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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
PAGINA 18

Testi pagina 18

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MAMME NELTERZO MILLENNIO/Z

OUANOO
PROCREARE

ERA LA SPERANZA
NEL FUTURO

"Nel 1952, a trentuno anni, avevo cinque figli.
Non ero un'eccezione". Oggi tutto ècambiato, ma...

di Marisa Rodano

bbi il mio primo figlio a ventitré anni: era il 1944. Roma
era stata liberata, ma la guerra partigiana continuava a
nord della Capitale. A maggio del 1946, nel pieno della
campagna elettorale per il referendum tra Repubblica e
Monarchia e per la elezione dell'Assemblea Costituente, nacque
iI secondo, nel novembre del '47 la terza. Nel 1952, a trentuno anni,
avevo cinque figli. Non ero un'eccezione. Le donne si sposavano
giovanissime (l'età legale era quattordici anni!) e le maternità era—
no immediate e ripetute. Furono, infatti, dopo la fine della guer-
ra, gli anni del “baby boom". Cera un motivo oggettivo: |a pillola
non era stata ancora inventata, i metodi anticoncezionali, (in ge—
nerale il “co/tus interruptus") erano primitivi e poco affidabili; non



a caso l'aborto clandestino, talora con esiti tragici per la vita ola
salute delle madri, era tanto diffuso. Dominava inoltre la convin-
zione che agli uomini spettassero il lavoro, la vita pubblica, alle don—
ne la famiglia e la maternità. C'era però nelle donne uscite dalla
guerra e dalla Resistenza, una motivazione individuale più profonda:

G noidonne | maggio | 2012



procreare era un desiderio connesso alla grande speranza, che con-
notava quegli anni, alla voglia di ricostruire il paese, di edificare un
mondo di pace, di cambiare tutto.

Oggi - sono trascorsi più di sessanta anni - tutto è effettivamente
mutato. Decenni di lotte per l'emancipazione femminile, l'intro-
duzione del divorzio e la depenalizzazione dell'aborto, la scola-
rizzazione di massa, la diffusione del pensiero femminista, l'in-
gresso nelle università, nelle carriere, nelle professioni hanno tra-
sformato radicalmente sia la situazione delle donne nella socie-
tà sia la consapevolezza di sé e dei propri diritti. La maternità non
è più né un destino né un obbligo sociale, è una scelta.

Non è però purtroppo una scelta libera. La durata degli studi, la
precarietà del lavoro, la disoccupazione giovanile rendono diffici-
le, talora impossibile, programmare una vita di coppia, meno che
mai una maternità. La insufficienza dei nidi e degli altri servizi per
l’infanzia, i tagli al welfare e alla spesa scolastica tendono a sca—
ricare tutto iI peso dell'allevamento e della tutela dei figli sulle don-
ne che, se lavoratrici, sono gravate da un duplice impegno, anche
se sta emergendo, sia pur in modo parziale, tra le generazioni più
giovani, una novità positiva: un maggior coinvolgimento dei padri
nella cura dei bambini. Ritmi, orari, modalità di lavoro rimangono,
però, ancora quelli di una società fondata sulla divisione dei ruo-
li sociali secondo il sesso, in cui si presumeva che fossero solo i ma—
schi a dedicarsi alla produzione del reddito e all'attività nella sfe—
ra pubblica, avendo alle spalle donne addette alla riproduzione e
a garantire la quotidiana sopravvivenza. I| sistema sociale non si
è adeguato al ruolo nuovo che viene esercitato dalle donne nel-
l’economia, nella cultura, nelle professioni. È inoltre ancora diffu-
sa, purtroppo, anche all'interno della famiglia, la pratica della vio-
lenza contro le donne e i minori, quasi una reazione contro la li-
bertà femminile e un modo per riaffermare il potere maschile. Ne-
gli anni appena trascorsi, infine, una autentica dittatura telecra—
tica ha teso a imporre nuovi stereotipi, un modello di donna sem-
pre giovane, bella, disinibita, il modello della “velina".

Non è casuale che oggi il primo figlio nasca in un'età avanzata, che
sovente si debba ricorrere alla procreazione assistita, con tutte le
difficoltà che a essa sono frapposte dalla pessima legge vigente.
Ma anche questa circostanza prova che, nonostante tanti fattori
ostili, il desiderio di maternità rimane, che essere madri è gratifi-
cante. La maternità è intrinseca alla differenza femminile, non è
in contraddizione con la libertà e l'emancipazione: occorre però
che a questa differenza la società finalmente si adegui. I


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