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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
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Testi pagina 9

attraverso la mediazione papale era passata al “popolo” e
si moltiplicavano le società basate su presupposti totalmente
mondani e laici, aperte al riconoscimento della libertà re-

ligiosa, di tutte le confessioni religiose. Ma la tradizione è .
forte e nelle nostre società “secolarizzate” l’educazione re- N
ligiosa, trasmessa attraverso la famiglia, la chiesa e le asso-



ciazioni, può avvalersi anche della scuola statale, pubblica.
Anzi il prof. Marani del liceo “Righi” di Cesena è stato so—
speso dall’insegnamento per aver distribuito ai suoi alun-
ni un questionario in cui dovevano indicare quale inse-
gnamento avrebbero scelto se la scuola avesse programmato
la materia alternativa all’ora di religione (questo il risulta-
to: 11,3 % avrebbe scelto l’ora di religione cattolica; 88,7 %
la materia alternativa; 23,9% storia delle religioni; 64,8%
diritti umani). Ma oggi l’insegnamento della religione nel-
la nostra scuola, che trascura l’approfondimento storico-
culturale delle diverse confessioni, non risponde alle esigenze
di una società globalizzata che accoglie e non discrimina;
e non solo: una metodologia rispettosa dell’autonomia del
bambino lo lascerebbe libero di scegliere in futuro sottra—
endolo all’imperativo familiare. Perché, lo ripeto, la Veri-
tà va cercata. Come la Giustizia e la Bellezza.

Miriam Mafai abitava A Roma in via Pio Foà, nel palazzo
d’angolo che si affaccia su Villa Pamphili, il grande parco
romano che dedica alle donne gran parte dei suoi viali.
Non c’è alcun bisogno di aspettare dieci anni per intito-
Iarle il tratto di strada iniziale, tra le vie Foà, Vitellia e
Donna Olimpia, oggi segmento del Viale 8 marzo Festa
delle donne. Viale 8 marzo è composto da tre lunghissimi
rami che si biforcano a Y ma conservano lo stesso nome,
generando un certo disorientamento. II primo tratto del
viale nasce proprio sulla porta, sotto casa di Miriam...
Sembra stare lì per lei!

Vi chiediamo di sostenere la nostra proposta di intitola-
zione inviando una mail a
unastradapermiriam®qmaiLcom

Maria Pia Ercolini
Toponomastica femminile (gruppo fb - 2.900 aderenti) -
http://www.facebook.c0m/gr0ups/292710960778847/

n




Capisco che le amiche di Noi Donne chiedano a me di scrive-
re qualcosa diMiriam Mafai: un commento sulla sua vita, in-
tensa, politica e professionale; un ricordo fra i tanti della no-
stra amicizia efrequentazione quasi settantennali; il segreto
del suo carattere segnato da una sorta di contraddizionefra
il non voler indugiare su nulla (”passare avanti” come diceva
lei) e il restare legata, anche caparbiamente, a un partito e a
un modo di fare politica che invece criticava con alterna sin-
cerità. Ma io non mi sento diparlare di lei. So che non c’è, ma
rimuovo ilpensiero, perché accettare che se ne vada un gran-
de pezzo della propria vita è operazione di grande difficoltà.
Epoi, non amo gli elogi a tutti icosti (nemmeno lei, del resto)
o l’ignoranza voluta sulle debolezze e sui difetti... come atte-
stazione certificata di stima senza remore. Parlerò invece bre-
vemente del suo stare dalla parte delle donne, che del resto è
stato il dato significativo del nostro lungo rapporto. Miriam,
come me, non è mai statafemminista, nell’accezione comu-
ne del termine. Il nostro motto e le nostre battaglie erano per
“l’emancipazione della donna”. Non lo ritenevamo riduttivo:
ma anzi quell'indicare la donna come intestataria non rico-
nosciuta di un diritto alla libertà alla scelta delproprio cam-
mino e destino, nellafamiglia, nel lavoro, nel rapporto di cop-
pia, nell'esercizio del proprio credo politico o religioso, come
detta la Costituzione, era il paletto necessario da piantare per
camminare nella società degli uomini (perché questa era ed
è la realtà ancora in larga parte esistente) e per cambiarla. Dal-
le primissime battaglie su “Noi Donne”, nell’immediato do-
poguerra, contro il rinvio a casa dal posto di lavoro per farlo
rioccupàre dagli uomini che tornavano dalfronte e dalla pri-
gionia, a quelle per un nuovo diritto difamiglia, a quelleper
l'aborto e il divorzio : il nostro orizzonte era una parità, dalla
quale sarebbero venute, lottando con costanza e senza infin-
gimenti pietistici, le riforme necessarie perché l’emancipazione
realizzasse anche qualcosa in più della parità. Con le amiche
femministe Miriam, ed io anche, abbiamo avuto discussioni e
polemiche, ma buonissimi rapporti. Si trattava difare la ste-
sa strada, o quasi, e se gli slogan non erano spesso gli stessi, l’es-
sere "donne per le donne”aiutava a guardarci in faccia e a cri-
ticarci senza acrimonia. Voglio dire un’ultima cosa perMiriam
e di Miriam. La gioia, che erano risate e lacrime e battimani
e la sensazione provata insieme quel 13febbraio a piazza del
Popolo che, forse ancora una volta, le dorme avrebbero fatto
fare al Paese un passo avanti. È il ricordo più bello che voglio

serbare e che aיִido alle giovani amiche di Noi Donne.
Bruna Bellonzi

noidonne | maggio | 2012



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