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Numero 4 del 2010

Svelate


Foto: Svelate
PAGINA 16

Testi pagina 16

aprile 2010 noidonne16
L'interesse per il femmi-nile è una costante nel-
la vita di Renata Pepicelli
e l'attrazione per i popoli
del Mediterraneo, che ha
sempre percepito come
molto prossimi, l'ha con-
dotta ad occuparsi del
mondo islamico contem-
poraneo e questioni di ge-
nere. L'abbiamo incontra-
ta a Roma, alla presenta-
zione del suo ultimo lavo-
ro, "Femminismo islami-
co", in cui racconta la na-
scita e l'affermazione di una nuova for-
ma di attivismo femminile che contesta
i settori più integralisti del mondo isla-
mico e i pregiudizi occidentali.
Davanti ad una tazza di tè ci ha rac-
contato quello che ha potuto osservare
con i suoi occhi.
Il mondo arabo è spesso rappresen-
tato in maniera monolitica ma è un
universo complesso e in trasforma-
zione...
Il mondo islamico è variegatissimo e
le battaglie delle donne cambiano mol-
to a seconda dei contesti. Mi occupo
prevalentemente di Marocco in cui il
discorso femminile e femminista è molto
attivo; nel 2004 è entrato in vigore un
codice della famiglia che è stato saluta-
to come molto progressista perché mette
in discussione in maniera sostanziale
l'inferiorità femminile nei rapporti fami-
liari. Le femministe marocchine lo defi-
niscono un successo, anche se ci sono
degli aspetti ancora in chiaroscuro, ad
esempio la poligamia non è stata abro-
gata. Tuttavia è stata innalzata l'età
matrimoniale ed è stato riconosciuto al-
la donna il diritto a chiedere il divorzio.
Questo codice è importante non solo per
quello che realizza nell'immediato ma
anche perché dimostra che i Codici sono
emendabili e che i testi possono essere
soggetti a rilettura.
Parli di femminismo islamico; sem-
bra quasi un paradosso.
Parlare di femminismo islamico sem-
bra un ossimoro, una contraddizione.
Invece nel mondo islamico ci sono varie
forme di femminismo o meglio di movi-
menti femminili. In parti-
colare sono tre le forme
che l'attivismo femminile
ha assunto nei diversi con-
testi: un femminismo di
matrice secolare, che ha
avuto una grande fortuna
negli anni ottanta e no-
vanta e che conosciamo
meglio perché si tratta di
organizzazioni con cui le
organizzazioni femministe
occidentale hanno spesso
interagito creando reti in-
ternazionali. Questo movi-
mento ha delle radici antichissime e una
storia lunga oltre 100 anni: le prime ri-
vendicazioni di genere le troviamo in
scritti letterari di fine ottocento. Accan-
to a questo, che negli ultimi anni sta in-
contrando delle difficoltà di riconosci-
mento, emerge un femminismo che è sta-
to definito islamico e che si basa sulla
reinterpretazione del Corano e lo spiega
da una prospettiva femminile, facendo
emergere un discorso di uguaglianza di
genere che, secondo teologhe e attiviste,
è stato nascosto nel corso dei secoli da
interpretazioni maschiliste e misogine
che hanno oscurato la voce femminile,
negando l'uguaglianza di genere che il
Profeta aveva rivelato. Una terza forma
di attivismo è quello che sta emergendo
all'interno di gruppi islamisti, che han-
no un'impostazione conservatrice dal
punto di vista sociale e politico, ma che
stanno vedendo una partecipazione
femminile sempre più numerosa non so-
lo nella base ma anche in ruoli di lea-
dership, ad esempio Nadia Yassine e He-
ba Raouf Ezzat. Queste donne vanno
strutturando un nuovo discorso di gene-
re all'interno dei loro gruppi di riferi-
mento affermando che accanto al ruolo
di moglie e di madre, le donne devono
svolgere anche un ruolo pubblico, par-
tecipando accanto agli uomini allo svi-
luppo di una società islamica o orienta-
ta ai valori islamici.
Nella tua esperienza come affronte-
resti il tema del velo?
Posso riferire ciò che ho ascoltato
parlando con molte donne che indossa-
no il velo e loro mi hanno raccontato di
libere scelte, a volte fatte anche in età
avanzata, dopo un percorso personale.
Il velo di queste donne non coincide con
il velo delle loro madri; non è
un'imposizione ma una deci-
sione che riguarda il loro rap-
porto personale con Dio e non
quello con gli uomini della lo-
ro famiglia. Mi sembra quindi,
non per tutte, ma per molte,
una scelta personale di auto
definizione, di autodetermina-
zione che va letta in una chia-
ve religiosa, identitaria, politi-
ca. Non penso che siano veli
provocatori ma che nascano da un biso-
gno personale; è una scelta difficile spe-
cialmente in contesti occidentali.
Come far incontrare allora le donne
occidentali e le donne arabe?
Penso che sia centrale dare una pos-
sibilità all'accoglienza. Mi sembra che
quello che ho raccolto dalle femministe
islamiche è una richiesta di ascolto.
L'atteggiamento salvifico delle donne
occidentali è spesso vissuto come auto-
ritarismo, imperialismo, anche violen-
za. Le femministe islamiche chiedono
che siano compresi i loro percorsi e che
venga accettata l'idea che l'emancipa-
zione femminile si possa realizzare an-
che all'interno di una cornice religiosa.
Velate o svelate / 2
Nadia Angelucci
Incontro solo nell'accoglienza
un mondo variegato e complesso a cui prestare ascolto.
Intervista a Renata Pepicelli


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