esistenziale?
Ne “Le intermittenze della morte”(dove Saramago im-
magina che la morte sia scesa in sciopero e gli uomini
siano condannati ad un decadimento fisico inarresta-
bile), per la dottrina l’assenza della morte diventa inac-
cettabile: “Senza morte, mi ascolti bene signor Primo
Ministro, senza morte non c’è resurrezione, e senza re-
surrezione non c’è chiesa”. n




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