Numero 5 del 2012
Mamme nel Terzo Millennio
Testi pagina 39
DIECI
PERICOLOSISSIME
ANARCHICHE
Massimo Lunardelli
CURAGGIUSE. FURTI,
LIBERE. ANARCHICHE
Erano diverse per provenienza, cultura e
temperamento, ma avevano in comune “il
fatto di essere costantemente pedinate e te-
nute sotto controllo per l'intero arco della
vita dalle polizie di mezzo mondo perché ri-
tenute pericolosissime". Vale la pena di ci-
tarle tutte, queste donne minacciose, ma
sconosciute o dimenticate: Ersilia Caveda-
gni, Ernestina Cravello, Nella Giacomelli, Clo-
tilde Peani, Virgilia D'Andrea, Leda Rafanelli,
Fosca Corsinovi, Elena Melli, Maria Rygier e
Maria Bibbi. È grazie al meticoloso lavoro di
ricerca - soprattutto, ma non solo, nel Ca-
sellario Politico dell'Archivio Centrale del-
lo Stato - di Massimo Lunardelli che pos-
siamo incontrare e conoscere le vite trava-
gliate di donne che tra la fine dell’Ottocen-
to e la prima metà del Novecento hanno “at-
traversato la vita controcorrente", pagan-
done il prezzo in prima persona. “Nella pub-
blica opinione riscuote cattiva fama, non solo
per le teorie anarchiche professate con spa-
valderia, ma anche per essere di costumi Ii-
cenziosi" così il Prefetto descriveva Ersilia
in una nota del 1899, fedele allo stereotipo
che una donna impegnata in politica è, per
forza, anche una donna di facili costumi. È
così anche per Clotilde, “di cattiva condot-
ta morale" poiché “oltre ad avere avuto un
passato abbastanza equivoco, è ora in ille-
cita relazione con l'anarchico Malagoli Dio-
nisio con cui convive e verso il quale non si
serba fedele essendo facile a cedere e a pre-
starsi alle altrui voglie†nella descrizione sti-
lata nel 1905 dal Delegato di Pubblica Si-
curezza. La minaccia era costituita anche
dalla cultura che con versi “trasmodanti di
felina bile contro l'Italia nei suoi poteri e nel
suo assetto sociale†(il Questore, 1923 su Vir-
gilia) si faceva portatrice di un assai proibito
richiamo alla libertà .
Massimo Lunardelli
DIECI PERICOLOSISSIME ANARCHICHE
Ed Blu, pagg 255, euro 16,00
UNA LETIERA, AMÙRÙSA.
ALLE DONNE DI DOMANI
Settantatre sono gli anni di differenza tra
Marisa Ombra e una giovane interlocutrice.
Quando compiva i suoi 14 anni, nel “lonta-
nissim01939â€, la Seconda guerra mondiale
irrompeva nella vita che “si svolgeva nella
più assoluta normalità " mentre “le quattor-
dicenni di allora si preoccupavano intensa-
mente delle stesse cose che stanno in cima
ai tuoi pensieri di oggi". II mondo era scon-
volto da una violenza disumana e l’anores-
sia era stato il suo rifiuto dell'evidenza, la
"difficoltà a spiegarsi iI mondo e l’assenza
di ragioni per esistere e nessuna motiva-
zione per immaginare un futuro". Lo scos-
sone arriva dal padre, che coinvolge “tutta
la famiglia nel lavoro clandestino prepara-
torio degli scioperi del ’43, quelli che, in-
sieme allo sbarco degli Alleati in Sicilia,
avrebbero decretato la fine di Mussolini".
Con la lotta partigiana guarì l'anoressia e
“molti altri problemi che stavano agitando la mia adolescenza. Per esempio il
come e il chi volessi essere". Si osserva, Marisa Ombra, e si descrive, da staf-
fetta, in un lavoro “solitario e perciò molto pericoloso", accompagnato dalla
paura di sbagliare ma anche da un sentimento di “potenza". Arriva iI paralle-
lismo con l'oggi, il messaggio alla giovane con la quale conversa Ombra: “ a
tutte si presenta il momento in cui è obbligatorio scegliere i mattoni sui quali
costruire la propria vita", i “fondamentali". Tra questi, la libertà , assaporata in
momenti o situazioni apparentemente banali, come “camminare da sola lungo
i crinali e i sentieri delle Langheâ€. E poi la bellezza della solitudine. Come si può
spiegare il fascino della solitudine a giovani che sono 'Iiberi' di vedersi a qual-
siasi ora, che si telefonano e si scrivono continuamente? Ma sono i momenti
di rottura, con le consuetudini e con le tradizioni, quelli su cui maturano nuove
consapevolezze, e le ragazze che - come Ombra - avevano scelto la lotta par-
tigiana, insieme ai pericoli vissero (e inventarono) nuove modalità nei rapporti
con gli uomini. “La Liberazione aveva liberato molte cose. Aveva rotto le gab-
bie... Ci si parlava. Si imparava a vivere in libertà ". Ma era solo l'inizio. "Il cam-
mino per far diventare ordinarie quelle regole straordinarie si è rivelato lungo
e tortuoso", e l'impegno delle donne non è mai venuto meno.
Quali sono i miti della tua generazione, cara, giovane amica? La domanda non
arriva per caso, da parte di chi ha vissuto tutta la vita innamorata di un mito:
“L'errore più grande", scrive Marisa Ombra, che poi ha fatto la grande fatica
di “smitizzare il mito senza rinunciare alla passione" mantenendo fermi due
punti: libertà e responsabilità . Eccoli, i 'fondamentali’, spiegati a chi è nato
sotto l'imperio del mito dell'estetica e del corpo in vendita. Apri gli occhi, cara,
giovane, amica e, abbandonando la solitudine dell'automobile, prova la gioia
di incontrare sull'autobus “una vasta umanità , varia e ricca di cose diverse da
quelle che conosci". Marisa Ombra passa la parola alla giovane e (per ora) si-
lente amica, parte di quella “metà del mondo che è emersa", meraviglioso “au-
spicio che già da solo basta a restituirti un futuroâ€.
LIBERE
SEMPRE
Tiziana Bartolini
Marisa Ombra
LIBERE SEMPRE
UNA RAGAZZA DELLA RESISTENZA A UNA RAGAZZA DI OGGI
Ed Einaudi, pagg 83, euro 10,00
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